Lunedì 08 Settembre 2025 | 00:22

«Sistema Trani», «D’Introno acquistò regali per i giudici»

 
Massimiliano Scagliarini

Reporter:

Massimiliano Scagliarini

Magistrati arrestati a Trani, D’Introno si costituisce: è in carcere

I testimoni: l’imprenditore prese un Rolex, lavatrici e televisori

Giovedì 19 Dicembre 2019, 11:48

BARI - D’Introno acquistò il Rolex perché disse di dover fare un regalo importante che serviva per una udienza». Un gioielliere di Bari, Bartolomeo D’Arienzo, è il primo testimone di peso nel processo di Lecce sulla «giustizia truccata» a Trani. E l’orologio di cui si parla, un Daytona in oro rosa da 34mila euro, era - secondo l’accusa - destinato all’ex gip Michele Nardi, che lo aveva chiesto all’imprenditore di Corato come regalo per i 50 anni ma anche per corrompere i giudici della Corte d’appello davanti a cui si stava svolgendo il processo per usura.

Una storia non semplice. A Nardi e all’ex gip Savasta (che ha invece scelto di farsi giudicare in abbreviato) è contestata tra l’altro l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari per aver preso due milioni di euro, regali e viaggi in cambio dell’aiuto a D’Introno che voleva a tutti costi evitare la condanna (poi arrivata lo stesso). Ma per l’episodio specifico del Rolex (e per due diamanti da 7mila euro), Nardi risponde di millantato credito perché i giudici di appello sono assolutamente estranei alla presunta corruzione e anzi sono parti civili nel procedimento.

Il gioielliere barese, rispondendo con precisione alle domande della Procura di Lecce e dei difensori degli imputati, ha confermato che D’Introno nel 2016 si presentò in negozio con il suo avvocato dell’epoca, Simona Cuomo (anche lei imputata in questo processo con l’accusa di associazione a delinquere) e che «inizialmente» chiese di pagare a nero versando un anticipo di 17mila euro in contanti. I due - D’Introno e la Cuomo, che già conosceva D’Arienzo - «parlavano tra loro della causa, e la Cuomo lo rassicurava a essere fiducioso: “Adesso glielo diamo e vedrai che andrà tutto a posto”». Il gioielliere ha raccontato che due o tre giorni dopo la vendita è stato ricontattato D’Introno, che gli chiese di poter tornare nel negozio del centro di Bari con la fidanzata della persona cui era stato regalato l’orologio «per regolare il bracciale».

L’udienza davanti alla Seconda sezione penale del Tribunale di Trani è durata per l’intera giornata, e ha permesso di confermare i racconti che D’Introno (avvocato Vera Guelfi) ha fatto alla Procura innescando gli arresti dello scorso gennaio. Un altro testimone, il gestore del negozio Trony di Corato, ha confermato la presenza di Nardi, D’Introno e della Cuomo che facevano acquisti di elettronica ed elettrodomestici per migliaia di euro: in un caso arrivando a ordinare merce per 25mila euro («C’erano quattro televisori, lavatrici e tablet»), oggetti scelti da Nardi e pagati - ha detto il negoziante - dall’altro imprenditore coratino Paolo Tarantini (avvocato Beppe Modesti) che - secondo l’accusa - è stato vittima di una stangata da parte dei magistrati.

Ieri la Procura di Lecce ha fatto testimoniare anche un ex fidanzato della sorella di Savasta, Ruggero Guaglione, che si era presentato davanti ai carabinieri per confermare che l’ex pm (anche tramite l’ex cognato Savino Zagaria, pure lui imputato) prendeva soldi da D’Introno.
Si torna in aula il 5 febbraio con un’altra udienza fiume in cui verranno sentiti come testimoni i giudici Carlo Capristo e Francesco Giannella, oltre che Paolo Tarantini. Nel processo è imputato anche Gianluigi Patruno, accusato di calunnia e falsa testimonianza (oltre che di concorso in corruzione ed estorsione) perché per la Procura di Lecce avrebbe preso soldi per supportare le false accuse strumentali alle strategie di D’Introno. I difensori di Patruno contestano però «l’erronea ed ingiusta qualifica di “falso testimone”, nell’ambito di una vicenda giudiziaria che versa ancora in una fase del tutto embrionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)