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Bari lontano da Longo? «Sì» a Magalini-Di Cesare

 
antonello raimondo

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Bari lontano da Longo? «Sì» a Magalini-Di Cesare

Quelle che, fino a qualche giorno fa, sembravano solo valutazioni oggi assumono i contorni di prime prese di posizione

Martedì 27 Maggio 2025, 14:34

BARI - Qualcosa si muove, almeno così sembra. Nonostante la attenzioni generali in casa Filmauro siano ancora abbondantemente concentrate sul Napoli campione d’Italia e sull’incerto futuro di Antonio Conte... pare che ci sia stato il tempo per qualche chiacchierata informale sulla situazione in casa Bari. A Bari, già. Qui non si vincono scudetti, e diciamo che ci sta. Ma il deserto emotivo che si respira negli ultimi tempi meriterebbe approfondimenti seri. E anche abbastanza rapidi. Le ultime due stagioni sono state un pianto. La prima, quasi comica e non solo per via di una retrocessione evitata per una serie di colpi di fortuna. Questa appena volata via... non meno inquietante nonostante numeri diversi e un livello generale decisamente più competitivo. Il finale, mamma mia che disastro. Stato confusionale allo stato puro.

Qualcosa sembra muoversi, dicevamo. E quelle che, fino a qualche giorno fa, sembravano solo valutazioni oggi assumono i contorni di prime prese di posizione. L’impressione è che il primo mattone della nuova stagione agonistica si chiami Giuseppe Magalini. L’uomo mercato del Bari, legato al club biancorosso fino a giugno del 2026, continuerà il lavoro cominciato, faticosamente, un anno fa provando a costruire un gruppo con fondamenta solide. Meno trentenni da rilanciare, magari, e più operazioni che possano agevolare il processo di patrimonializzazione. Fondamentale per continuare a coniugare la sostenibilità e, possibilmente, per alzare l’asticella dell’ambizione. Ben vengano, insomma, le plusvalenze (quelle vere, s’intende...) a patto di avere la capacità di reinvestire con l’obiettivo di puntare a traguardi importanti.

Al fianco di Magalini ci sarà ancora Valerio Di Cesare con un anno di esperienza in più e motivazioni a «palla». L’ex capitano continua a girare l’Italia guardando partite di tutte le categorie. Domenica sera ha viaggiato sul Bologna-Bari, a tardissima sera, di ritorno dalla semifinale playoff tra Cremonese e Juve Stabia. Non è un mistero che i soldi e, quindi, i budget facciano la differenza. Ma senza idee e competenze non si va lontano, anzi. Di Cesare resta una risorsa, anche da «secondo». A maggior ragione alla luce di un rapporto, quello con Magalini, che il tempo dovrebbe aver consolidato. Tutti sanno che, in caso di addio del dirigente veneto, Valerio non avrebbe mai accettato di fare il vice a qualcun altro.

La, ormai, probabilissima conferma di Magalini e Di Cesare complica, e non di poco, la permanenza di Longo a Bari. E non si tratta di una valutazione squisitamente tecnica. Un anno fa si è puntato con decisione sul tecnico torinese che, non a caso, ha firmato un robusto contratto triennale con opzione a favore del club di ulteriore allungamento del vincolo per altri dodici mesi. Longo non è l’ultimo arrivato, su questo non possono esserci dubbi. Il suo possibile addio ha altre radici. Diciamo, motivazioni che chiamano in causa i rapporti professionali. Il fattore comunicazione si è rivelato divisivo e, alla lunga, decisivo ala voce divorzio. Approcci diversi, strategie diverse. Chi fa la squadra è convinto di aver messo su un impianto competitivo. Ma se chi allena lascia intendere cose diverse... ovvio che ci sia un corto circuito. Da un lato chi parlava di una certa ambizione, dall’altro un profilo che più basso non si può. Ripartire insieme, oggettivamente, sarebbe una mezza follia. A patto di riuscire a riavvolgere il filo ponendo nuove basi di collaborazione. Sembra che stia andando diversamente, però. E che, dunque, il Bari si appresti a cominciare l’ennesimo ciclo. Un nuovo allenatore e una rosa nuova di zecca. L’antitesi del significato della parola progetto.

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