METAPONTO - La «Monachella» di Rotondella, Nova Siri e Montalbano Jonico diventa patrimonio culturale immateriale e la sua storia sarà custodita su supporto digitale all’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi del Ministero della Cultura. Tra i compiti dell’Istituto quello di custodire «documenti di interesse culturale destinati all’uso pubblico» proprio per evitare che tale patrimonio venga disperso con il trascorrere degli anni. Le antropologhe Liana Petralla e Carmen Montemurro dell’associazione culturale Legoratio hanno raccolto una video-testimonianza di Rudy Marranchelli, fondatore dell’Ecomuseo della Siritide, sulle indagini condotte «alla ricerca del mito della Monachella». Assume una particolare rilevanza anche perché «unica» nel suo genere, richiamando molteplici legami tra Donna e Natura che risalgono fino all’antichità e meritano di essere ulteriormente approfonditi.
«Esistono storie che superano la fantasia per varcare i confini della realtà. Questa è una di quelle che nei secoli ha messo in discussione “verità universali”. In tanti, forse in troppi, hanno visto e percepito la presenza della Monachella nei comuni lucani di Rotondella, Nova Siri e Montalbano Jonico. Frutto delle “storie da focolare” degli anziani, tramandate oralmente da generazioni. Emoziona oggi sapere che la Monachella sarà custodita tra le voci d’interesse culturale», dichiara Rudy Marranchelli, ringraziando le antropologhe Petralla e Montemurro.
La monachella, secondo l’immaginario popolare dei tre comuni del Metapontino, è un essere misterioso e molto dispettoso. Ha la statura di una bambina, si confonde con le ombre e lunghi capelli le coprono il viso rendendola irriconoscibile. Si narra che nelle case sia lei a nascondere gli oggetti e che la notte si metta sulla pancia di qualche malcapitato per disturbarne il sonno. Tuttavia, anche se dispettosa, la monachella nasconde un tesoro e se si riesce a catturare, in cambio della libertà e di alcune parole magiche, è pronta a donare ricchezza e fortuna nel lavoro e nella vita domestica. Levi diceva che «nel mondo dei contadini non si entra senza una chiave di magia», un mondo magico forse nascosto, ma ancora vivo in Basilicata.