Sabato 06 Settembre 2025 | 21:46

«A Bari gli ospedali reggono perché sono organizzati», parla il nuovo dg Fruscio

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

«A Bari gli ospedali reggono perché sono organizzati», parla il nuovo dg Fruscio

«L’emergenza? Pochi medici sulle ambulanze. Le liste d’attesa? Troppe prescrizioni inutili»

Martedì 18 Febbraio 2025, 12:39

BARI - Ha dovuto aspettare sei mesi, comprese le vacanze di Natale passate in ufficio ad attendere una firma. Ma da ieri Luigi Fruscio, barlettano, 47 anni, è ufficialmente il direttore generale della Asl di Bari. Al più giovane della pattuglia di manager della sanità pugliese è stata affidata l’azienda più importante, la terza d’Italia (dopo Milano e Napoli) per popolazione servita. Una grande responsabilità che arriva dopo una carriera tutta interna. «Dal primo all’ultimo giorno - dice Fruscio - mi dedicherò all’ascolto dei lavoratori e delle esigenze dei cittadini, attraverso gli stakeholder che raccolgono le richieste dal basso. E sono grato ad Antonio Sanguedolce e Vito Montanaro, due grandi esempi di manager sanitari, e ringrazio per la fiducia il presidente Michele Emiliano, l’assessore Raffaele Piemontese e tutta la giunta regionale».

I problemi non mancano, a partire dalle due emergenze nazionali: personale e liste d’attesa. Come siamo messi?

«La Regione ha autorizzato molte assunzioni per rimpinguare Pronto soccorso, chirurgie e tutte le necessità primarie delle aziende. Le liste di attesa vanno combattute intervenendo sulla domanda. Serve una alleanza con i medici di medicina generale per l’appropriatezza prescrittiva, perché non sempre gli esami richiesti sono gestiti con le priorità di urgenza corrette, e dobbiamo creare canali dedicati di presa in carico delle persone fragili».

Lei ritiene che la rete ospedaliera del Barese, la più importante della Puglia, risponda alle esigenze di assistenza?

«Sì perché intercetta i bisogni dei cittadini. All’interno della Asl Bari funziona correttamente l’organizzazione dipartimentale, che riesce a dare uniformità - per fare un esempio - alle sette unità operative di ortopedia. Significa che ogni singolo presidio ha sviluppato una sua specifica competenza, per cui al cittadino - sempre ad esempio - al momento della presa in carico viene segnalato che la chirurgia del piede e caviglia si fa ad Altamura, che le protesi si fanno a Putignano e che l’intervento al bacino ha il suo hub al Di Venere».

Anche la rete dei Pronto soccorso è adeguata?

«È uno dei settori in cui è stata rinforzata la presenza di medici e infermieri. Le scoperture al momento sono molto basse. Ma ci sono dei picchi fisiologici di accesso, come ad esempio in questi giorni per via dell’influenza che fa registrare numerosi accessi da parte delle persone più fragili. E questo crea attese per i cittadini».

Qual è la soluzione?

«Quando si svilupperà la rete dell’assistenza territoriale con le case di comunità, la rete dei Pronto soccorso sarà alleggerita. Il target fissato dal Pnrr è il 2026, ma ci sono esempi già avviati di aggregazioni funzionali come Castellana Grotte, Toritto, Noci e anche il quartiere San Paolo che è uno dei primi esempi in Puglia di aggregazione funzionale tra medici di base».

E l’assistenza ad anziani e non autosufficienti? Nel Barese è molto difficile trovare un posto in strutture sociosanitarie per chi non può pagare.

«Il tema è la corretta presa in carico. Telemedicina e teleassistenza portano l’ospedale a casa del paziente. Se riusciremo a sviluppare l’assistenza domiciliare la disponibilità di posti attuale potrebbe rivelarsi sufficienti. Vanno sviluppati i percorsi di dimissione protetta, che accanto alla figura dell’infermiere di famiglia lavora insieme al medico di medicina generale e all’infermiere di assistenza domiciliare. Ci arriveremo nel medio termine».

Parliamo del nuovo ospedale Monopoli- Fasano. La domanda è semplice: quando il primo paziente?

«Dal 20 luglio iniziano le procedure di trasferimento nella nuova struttura, un processo di trasferimento dal vecchio Ospedale San Giacomo al nuovo ospedale, che culminerà nella piena attivazione prevista per la fine di ottobre. Tutte le procedure di completamento delle gare sono in corso e sono partiti i lavori per le strade. Non ci sono ritardi sul cronoprogramma. È difficile dire quando verrà accolto il primo paziente, ma il range temporale è quello».

Serviranno nuove assunzioni?

«Trasferiremo integralmente il personale della vecchia struttura, sufficiente per l’apertura. Il potenziamento richiederà assunzioni».

Lei ora dovrà presentarsi alla conferenza dei sindaci. Cosa dirà?

«Dobbiamo creare una collaborazione tra sanità e sociale, affrontando i temi trasversalmente per dare maggiore chiarezza e disponibilità ai cittadini: devono avere le stesse informazioni alla Asl e dai Comuni».

Interpreto un sindaco della provincia di Bari. «Direttore, qui da noi l’assistenza territoriale è carente». Cosa risponde?

«Siamo riusciti ad avere presidi di assistenza territoriale anche nel più piccolo centro che è Poggiorsini. Quasi in ognuno dei 41 Comuni c’è una presenza della sanità territoriale. È difficile che ci sia un Comune sguarnito».

Vale anche per la rete dell’emergenza-urgenza?

«È vero che esiste una carenza di medici nel servizio 118, una carenza che mi preoccupa e che da noi ad esempio non esiste per i medici di famiglia: siamo all’86%, venti punti più alta della media nazionale. Però dal 1° marzo parte la centrale unica del 118, che per il momento rimarrà fisicamente nel Policlinico: ci consentirà di integrare ancora meglio il servizio».

Quale sarà il rapporto con la sanità privata?

«Dobbiamo ragionare in termini di domanda e offerta, sempre sulla base dei dati. Il privato accreditato deve lavorare con le strutture pubbliche per abbattere le liste».

Negli ultimi sei mesi diversi dipendenti della Asl Bari sono stati coinvolti in inchieste giudiziarie. La legalità non può non essere un tema.

«Informatizzazione e trasparenza dei processi sono un primo strumento per prevenire la corruzione, ma ci sono alcuni comportamenti che i poteri amministrativi non possono reprimere: noi possiamo responsabilizzare ancora di più i direttori delle singole unità operative. Non ho sottomano il dato, ma in questi anni sono state parecchie le sanzioni e i licenziamenti irrogati per garantire la legalità».

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