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Dalla mano al cuore, i versi della barlettana Giovanna Mercanti

 
Cosimo Damiano Damato

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Cosimo Damiano Damato

Dalla mano al cuore, i versi della barlettana Giovanna Mercanti

La poesia àncora di salvezza per lenire le ferite della vita

Sabato 12 Marzo 2022, 14:45

BARLETTA - Giovanna Mercanti, la salvezza della poesia per sopravvivere al dolore. Mercanti è la poeta che stavamo aspettando. Una combattente uscita da un film di Tarantino.

Nei versi della giovane artista nata a Barletta c’è tutto il dolore della vita, il tentativo di salvarsi dalle ferite e dai tatuaggi sugli occhi che non si possono cancellare. Si scoprono le poesie della Mercanti come accade con i messaggi dei naufraghi infilati nelle bottiglie di vino e affidati al mare. Sono sette poesie che hanno il diritto di trovare un editore non per un nome e cognome stampato in copertina, ma per aggiungere un capitolo nuovo al vangelo che ognuno non riesce a scrivere, il peso dei ragni che finiscono nello stomaco e che succhiano il midollo delle farfalle ingoiate senza masticare che gracchiano il palato.
Ogni lamento diventa canto largo che resiste ad ogni pianto di carne, un grido potente, il sangue torna vivo grazie a sette poesie che arrivano dal mare, che arrivano da quel mondo parallelo dove vita e morte continuano a danzare sfidando fisica e ragione. Sette poesie capaci di scorticare la pelle, salare ogni tessuto vivo, riconsegnare lo slancio di un pezzettino di felicità, piccole gioie nascoste in frammenti di specchi rotti disseminati sulla sabbia e raccolti prima delle onde.

“In questa tarda ora /del sole maturo, /pesante come un colpo, /la tua lingua affonda. /Sullo sfondo franto, /un duro drappeggio/la vista incornicia/e dei nostri profili /uno schizzo /lascia. / Tu parli e tremi. /E il pensiero ti grida/dalle labbra piene di /contenuto cruccio. /Lasci cadere a pezzi /lo spazio e/il tempo, /li strappi con fare felpato/al ritmo di intime nevrosi. /Tu vieni conquistando. /Afferri il momento /con occhio sottile/e gesto gigante. /Annunci con le trombe /del tuo cuore/dove sarà posizionata la prossima bandiera. /Tu /vieni sognando./Con il verbo in attacco/e la fronte a prua, /eppur non t’accorgi che la terraferma/è ancora lontana. /Così nudo/nella notte/io attendo /per essere, /dopo questa cavalcata d’onde, /il tuo porto vivo”.

Che poesia potente “Il tuo porto vivo” con il suo tentativo di divorare ogni tempesta in silenzio e ricucire ogni lembo di carne strappata, di attraccare alla dolcezza, dimorarsi in un rifugio, nel fondo di una barca a forma di abbraccio nel delirio di una passione che potrebbe essere sentimento ma forse scappa via senza voltarsi indietro, cadendo a pezzi, scatenando rivolta di mare perché vivo è l’amore, vivo è l’approdo, vivo è il coraggio di riprendersi le parole. Vive sono le ombre. Giovanna Mercanti è la poeta dell’attesa sospesa, ricompone le unghie per tentare l’affondo, il graffio, quello squarcio al nulla. La sua poetica è una lettura della mano per ridisegnare la linea del cuore, curvarla, cambiare il destino, sfidare la malasorte, risvegliare Lazaro, sciogliere le bende e accecare il dolore, la mancanza con una luce di lucciole, le figlie illegittime del sole e della luna.
“Voglio tutto, voglio il segreto della purezza /e della Resurrezione, / per sospendere questa poesia imbronciata/e lasciare la via dell’autunno. /Voglio tutto, /voglio scendere nella carne /che è tutto pensiero, /sporcare le parole /con ruffiani sofismi privi di potere. /Voglio tutto, / voglio che la Morte non mi tormenti più/e che tu cresca libero.”
Euridice torna dal limbo, di notte, quando tutto è possibile, quando Orfeo torna a cantare, i vampiri hanno l’esigenza del collo caldo. Mercanti è una Luna in piena, ci riporta alla sfrontatezza erotica e allo stesso tempo esistenziale di Jana Černá quando scrive ” saltellerò sull’orlo bianco/ di questo fiore/ che è anche il tuo petto/ e una corda stenderò /di piumette e orme d’oro /per farne il sentiero verso/la carotide”.

Le poesie di Giovanna sono canzoni d’amore contro l’abbandono, contro le partenze senza preavviso, contro il tentativo di volo. Sette poesie di salvezza, l’ancora, la corda appesa alla notte per non affondare. “Vetri rotti mastico/come spilli sfondano/l’epidermide, /la laringe incastonano/giù scendono/per tagliuzzare le viscere”.

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