BARI - L’ipotesi di turbata libertà degli incanti si prescriverà in estate. L’abuso d’ufficio non è più reato. Resta soltanto l’ipotesi di induzione indebita che è contestata al solo Alfonso Borzillo, l’ex commissario dei consorzi di bonifica finito a processo al termine dell’inchiesta della Procura di Bari che nel 2020 ne chiese e ottenne l’interdizione dall’incarico.
L’udienza di ieri davanti al collegio della Seconda sezione del Tribunale di Bari (presidente Mascolo), dedicata all’esame di un consulente dell’accusa, è stata rinviata per il prosieguo al 30 settembre quando le accuse nei confronti dei tre coimputati di Borzillo saranno sostanzialmente cancellate. Il rinvio a giudizio riguardava gli ingegneri Alessandro Di Bello, ex consulente tecnico dei Consorzi ed ex direttore generale di InnovaPuglia (la stazione appaltante unica della Regione), e Giuseppe Corti, ex direttore generale dei Consorzi, oltre che l’imprenditore Enrico Frattini, 68 anni di Verona, che sarebbe stato favorito da Borzillo nell’ottobre 2017 con la sua Emisfera Sistemi. Già in sede di rinvio a giudizio era caduto il reato più grave che riguardava Borzillo, quello di corruzione, essendo venuta meno l’ipotesi di uno scambio tra appalti e contributi elettorali: tuttavia il rinvio a giudizio, nel marzo 2024, indusse la Regione a disporre la revoca dell’incarico.
L’indagine della pm Savina Toscani esplose con le perquisizioni eseguite dalla Finanza nel 2018 ed è una costola del fascicolo che portò all’arresto dell’ex direttore generale dell’Arca (case popolari), Sabino Lupelli, e al rinvio a giudizio dell’ex capogruppo regionale Pd, Filippo Caracciolo. A Borzillo è contestato un appalto del 2018 da 68mila euro (più una variante da 13.132 euro) affidato direttamente a Frattini per la fornitura di un sistema elettronico attraverso una procedura che l’accusa ritiene sartoriale: a fare da intermediario tra Frattini e Borzillo sarebbe stato un ex assessore regionale della giunta Fitto, nel frattempo deceduto, con l’imprenditore che avrebbe segnalato a Di Bello e Corti le altre ditte da invitare alla procedura negoziata così da risultare unico partecipante. L’altro episodio è una selezione (fatta tramite agenzia interinale, i cui funzionari hanno scelto il rito abbreviato e sono stati assolti su richiesta della stessa Procura) per favorire alcune persone prescelte da Borzillo, tra cui pure il fidanzato della figlia. La difesa dell’ex manager ha chiesto al giudice che pure l’induzione indebita venga riqualificata in abuso d’ufficio, fattispecie non più prevista dalla legge come reato: se il Tribunale dovesse provvedere in questo senso, il processo sarebbe definitivamente chiuso. Ma la difesa ha da sempre respinto ogni accusa, ritenendo di non aver mai violato le procedure.
Borzillo è stato sospeso dall’incarico a luglio 2020, per 9 mesi, ed è stato reintegrato a febbraio 2021 in seguito alla revoca della misura cautelare disposta dal gip del Tribunale come conseguenza dell’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione: i giudici non ritennero sussistente il rischio di reiterazione. È rimasto al vertice dei Consorzi di bonifica per altri due anni, fino all’udienza preliminare in cui la Regione si è costituita parte civile (con l’avvocato Rita Biancofiore).
Così come quello a Borzillo, anche il processo nei confronti di Caracciolo rischia di essere travolto dalla prescrizione. Anche nel caso del consigliere regionale Pd una parte dei fatti (l’accusa di turbativa d’asta) risalgono al 2017-2018 e si prescriveranno nel corso del 2026.