Non ci fu alcuna truffa alla Regione da parte degli imprenditori Giuseppe Rizzi, 64 anni, e Angela Curione, 56 anni, di Gioia del Colle, rispettivamente legali rappresentanti delle isocietà Vivolat e Rizzi Inox, accusati di truffa aggravata e reati fiscali in relazione ai contributi ricevuti a valere sul Programma di sviluppo rurale 2007-2013. Lo ha stabilito il Tribunale di Bari (giudice Mario Mastromatteo), che ha assolto entrambi - su conforme richiesta della Procura - con la formula «il fatto non sussiste», escludendo allo stesso tempo la responsabilità delle due società.
Il processo era nato da una indagine della Finanza secondo cui la Rizzi Inox avrebbe emesso fatture di importo sensibilmente superiore al vero per le forniture effettuate alla società casearia Vivolat, così inducendo in errore la Regione a cui la seconda impresa aveva chiesto nel 2016 un contributo da 417mila euro.
Il Tribunale ha però rilevato che dalle indagini non è emersa con chiarezza la sovraffatturazione della fornitura, in quanto - tra l’altro - non è stato fatto alcun accertamento sul valore di mercato. La difesa (avvocato Antonio La Scala) ha invece depositato una consulenza che ricostruisce il valore dei macchinari con l’esame incrociato delle fatture e dei preventivi, valutando i costi di produzione e quelli per rendere le macchine funzionanti: «È emerso - secondo il giudice - che il prezzo totale riportato nelle due fatture era conforme ai prezzi di mercato e comunque coerente con i valori di vendita applicati nel settore caseario». Proprio sulla base di questi elementi - ha annotato il Tribunale - l’Agenzia delle Entrate aveva annullato in autotutela gli avvisi di accertamento. Nei giorni scorsi, quindi, la Finanza ha proceduto al dissequestro della somma di circa 212mila euro che erano stati sequestrati al termine delle indagini.