BARLETTA - Sarà pur vero, come attestava Arbore nell’ormai lontano 1988, che «noi siamo un popolo di concorrenti» e che «alla conquista del quiz partiremo» e che ancora (alludendo a un periodo non proprio felice della nostra storia), «bisogna vincere e vinceremo».
Sarà pure così, ma a tutto c’è un limite. Se, come sottolineava Mike Bongiorno, «le regole del quiz devono essere semplici e chiare» (e parlava naturalmente di quelli televisivi), a maggior ragione regole altrettanto «semplici e chiare» sono (sarebbero) richieste per i test preselettivi di un concorso pubblico per titoli ed esami. Come quello, ad esempio, in corso a Barletta e finalizzato ad assumere 12 vigili urbani. E, invece, anziché ad una procedura lineare e codificata, sembra di assistere ad una sorta di «doccia scozzese», con tanto di ordini e contrordini capaci di sorprendere anche il più scafato e incallito del «concorrenti», che in tempi di «vacche magre» per il lavoro certo non mancano.
Non si era ancora spento, infatti, l’eco del sorprendente esito della prova preselettiva svolta nei primi giorni di agosto al PalaDisfida «Mario Borgia» per tale concorso (8 soli candidati «superstiti» su 961 domande presentate e 353 presenti nelle tornate d’esame spalmate su alcuni giorni), che ecco il «ripensamento». La commissione esaminatrice, in un primo momento, aveva preso atto della falcidia degli aspiranti vigili urbani, ma poi, quando la vicenda è diventata di dominio pubblico, ha «riveduto e corretto» il suo orientamento: se non proprio «todos caballeros», che siano (almeno per ora) «tutti concorrenti».
In sostanza, presidente e componenti della commissione si sono riuniti in tutta fretta mercoledì pomeriggio a mezzo di piattaforma virtuale e hanno preso atto di ciò che era sotto gli occhi di tutti (anche i loro) già all’indomani della chiusura delle prove preselettive: il bando prevedeva che si procedesse a una preselezione dei futuri vigili urbani, nel caso in cui al Comune fossero pervenute più di 200 domande. E, in ogni caso, sarebbero stati ammessi alle ulteriori verifiche di attitudini e preparazione «i candidati con il punteggio più alto nella prova preselettiva, per un numero di candidati pari a 50 volte il numero dei posti messi a concorso, più gli efentuali ex aequo dell’ultimo candidato ammesso».
Il calcolo è presto fatto: se i posti in palio sono 12, quel numero moltiplicato per 50 dà il risultato di 600. Facile, anche troppo... Già, perché il 2 agosto scorso la commissione aveva stabilito di considerare promossi al test di ingresso chi avesse riportato «un punteggio pari o superiore a 21/30 non oltre 50 volte il numero dei posti a concorso». Tenendo comunque presente che «la valutazione ottenuta alla prova preselettiva non concorrerà al punteggio finale». Qualche giorno dopo la sorpresa: solo 8 idonei e conseguente invito a sostenere le altre prove solo per loro. Qui, però, si apre un altro capitolo dell’intricata vicenda: le domande a risposta multipla erano 30, perché mai solo in 8 hanno superato la barriera d’ingresso? Troppo difficili i quesiti preselettivi o troppo poco preparati i concorrenti? Sia come sia, perché Comune e commissione non si sono accorti prima che i 353, ancorché non molto reattivi alle domande somministrate, andavano comunque «preselezionati» in blocco?