POTENZA - La presenza di cinghiali in Basilicata continua a rappresentare un «fattore di rischio» per l’uomo e le colture agricole. Nel periodo 2015-2021 se il prelievo di cinghiale è aumentato in media nel Paese del 45% e sono stati abbattuti circa 300.000 cinghiali all’anno (di cui 257.000 in caccia ordinaria e 42.000 in interventi di controllo faunistico), in Basilicata i numeri sono ridotti: gli abbattimenti in sette anni, infatti, sono stati tra i 70 e gli 80 mila capi. Nello stesso periodo, gli importi annuali dei danni all’agricoltura sono oscillati tra 14,6 e 18,7 milioni di euro, con una media annuale pari a oltre 17 milioni di euro. Solo in Basilicata tra 2 e 2,5 milioni di euro l’anno a cui aggiungere i danni provocati da incidenti automobilistici (oltre 300 lo scorso anno).
Sono alcuni dei risultati della prima indagine di dettaglio a scala nazionale che Ispra ha realizzato grazie alle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Aree protette. Secondo il rapporto l’abbattimento in caccia è stato realizzato per il 94% in territorio pubblico e solo il 6% in riserve di caccia private. La tecnica di caccia più utilizzata in Italia rimane la braccata con cani (88%).
In Basilicata il piano di azione per contrastare l'emergenza cinghiale, con una proiezione triennale e un finanziamento complessivo di tre milioni di euro (di cui 1,8 milioni fondi del Programma operativo Val d’Agri con interventi da attuare nei 35 Comuni del comprensorio) presentato dall’ex assessore all’agricoltura, Francesco Cupparo, dopo le sue dimissioni (il Dipartimento a distanza di poco più di tre mesi è ancora privo di assessore) è rimasto nel cassetto. Il progetto prevede interventi finalizzati ad incentivare tutte le possibili azioni di contrasto alla crescita esponenziale di cinghiali che registra un incremento annuo dell’ordine di 20mila capi. Rispetto al piano di previsione di abbattimento di 80mila capi in tre anni lo scorso anno ne sono stati abbattuti poco più di 8mila nelle cinque Atc. Secondo i dati più aggiornati, nello scorso anno il risarcimento per danni alle colture agricole da ungulati ha raggiunto 1,250 milioni di euro, gli incidenti stradali provocati sono stati 303. Tra le azioni strategiche individuate: il corrispettivo ai cacciatori che dovrebbe consentire di allargare la platea degli esecutori materiali degli abbattimenti attraverso l’assegnazione di un congruo ristoro per le spese sostenute; la fornitura di «chiusini» agli agricoltori con incentivo per l’installazione e la gestione; la predisposizione di un servizio di raccolta dei cinghiali abbattuti; la collaborazione con il Servizio Veterinario fondamentale per un efficiente monitoraggi sanitario; la dislocazione di un numero congruo di celle refrigeranti; attività logistiche di raccolta delle carcasse; attivazione di un centro di lavorazione delle carne di cinghiale.
Una novità viene dalla modifica dell’articolo 19 della legge 157/92 in Manovra Finanziaria: riguarda l’inclusione delle finalità di tutela che riguardano la biodiversità, l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale, oltre alla possibilità per le Regioni di intervenire anche nelle zone vietate alla caccia, incluse aree urbane e aree protette.
Positivo il commento di Cia-Agricoltori: «Le infinite sollecitazioni di Cia al mondo politico in questi anni hanno portato a un primo risultato tangibile. È urgente che ora si lavori insieme per arrivare a una veloce emanazione del Piano straordinario nazionale di gestione e controllo e contestualmente si dia attuazione al Piano regionale bloccato da mesi - dice il presidente Cia Potenza-Matera, Giannino Lorusso -. La questione cinghiali è diventata insostenibile e ha provocato ingenti danni alle coltivazioni, agli allevamenti e alle strutture agricole. Le segnalazioni che arrivano ai nostri uffici sono continue». Lorusso esprime soddisfazione anche per l’incremento del fondo per i risarcimenti all’aziende che hanno subito danni da fauna selvatica (500mila euro), ed auspica che questi ristori siano presto implementati perché «ben al di sotto delle attuali stime, che si aggirano sui 150 milioni di euro».