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Il caso a Barletta
Giuseppe Dimiccoli
27 Gennaio 2019
Una storia di segregazione umana in casa.
Avete letto bene. E non sembri una esagerazione. Chi dovesse pensarlo pensi al dolore di un 78enne gravemente ammalato di Alzahimer e di tutta la sua famiglia che non hanno la possibilità di muoversi da casa. Il paradosso è che l’ascensore è presente ma da «solo» sei mesi si attende il collaudo. Avete letto bene nuovamente. Una protesta che merita attenzione. A raccontare la assurda vicenda la signora Angela figlia di Domenico che vive questo calvario essendo residente in una delle palazzina dell’Arca, Agenzia Regionale per la Casa e l'Abitare, di via Prascina 162.
Purtroppo, per il fatto che l’ascensore non sia funzionante, di fatto il signor Domenico - al pari degli altri anziani residenti nella palazzina - non può nemmeno pensare di prendere una boccata d’ossigeno.
Ma tanto dall’Arca quanto dall’installatore dell’ascensore la questione non è proprio in evidenza della loro agenda. Ad oggi nessuno intervento risolutivo è stato realizzato. L’ascensore continua ad essere fermo. Tante parole e rimpalli.
«Purtroppo, nonostante le svariate telefonate e richieste di spiegazioni, tutto è fermo. A nome di papà mio e mio personale sono costretta a denunciare questa grave discriminazione in seguito al fatto che nella palazzina dei miei genitori di fatto manca non essendo utilizzabile - ha dichiarato disperata la figlia Angela -. Mio padre è gravemente ammalato e la sua malattia degenera sempre più anche perchè non possiamo portarlo nei centri di riabilitazione. Il quadro clinico è peggiorativo e ci sentiamo inutili. Aggiungo che recentemente i lavori realizzati per la rampa di accesso sono stai realizzati in maniera discutibile essendo già l’intonaco per terra con grave pericolo per tutti. Vorrei chiedere al prefetto Dario Sensi, al presidente della Regione Michele Emiliano, al sindaco Cosimo Cannito e ai consiglieri regionali Filippo Caracciolo e Ruggiero Mennea di farsi garanti della soluzione di questa problematica. Non posso pensare che proprio che sia impossibile trovare una soluzione».
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