barlettaParcheggio sull’area ex Eni, a ridosso del castello e a pochi metri del porto, riparte il dibattito. Sottolinea l’architetto Ettore Maria Mazzola, barlettano, urbanista trapiantato a Roma: «Con la Determinazione numero 224 della Regione Puglia del 23 settembre 2022 è stato dato il via al più grande boomerang progettuale che la città di Barletta potesse concepire, peraltro in difformità rispetto a quanto previsto dai piani e dai vincoli relativi all’area posta tra il Castello e il Porto, oltre che in spregio alla volontà dei cittadini barlettani di veder realizzare, finalmente, un parco atteso da quasi 50 anni. Barletta, grazie anche a coloro che poco si interessano alle scelte di Palazzo, decide di tenere nel suo sottosuolo una bomba chimica che prima o poi finirà per avvelenare la città, in nome della mobilità sostenibile decisa da parte di chi non abbia nemmeno la più lontana idea di ciò che il termine “sostenibilità” e determinate funzioni urbanistiche possano significare».
il contesto L’arch. Mazzola prosegue: «Eppure, come ricordavo nell’ottobbre del 2022, su Barletta esiste uno studio, molto preoccupante, pubblicato a dicembre 2021 sulla prestigiosa rivista e&p – Epidemiologia e Prevenzione che, senza mezzi termini, portò il presidente del comitato Operazione Aria Pulita Bat, avv. Michele Cianci a dichiarare: “Non giriamoci attorno, parliamo di un’incidenza maggiore di leucemie, neuroblastomi e tumori del sistema nervoso centrale sui nostri bambini da 0 a 14 anni. Patologie che, guarda che caso, sono strettamente correlate a un maggiore inquinamento atmosferico e non. E queste non sono le uniche, essendo strettamente connesse anche ictus, infarti, malattie polmonari e sistemiche di diversa patogenesi”».
Ancora. «Avevo sperato che il sindaco Cosimo Cannito – peraltro medico – riflettesse su quella emergenza sanitaria e su quanto da me spiegato relativamente alla possibilità di abbattere drasticamente le sostanze tossiche che ammorbano l’aria della città, ma lui ha preferito andare dritto per la sua strada, sempre più convinto, pur non essendo un tecnico, che la realizzazione di un parcheggio per 200 autovetture serva a rendere più “sostenibile” il traffico cittadino».
quale sostenibilità? «Appare paradossale - prosegue l’urbanista - parlare di sostenibilità relativamente a questo intervento, così come appare assurdo che a rispondere alle interrogazioni mosse da alcune associazioni cittadine sia la Società Eni Rewind spa in qualità di mandataria Eni Sustainable Mobility spa. O forse non c’è alcun paradosso, perché nell’era della “tecnica del claim”, l’abuso terminologico necessario ad influenzare gli animi sensibili è la regola, così tutto risulta “sostenibile”, “rigenerante”, “resiliente” ed “ecologico” … una vera offesa all’intelligenza delle persone che non amano farsi infinocchiare da certe “paroline magiche”. Un parcheggio in area centrale infatti è un concentratore di traffico che, semmai, aumenta il congestionamento del traffico a causa dell’aspettativa dei residenti dei quartieri periferici di riuscire a parcheggiare in prossimità del centro cittadino … dove si riversano alla ricerca dei luoghi socializzanti che gli sono stati negati nei quartieri di residenza».
gli studi E poi: «Esistono centinaia di studi che dimostrano la dannosità dei parcheggi e che, in molte realtà straniere, hanno portato le amministrazioni pubbliche ad eliminare i parcheggi esistenti sostituendoli con parchi e luoghi socializzanti, migliorando drasticamente l’aria delle città! Come avevo già raccontato al sindaco e ad alcuni membri della sua giunta, esistono anche degli studi scientifici che dimostrano il comportamento dei cosiddetti “alberi anti smog” in grado di catturare quasi 4000 chili di anidride carbonica (CO2) nell’arco di vent’anni di vita, bloccando anche le pericolose polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati più calde e afose. Ma purtroppo non c’è peggior sordo di chi non voglia ascoltare, e quindi Barletta non solo si doterà di un grande parcheggio, ma manterrà nel suo sottosuolo una serie di veleni dei quali la Asl locale, apparentemente, non si occupa affatto».
il documento Per di più, «la lettura della Determinazione Regionale numero 224/2022 evidenzia infatti che la Asl, sebbene chiamata ad esprimersi in Conferenza di Servizi, non abbia mai espresso il suo parere, lasciando la possibilità di adottare il “silenzio assenso”. Il documento della Regione, che ricostruisce per intero la storia di questo progetto, sottolinea: “«II procedimento ambientale è stato attivato sulla base dei risultati delle indagini ambientali preliminari eseguite nel 2010, consistenti in saggi esplorativi e in otto sondaggi geognostici (PM1-PM8), di cui sette attrezzati a piezometro (PM1 – PM3, PMS – PM8), che avevano hanno evidenziato nei suoli per il parametro idrocarburi pesanti con superamenti dei limiti tabellari per i siti commerciali e industriali e superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione nelle acque sotterranee per i parametri idrocarburi totali (PM6), benzene (PM7 e PM8) e metalli Ferro, Manganese, Piombo e Arsenico nei piezometri PM1, PMS, PM6, PM7 e PM8. La Società Eni ha attivato, sulla base dei risultati delle analisi di laboratorio, misure di prevenzione al fine di evitare la diffusione della contaminazione, consistenti nell’installazione di un sistema Pump&Stock in corrispondenza dei punti a valle idrogeologica del sito, in cui sono stati rilevati superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione nella falda e nello svuotamento delle acque presenti nel bacino di contenimento dei serbatoi posti fuori terra».
silenzi e veleni Conclusione: «Ebbene, se può apparire discutibile che la Soprintendenza possa aver rilasciato un parere favorevole con prescrizioni di compatibilità paesaggistica, risulta assolutamente assurdo che la Asl Bat, nonostante la gravità della situazione di pericolo ambientale e sanitario emersa dai sondaggi effettuati, possa aver deliberatamente deciso di non esprimere alcun parere in merito alla diminuzione delle dotazioni di verde pubblico cittadino e, soprattutto, in merito alla bonifica dai veleni dispersi per decenni nell’area in oggetto che, con un intervento di bonifica che esclude azioni nel sottosuolo dell’area pavimentata sottostante i serbatoi rimossi, resteranno lì ad ammorbare la città. Appare altrettanto sconcertante che il Servizio Bonifiche e Pianificazione regionale abbia approvato il progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente con la semplice prescrizione che “la Società dovrà presentare a conclusione dei lavori di bonifica e messa in sicurezza permanente relazione tecnica descrittiva di tecnico abitato con asseverazione dello stato di integrità delle aree pavimentate”. Sembra tutto incredibile, ma è tutto incredibilmente vero».
[red.bat]