La città vive settimane difficili, segnate da una serie di episodi di microcriminalità che hanno come protagonisti ragazzi sempre più giovani, spesso al di sotto dei 14 anni. Una fascia d’età che, secondo la legge italiana, non è imputabile: ciò significa che, anche se identificati dalle forze dell’ordine non sono perseguibili penalmente. Una situazione che sta generando preoccupazione crescente tra i cittadini, intimoriti dall’escalation di violenza gratuita e furti improvvisi. E le opposizioni chiedono la convocazione della commissione consiliare sulla sicurezza anche in vista della festa patronale di san Cataldo.
Uno degli episodi più gravi si è verificato nei giorni scorsi, quando la Polizia ha recuperato un motorino rubato con alla guida un 12enne. L’intervento si è trasformato in un momento di forte tensione. L’arrivo delle forze dell’ordine ha infatti richiamato un gruppo di giovanissimi che ha accerchiato gli agenti, costringendoli a chiedere l’aiuto dei Carabinieri per ristabilire la calma e poter mettere il mezzo sotto sequestro e affidare, come dicono le norme, il ragazzo alla custodia dei genitori.
Pochi giorni dopo, in via Duomo, poco dopo la mezzanotte, un 63enne che rientrava a casa è stato circondato da un gruppo di ragazzini. Senza alcun motivo, lo hanno spinto più volte fino a farlo cadere a terra. L’episodio ha però dimostrato che, al momento, non esistono luoghi realmente sicuri. La criminalità minorile non si ferma però al centro storico. Sabato scorso, su viale Vittorio Veneto all’angolo con via San Vito, una signora stava sistemando la spesa nella propria auto quando un ragazzo ha aperto la portiera e ha sottratto la borsa poggiata sul sedile. Le grida disperate della donna non sono servite a fermarlo, il giovane è sparito, facendo perdere rapidamente le proprie tracce. Domenica sera, invece, nei pressi della caserma dei Carabinieri, in pieno centro, due giovanissimi sono rimasti coinvolti in una colluttazione. Uno di loro ha riportato una ferita a un orecchio. Soccorso dal 118, è stato trasportato in ospedale ad Andria. L’altro ragazzo, invece, si sarebbe dileguato. Sul fatto sono in corso le indagini dei Carabinieri, che dovranno ricostruire con precisione la dinamica dell’accaduto.
A preoccupare maggiormente non è solo la frequenza degli episodi, ma anche l’assenza di deterrenti. L’avvocato Michele Quinto spiega. «Le forze dell’ordine possono fare poco, perché anche se riescono a individuare i colpevoli, se hanno meno di 14 anni, sono per la legge non punibili. E così, anche se su di loro gravano più reati simili, non si può fare altro che “restituirli” alla famiglia. In pochi e particolari casi questi ragazzi sono stati affidati a case famiglia, ma sono soltanto palliativi». Una realtà difficile da accettare per chi si trova a convivere con un rischio quotidiano. «Questo sta diventando sempre più un pericolo per la città e per i cittadini di tutte le età», conclude Quinto, richiamando l’attenzione su un vuoto normativo che lascia mano libera a bande di giovanissimi pronti a colpire senza timore di conseguenze. Intanto, i coratini chiedono maggiore sicurezza e un impegno concreto delle istituzioni per fronteggiare un fenomeno che non è più isolato, ma strutturale.