BARI - Il tema viene sollevato per la prima volta nel 2010. Gli abitanti di via Giulio Petroni, nel tratto compreso tra via Lucarelli e via Calvario, si accorgono di avere insistentemente una patina nera sui loro balconi e terrazzi, sui davanzali delle finestre, sulle soglie delle scale esterne. Istintivamente, e senza essere necessariamente degli esperti, capiscono di avere un problema di difficilissima convivenza con lo smog. Smog, di questo si tratta. Qualcuno si mette ad approfondire la questione e si accorge di un «maledetto» semaforo che genera un altrettanto «maledetto» serpentone di automobili. Ogni giorno. Praticamente ad ogni ora del giorno, esclusi la notte, Ferragosto e presumibilmente i giorni in cui gioca la nazionale di calcio e non si vede un’anima in giro. Per il resto, via Giulio Petroni, in quel tratto, è un continuo sostare dinanzi al semaforo, ovviamente con il motore acceso (fatte salve quelle auto di ultima generazione che hanno il dispositivo di spegnimento in caso di arresto del veicolo).
Del malumore dei residenti si fa a un certo punto portavoce Marco Cornaro, avvocato ma in questa veste interprete personale del disagio, poiché in via Giulio Petroni abita a sua volta con la famiglia. La sua prima lettera all’amministrazione comunale è datata 10 aprile 2010. Una nota garbata nella quale non solo viene richiesto il rilevamento di polveri sottili ma si formula anche già una soluzione: in questo tratto di strada l’amministrazione istituisca il senso unico. Come in via Camillo Rosalba: si scende di qua, si risale di là. Facile. Sulla carta.
Di fatto, alla prima lettera dell’aprile 2010 non risponde nessuno. Altre lettere sono seguite negli anni successivi. Come pure altri silenzi. Nel frattempo i serpentoni di automobili si snodano come sempre dinanzi al famoso semaforo e la patina nera insiste su balconi, terrazzi e davanzali. Roba da farti perdere il sonno, non già (non solo) per la paura degli effetti nefasti dello smog sulle salute umana, quanto anche per l’ottusa ostinazione della burocrazia.
Dopo lettere, diffide, esposti in Procura, accade il «miracolo»: l’assessore all’ambiente Pietro Petruzzelli, in una nota dell’aprile 2017 (ben sette anni dopo la prima denuncia formale) chiede all’Arpa di rilevare la concentrazione di polveri sottili in quel tratto di via Giulio Petroni e alla Ripartizione viabilità di «verificare la fattibilità o meno di istituire un unico senso di marcia così da alleggerire» il carico delle emissioni potenzialmente nocive. Tutto è bene quel che finisce bene. Ma non contate sul lieto fine.
A distanza di circa un anno dalla nota dell’assessore Petruzzelli nulla è accaduto. Sì, nel frattempo l’Arpa ha eseguito le sue rilevazioni riscontrando (com’era prevedibile) l’alta concentrazione di pm10 nell’aria. Certo, la rilevazione è stata fatta soltanto per un breve periodo (13 giorni) e con le scuole e alcuni uffici chiusi, ma ai residenti l’esito di quella indagine è bastato per avere conferma di quanto già sapevano nel profondo: l’aria che respirano è fortemente inquinata.
Dalla Ripartizione Viabilità del Comune, viceversa, nessuna risposta. Il solito silenzio. Informalmente qualcuno ha fatto sapere all’avvocato Cornaro (che da circa otto anni porta avanti questa sorta di battaglia di principio) che non ci sono risorse per mettersi a studiare la fattibilità di un simile progetto. Quindi? Che si fa? Ci si arrende? No, ovvio. L’ultimo atto: Cornaro ha scritto alla Regione invocando i poteri sostitutivi. Se non è il Comune ad occuparsi della salute dei cittadini, a questo punto ci pensi la Regione. I residenti, per ora, restano in attesa. (red. cro.)