MOLFETTA - Avrebbero inquinato la gara per la gestione dello sportello di orientamento al lavoro Porta Futuro cofinanziato dalla Regione Puglia per circa 800mila euro e poi, consapevoli di essere sotto indagine, avrebbero messo in atto un vero e proprio depistaggio. È una delle vicende che hanno portato all’arresto del sindaco di Molfetta Tommaso Minervini e della dirigente dei servizi sociali Lidia De Leonardis, entrambi ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trani su presunti appalti pubblici pilotati in cambio di sostegno elettorale.
Gli accertamenti della Guardia di Finanza hanno documentato che i due, chiusi nella stanza del sindaco, per timore di essere intercettati, scrivevano a turno le frasi su di un foglio che vicendevolmente si scambiavano, foglio che poi lo stesso Minervini distruggeva nell’apparecchio tritacarte. La gip Marina Chiddo nel provvedimento cautelare, adottato dopo gli interrogatori preventivi dei indagati, parla di «oggettivo e squallido svilimento delle pubbliche funzioni», dimostrativo di «allarmanti e recidivanti sintomi di gravissime condotte criminose». È il caso della denuncia presentata dalla dirigente De Leonardis ai carabinieri per precostituirsi l’alibi della successiva bonifica degli uffici dalle microspie.
La vicenda del bando per Porta Futuro e il successivo depistaggio risale all’estate 2022. Una gara «dalle modalità di svolgimento illegittime» secondo la gip, se si pensa al solo fatto che la valutazione dei punteggi non era stata fatta dai commissari di gara ma dal rup, Maria Cristina Del Vescovo (indagata), «il rup li direziona». L’immagine che le telecamere installate dalla Gdf riprendono sono quelle del sindaco e della dirigente del settore socialità che scrivono e poi distruggono pezzi di carta e bisbigliano tra loro della gara. Si sentono nomi, «chi sta, chi sono gli altri» (pronunciata con riferimento ai concorrenti di quella gara), si ode il rumore dell’apparecchio che distrugge un documento e Minervini domanda a De Leonardis «ci sta quella?» e lei che fa segno con la mano di strappare il foglio di carta. Una immagine che negli atti viene definita «mortificante». È evidente, secondo il giudice, che i due interlocutori parlano di qualcosa di «illecito»: se fosse il contrario non vi sarebbe stato bisogno di gesticolare, scrivere messaggi su fogli di carta e tantomeno distruggerli.
Mentre le procedure di gara erano in corso, ad agosto 2022, la dirigente avrebbe scoperto una microspia installata nel suo ufficio, facendola rimuovere. Da quel momento in poi, De Leonardis avrebbe tentato di convincere prima il sindaco e poi il capitano dei carabinieri di Molfetta, che le microspie fossero state messe da un folle con lo scopo di carpire i dati sensibili dell’ufficio socialità e che, pertanto, andassero assolutamente rimosse.
Su ogni aspetto gli indagati, durante gli interrogatori, hanno fornito una spiegazione, ma «la ricostruzione alternativa dei fatti - dice la gip - non appare assolutamente convincente». Le indagini sui presunti illeciti contestati al sindaco, alla dirigente e, a vario titolo, ad altre 19 persone (che riguardano anche la riqualificazione dell’area mercatale e l’appalto per il nuovo porto commerciale) vanno comunque avanti. Tra gli aspetti su cui si stanno concentrando gli ulteriori accertamenti degli inquirenti ci anche le assunzioni nelle società comunali.