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Trani, servono 80mila euro per illuminare la strada provinciale 238

 
Nico Aurora

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Nico Aurora

Trani, strada provinciale 12

L'Anas ha chiarito le competenze. Tocca alla Provincia riaccendere l’impianto del ponte che sovrasta il casello autostradale

Martedì 08 Novembre 2022, 13:04

TRANI - Per riaccendere l’impianto di illuminazione del ponte che sovrasta il casello autostradale di Trani non basterà un semplice click: servono subito 80.000 euro per riparare gli ingenti danni, ma ne serviranno forse il doppio se si volesse - come buon senso e normativa impongono - sostituire l’impianto esistente, ormai obsoleto, con uno totalmente nuovo.

In un caso, o nell’altro, ad occuparsene sarà la Provincia di Barletta-Andria-Trani: infatti la titolarità della strada, e quindi dall’impianto, è proprio in capo alla Bat. Al contrario, nulla hanno a che fare con esso Autostrade per l’Italia e Anas.

Si chiarisce così, in maniera precisa, il presunto mistero circa la competenza dell’opera, di cui la Gazzetta si è occupata nei giorni scorsi riportando la segnalazione di un lettore: quel ponte rientra sotto l’egida della sesta provincia, che eredita una situazione non meno disastrosa di quanto non sia oggi.

Per fare ulteriore chiarezza sul punto, a stretto giro dopo la pubblicazione del nostro precedente articolo, Anas fa ufficialmente sapere che «dall' 1 ottobre 2001 la Strada provinciale 238 (oggi Strada provinciale 12, ndr) non è più nostra competenza, ma dell’amministrazione provinciale. Anas, pertanto, non può eseguire interventi di riqualificazione e ammodernamento dell’impianto».

Progettato e costruito dall’Anas nel 1990, nell’ambito dei lavori pubblici per i mondiali di calcio nostrani, e costato alla collettività 750 milioni di vecchie lire, l’impianto di Trani non entrò in funzione per pochissimo tempo in coincidenza della grande manifestazione.

Vincenzo Musicco, consigliere comunale di Cittaperta, avviò nel 1997 una battaglia politica per richiederne il ripristino, ed effettivamente nel 1999 l’impianto fu riacceso. In quell’epoca la strada era ancora statale, la 378 «di Altamura», e fu l’Anas a realizzare a sue spese l’allacciamento dell’impianto all’Enel, rendendolo indipendente dalla Società autostrade, con la quale un lungo ed improduttivo conflitto di competenze aveva contribuito a causare i gravosi ritardi.

Ma non era solo burocrazia. Infatti l’impianto, appena costruito, già risultava superato per le nuove normative nel frattempo subentrate, ed allora molto tempo si perse anche da questo punto di vista.

Nel 2005 l’allora consigliere comunale Luigi Riserbato, che sette anni dopo sarebbe diventato sindaco, anche per il ruolo professionale che rivestiva, si attivò a sua volta per trovare una soluzione stabile e duratura del problema. Ma contestualmente apprese che al centro di tutto c’era probabilmente un cattivo funzionamento di una parte nevralgica dell’impianto, di cui si aveva la percezione già prima della fugace entrata in funzione del 1999.

Nel frattempo il cosiddetto “federalismo stradale”, rappresentato dal decreto legislativo 112/98, dispose il trasferimento di intere tratte dallo Stato agli enti locali. L’Anas cedette così la strada che collega Trani ad Altamura alla Provincia di Bari, così che la Statale 378 divenne Provinciale 238.

Questo non mutò per nulla lo scenario, almeno relativamente al funzionamento dell’impianto d’illuminazione, rimasto sempre al buio.

Riserbato scrisse così ai capi degli Uffici tecnici di Provincia di Bari e Comune di Trani, oltre che al direttore di tronco della Società autostrade, per tornare a segnalare l’annosa questione e rappresentare che «tale situazione – faceva notare l’allora consigliere comunale -, oltre a determinare una potenziale pericolosità per la circolazione stradale, offre uno spettacolo desolante a chi arriva a Trani, magari di sera, e per la prima volta, e deve con difficoltà individuare il percorso da seguire. Eppure il casello autostradale di Trani serve l’utenza di anche altri popolosi comuni come Corato, Ruvo, Bisceglie».

In altre parole, un pessimo biglietto da visita, oggi è nelle mani della Provincia Bat, che deve fare i conti con un impianto inservibile anche perché totalmente sventrato dai ladri di rame, che hanno sfilato da tutti i pali della pubblica illuminazione della zona i cavi di conduttore presenti.

Il degrado è talmente avanzato che la sostituzione delle parti mancanti ed ripristino dell’impianto, il cui computo metrico si aggira intorno agli 80.000 eyro, appaiono una montagna impervia da scalare .

Ed allora si deve puntare ad una illuminazione di altra natura, ovviamente a led e con conduttori tali da scoraggiare nuove pretese di attività predatoria: in questo caso la spesa potrebbe raggiungere anche i 150.000 euro.

Il presidente della Provincia Bernardo Lodispoto, al cronista fa sapere che «domani (oggi, ndr) mi recherò all’Ufficio tecnico per conoscere lo stato dell’arte. La disponibilità della somma non mi sembra un problema insormontabile».

Sarebbe, almeno, un primo bagliore in una parte del territorio di Trani e della provincia nella quale si brancola nel buio. In tutti i sensi.

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