Sabato 06 Settembre 2025 | 05:55

Bari, c’è ancora «vita»

 
antonello raimondo

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antonello raimondo

Bari, c’è ancora «vita»

Favilli: «Andiamo ai playoff e poi possiamo divertirci»

Martedì 08 Aprile 2025, 12:56

BARI - La lettura del momento è fondamentale in sede di analisi di una partita. La parte mentale, il fattore ambientale, le valutazioni sullo stato di forma della squadra. Ecco, la prestazione (e quindi anche il risultato) di Catanzaro rappresenta un passo avanti sotto molti punti di vista. Pur senza giocare una partita memorabile, da un punto di vista squisitamente tecnico, il Bari ha dato la sensazione di essere una squadra presente a se stessa. Con un copione tattico definito e interpretato con lucidità tattica e massima applicazione. Una forma di umiltà che deve essere piaciuta tantissimo a Longo, «consumato» da una settimana molto complicata ma disposto a tutto pur di raggiungere la quadratura del cerchio.

Un gruppo che conosce l’arte della reazione emotiva merita l’approvazione, sempre e comunque. Reagire vuol dire essere vivi. E anche motivati. A Catanzaro c’è stata «vita», quella che era mancata clamorosamente nel secondo tempo a Carrara. E in altre occasioni dopo la sosta natalizia. Una squadra scollegata con il mondo non gioca come il Bari ha fatto nella parte finale della partita. C’erano tutti i presupposti per un crollo psicologico, per giunta al cospetto di un avversario credibile (classifica alla mano, i calabresi sono sesti a due punti dalla Juve Stabia). Ma prestazione e risultato, un’equazione vecchia quanto il calcio, non chiama necessariamente in causa un argomento delicato come l’impegno. Quando il Bari perde, e gioca male, non è perché in campo ci va gente demotivata o, peggio, strafottente. Questo mè un gravissimo errore di valutazione. Se in gruppo ci fossero «mele marce» sarebbe facilissimo risolvere il problema e ripartire più forti di prima. Il problema è di natura molto più complicata. Innanzitutto, ogni partita fa storia a sè. Con una serie di sfaccettature che hanno il potere di riscriverne la storia. I famosi episodi che mutano l’inerzia. E quella forza mentale che a volte manca ma che non significa mancanza di «fame». Anzi.

Quando hai giocato trentadue partite si fa fatica a parlare di margini di miglioramento. Tutte le squadre hanno espresso valori e la classifica non può più raccontare bugie. Però sui dettagli c’è ancora spazio per metterci le «mani». E in un campionato così terribilmente livellato questo rende i giochi più aperti che mai. Ci si gioca la faccia per un pugnetto di punti, la verità è questa. Tre-quattro in più o in meno, tutta qui la differenza tra «eroe» e pirla. Lo sa Longo, lo sanno benissimo i calciatori e ancor meglio Magalini e Di Cesare. L’asticella va alzata, nessun dubbio. Con la spinta di tutti, dall’allenatore all’ultimo dei panchinari. Nessuno commetta l’errore di credere che a Catanzaro sia cambiata la storia del campionato. Però in Calabria qualcosa è successo. Forse non si è accesa definitivamente la luce, però a un passo dal baratro s’è visto un Bari che aveva voglia di urlare al mondo che «non siamo ancora morti». Ecco, l’ambizione deve andare a braccetto con il rigore. Sempre sul pezzo, sempre a testa alta. Con l’umiltà che precede sempre la gloria. A Bari l’ambizione resta un dovere.

A proposito di segnali importanti, a Catanzaro la stella di Andrea Favilli è tornata a brillare. Parlare di lui, semplicissimo: attaccante vero, in serie B un lusso. In Calabria ha segnato un gol pazzesco, rendendo semplice una giocata di un’incredibile difficoltà. «Non so nemmeno io come ho fatto a controllare quel pallone - dice il ragazzo pisano ospite al “Tbsport” del lunedì - ma quello che contava era solo il risultato. Sono entrato per aiutare la squadra e tutti insieme abbiamo dato una bella dimostrazione di carattere e forza. Sono concentratissimo sull’obiettivo playoff, sono certo che possiamo dire la nostra anche contro squadre costruite per andare in serie A direttamente».

«Lo ammetto, dopo il gol a Cesena speravo di poter essere più protagonista - dice ancora Favilli - ma quando ci sono scelte tecniche non ti resta che rispettarle e cercare di fare qualcosa di più in allenamento. L’intesa con Bonfanti? Buonissima. Ma devo dire che anche con Novakovich e Lasagna sono a mio agio. La formula d’attacco che mi piace di più? Io centrale e due esterni. Ma mi adatto a tutto, no problem. Il futuro? Ho avuto qualche approccio col club a cui ho dato la mia disponibilità a restare in biancorosso visto che a giugno sarò libero. Poi non ho sentito più nessuno. Vedremo, io qui sto benissimo».

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