Trani, attentato al sindaco, la visita di Piemontese: «Non c'è spazio per la violenza»
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La disgrazia
Marilena Pastore
19 Gennaio 2021
ANDRIA - Non si sa se per percosse o se per una brutta caduta, ma la difficile esistenza di Gianna si è conclusa in solitudine, così come era stata la sua vita. Gianna era un’esistenza fragile. Giovanni all’anagrafe, era per tutti Gianna per via della sua indole di donna. Ma lei voleva farsi chiamare Mery. E come nell’omonimo film, la sua era una storia amara. Era nota in città, spesso destinatario di dileggio, offese, atti violenti e pregiudizio: viveva di piccoli espedienti, si prostituiva per racimolare degli spiccioli.
Una vita difficile Aveva 49 anni ed era sola. Nessuno intorno a lei, né della sua famiglia di origine, né affetti acquisiti. Dimorava in una casa diroccata del centro storico. Ed è lì che è stata trovata domenica in condizioni disperate. L’ambulanza l’ha trasportata al Pronto Soccorso, ma non c’è stato nulla da fare. Finisce così la sua parentesi di vita di-sperata, vissuta ai margini di una comunità distratta e disinteressata. Da anni frequentava casa accoglienza “Santa Maria Goretti” della diocesi: «Nell’ordinario e nel silenzio abbiamo condiviso tanti momenti soprattutto di sofferenza, dolore e affanno – ricorda don Geremia Acri, responsabile della struttura che aiutava Gianna - Insieme abbiamo camminato per capire quale fosse la via giusta da intraprendere e vincere i pregiudizi, i luoghi comuni e l’esclusione. Insieme abbiamo cercato di capire perché la vita a volte si mostra così cruda, ingiusta e sbagliata. Insieme abbiamo fatto tanto davvero tanto, ma questo non ci assolve dall’indifferenza che ogni giorno acceca i nostri occhi, i nostri cuori e le nostre menti. Abbiamo cercato in tutti i modi di trovarti una casa più accogliente, più dignitosa, ma nessuno voleva sottoscrivere un contratto con te. Ed è finita così, nella solitudine di quella che tu chiamavi casa».
Le fragilità di una città «La nostra città ha tante e diverse fragilità – è il commenta della sindaca Giovanna Bruno - con storie che vengono anche da lontano. Storie molto diverse tra loro ma spesso con un denominatore comune: sofferenza, solitudine, tristezza, precarietà sociale o fisica. La città di fronte a ciò a volte si indigna, a volte respinge. In alcuni casi è solidale, in altri si fa giudice. Storie di vita, su cui in tanti si arrogano il diritto di intervenire per sentenziare, per creare tifoserie o per strumentalizzare. Apprendo con tristezza che una di queste fragilità cittadine non c’è più: Gianna. Apprendo dai suoi vicini, che in silenzio tante volte l’hanno aiutata, che una brutta caduta le ha stroncato l’esistenza. Con la sua dipartita cade il muro di pregiudizi nei suoi confronti, cade la cultura dello scarto. Ma che ce ne facciamo ora che non c’è più? Quante altre Gianna la nostra comunità conosce, di cui deve farsi carico a partire dalle istituzioni? Gianna mi ha fermato qualche giorno dopo il mio insediamento. Cercava un alloggio ma mi ha raccontato che nessuno voleva farle il contratto. Aveva un sostegno economico dai servizi sociali ma il suo cruccio era la casa. Questo ho saputo di lei, dal suo racconto. Mi sarebbe venuta a trovare. Voleva parlare, essere ascoltata. Ora non serve più».
La caduta fatale Un pensiero giunge anche dall’ex parlamentare Vladimir Luxuria che l’aveva incontrata durante la campagna elettorale a sindaco di Andria di Laura Di Pilato nell’estate scorsa: «Gianna, ti ho conosciuta ad Andria grazie a Laura Di Pilato. I tuoi occhi erano di rimmel impastato di lacrime, solo perché eri transessuale ti hanno insultata e scartata, ti hanno fatta cadere tante volte e ti sei rialzata, ma adesso per una caduta fatale non ce l’hai fatta». E la stessa Laura Di Pilato lancia un messaggio pieno di sdegno verso l’accaduto: «Mi vergogno per questa società falsa ed ipocrita. Sono sdegnata. Gianna ha chiesto sempre aiuto, ma come sempre ci ricordiamo della gente che soffre ed ha bisogno d’aiuto solo quando muore. Gianna è stata vittima di video e foto dove l’unico scopo era quello di deriderla. Venne un pomeriggio nel mio studio e mi disse di voler partecipare all’incontro con Luxuria. Mi disse anche che aveva voglia di intervenire, io non esitai un secondo e le diedi la mia disponibilità. Ma fummo tutti derisi: io Gianna e Luxuria. Addirittura crearono dei santini elettorali col viso di Gianna ed il simbolo della mia lista ed il mio fu sdegno autentico. Ora tutti si dispiacciono. Bene, vi dico che ad Andria di Gianna c’è ne sono tantissime, quindi datevi da fare se veramente volete aiutare».
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