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Canosa, inquinamento a Tufarelle: non c'è solo la Cobema

 
Paolo Pinnelli

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Paolo Pinnelli

Canosa, impianto Cobema

I dubbi di Italia Nostra: «C’è il rischio che gli inquirenti si focalizzino solo su una parte del problema»

Domenica 13 Marzo 2022, 11:57


CANOSA - «A leggere i comunicati di questi ultimi giorni sull’incidente probatorio effettuato sulla discarica Cobema, sembra che finalmente si sia trovato il responsabile dell’inquinamento a contrada Tufarelle. Noi abbiamo seri dubbi in proposito». Non si fa scrupoli, nè fa giri di parole il presidente della sezione di Canosa di «Italia Nostra», Mario Riccardo Limitone. Il riferimento è al sequestro seguìto all'incidente probatorio effettuato nella discarica Cobema, chiusa ormai dal 2005, e non ancora bonificata.
È stato il procuratore di Trani, Renato Nitti a far eseguire un decreto di sequestro probatorio sul sito di contrada Tufarelle. Ma soprattutto ha mandato i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Barletta a perquisire la sede della Provincia Bat, alla ricerca della documentazione sui lavori affidati nell’agosto 2020 all’impresa Robertazzi di San Gregorio Magno. L’ipotesi di indagine riguarda reati ambientali (inquinamento e omessa bonifica).

Qual è la preoccupazione sua e di Italia Nostra?
«C’è il rischio che gli inquirenti si focalizzino solo su una parte del problema, perdendo di vista l’intera problematica ambientale di Tufarelle. Se così fosse, molte domande su contrada Tufarelle resterebbero, dopo quasi trent’anni ancora senza risposte definitive. Secondo i comunicati, l’Incidente Probatorio disposto dal gip è arrivato alla conclusione che l’inquinamento è stato causato “dalla condizione accertata, di non impermeabilizzazione della discarica”, e ancora, “La situazione dell’inquinamento risentirebbe tuttora dell’inefficacia dell’intervento di chiusura e post gestione”. In conclusione, quattromilioni e duecentomila euro spesi dalla Provincia non hanno risolto il problema della messa in sicurezza della Cobema.
Ricordiamo che la discarica, in fase di esercizio era stata autorizzata a stoccare anche rifiuti in amianto. Secondo il progetto della Provincia in fase di post chiusura si sarebbero dovute effettuare analisi aria – ambiente delle fibre di amianto. Ci chiediamo: i periti della Procura hanno verificato se questo monitoraggio sia stato effettuato?».

C’è altro che non le è chiaro in questa situazione?
«Era previsto uno studio idrogeologico che confermasse le conoscenze idrogeomorfologiche dell’area. Vale a dire un nuovo studio. Invece la Relazione geologica e idrogeologica del progetto, nella parte relativa alla direzione della falda sotterranea, non fa che riproporre le stesse tesi esposte in uno studio del 2010 dal professor Pagliarulo del Politecnico di Bari, consulente della Bleu, ora Dupont, che indicava una direzione della falda verso Sud Est. Nel progetto della chiusura e messa in sicurezza della discarica Cobema non sono stati effettuati nuovi studi e ricerche sulla componente acque sotterranee, sono state semplicemente ribadite le ipotesi di Pagliarulo senza aver effettuato nuove, autonome, indagini».

Ma le tesi prospettate dal professore Pagliarulo sulla direzione della falda non sono da considerarsi indiscutibili, al di fuori di ogni dubbio?
«Noi qualche dubbio in proposito lo nutriamo. Dal 1996 fino al 2006 i vari geologi della Bleu, ai quali già dal 2003 si era aggiunto lo stesso Pagliarulo, non avevano forse indicato ben tre direzioni della falda, diverse da quella indicata nel 2010? E che dire del geologo della Solvic che ne indica un’altra ancora?»

Ma perché è così importante il problema della direzione della falda?
«È fondamentale perché se i pozzi per intercettare un eventuale inquinamento delle acque sotterranee sono mal posizionati, non intercettano l’inquinamento. Che questa non sia solo la tesi nostra, di non addetti ai lavori, è confermato anche dall’Enea, l’Agenzia che si occupa di ricerca nei settori dell’energia e dell’ambiente, che, chiamata dal Comune di Canosa a svolgere una consulenza su Tufarelle, nel 2010, nel suo rapporto conclusivo, scriveva che i pozzi spia messi a presidio della discarica Bleu, ora esaurita, e dell’impianto Solvic erano posizionati con un allineamento in direzione Sud Ovest, anzichè Sud Est come asserito nel 2010 da Pagliarulo. Ma se la direzione verso Sud Est, ormai presa come indiscutibilmente assodata da Arpa e Provincia, fosse quella certa, che succede per gli impianti insediati in anni precedenti al 2010, i cui pozzi sono stati posizionati su una direttrice completamente diversa e che potrebbero non intercettare l’inquinamento? Il Comune di Canosa nei procedimenti relativi alla nuova discarica BleU ora Dupont e sulla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata alla Solvic ha documentato, esibendo una copiosa documentazione presente nei progetti proposti dalle stesse ditte Bleu e Solvic, precedentemente al 2010, in cui le diverse direzioni della falda indicate dalle stesse ditte contraddicono le tesi del Pagliarulo formulate nel 2010».

Arpa e Provincia cosa hanno fatto a questo proposito?
«Nel merito, né l’Arpa né la Provincia hanno mai controdedotto, adeguatamente. L’Arpa si è rifatta a esiti di campagne di indagini successive, mai concluse, e questo a causa di obbiettive e diverse difficoltà, tra le quali la indisponibilità di tutti pozzi previsti per i prelievi finalizzati al monitoraggio delle acque sotterranee, e anche perché le caratteristiche dei pozzi agricoli mal si prestano per questo tipo di indagini.
Proprio l’incertezza sulla direzione della falda, e la necessità di una rete di monitoraggio che avesse nell’area una distribuzione efficace, ha indotto il Comune di Canosa a chiedere, e ad ottenere, un finanziamento, con risorse provenienti da fondi europei, per circa 700 mila euro, per la realizzazione di un Piano di Caratterizzazione integrativo su tutta l’area di Tufarelle. Ma l’Arpa e la Provincia hanno ristretto il campo alla sola indagine dei valori di fondo dei minerali ferro e manganese.

Cosa potrebbe accadere?
«Così facendo la questione della “direzione della falda” resterà irrisolta, per chissà per quanti anni ancora. Suggeriamo alle Autorità inquirenti di allargare il campo delle loro indagini su Tufarelle, magari entrando nel merito di alcune autorizzazioni rilasciate negli ultimi 10 anni, con il parere favorevole degli esperti dell’Arpa, della Provincia e della Regione».

Cosa chiede Italia Nostra?
«Dagli addetti ai lavori siamo considerati ospiti sgraditi, dei disturbatori. Più efficiente e comodo operare senza troppi ospiti indiscreti. Sono sotto gli occhi di tutti gli effetti procurati sull’ambiente di Tufarelle , in quasi trent’anni, dalle iniziative di un esercito di “esperti”: tre discariche di rifiuti speciali, una piattaforma per il trattamento dei rifiuti liquidi speciali. Noi ambientalisti “autodidatti, con una cultura da google”, come ci hanno definito, ci mettiamo a disposizione delle autorità inquirenti per aiutarle a districare il groviglio di Tufarelle che seguiamo di passo in passo da oltre 15 anni, senza nessuna pretesa di sostituirci agli addetti ai lavori».

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