Bari - Il suo desiderio è stato esaudito. Proprio in prossimità di Nicola Violante, 75enne proprietario dello storico panificio Santa Teresa a Bari Vecchia, aveva annunciato la clamorosa chiusura. «Lavoro da quando avevo dieci anni: sono stanco, ma sogno che qualcuno spinga ancora il pedale per attivare il mio forno. Per cuocere focaccia, pane e taralli».
Trattativa lampo Ebbene, dopo una fruttuosa negoziazione, la fumata bianca è arrivata proprio nelle scorse ore con la stipula dell’atto di cessione: l’attività che sorge a pochi passi dalla chiesa intitolata alla Santa di Avila è stata rilevata da Tommaso Pepe, imprenditore già attivo nel settore della ristorazione e proprietario di locali quali l’«Alterno», «Pieno e Ripieno» e il «Drop» (tutti su corso Vittorio Emanule), nonché l’ex «Santeria» nella zona del Lungomare . «Mi sporco le mani con la farina da quando ero un bambino. Ho imparato il mestiere prima con mio nonno, poi con mio padre», prosegue Violante. «Purtroppo, le mie tre figlie non erano interessate a mandare avanti un’attività che dal 1950 è un riferimento nel quartiere». Pepe (assistito dal legale Michele Di Cillo) rileva, dunque, sia le «mura», sia l’attività con la formula «rent to buy» concessione del bene in godimento a titolo di locazione con opzione di acquisto.
Una storia preziosa Dopo la chiusura degli esercizi di Japigia e di via Ettore Ferramosca, il forno di Santa Teresa è l’unico «rotativo» rimasto non soltanto in città, ma nell’intera regione: un macchinario particolare che garantisce pane croccante». Per decenni i turisti in fila aspettavano di gustare la focaccia con il pomodoro. Ma non solo: il presidio della Città Vecchia è il riferimento proprio per la festa di Santa Teresa, tre le più intime e sentite del quartiere. Nel 2014, proprio dinnanzi al panificio, si suggellò il gemellaggio tra Bari e Avila, la città spagnola dove è nata la Santa. La sua storia narra anche dei pellegrini che acquistavano il pane con il buco al centro e lo legavano a una «zoca» per il viaggio di ritorno o del via vai delle nonne per infornare i dolci di Natale. All’interno campeggiano ancora le foto in bianco e nero, le navi in legno offerte dai marinai a Nicola in cambio di un tozzo di pane e l’effige di San Nicola vestito di carta pesta.
Nuovo corso con sorpresa L’attività ora è chiusa: presto cominceranno i lavori di ammodernamento, ma minimi per preservare essenza tradizionale del panificio. «L’aspetto più importante è aver salvato un presidio prezioso della città», afferma Tommaso Pepe. «Ora vogliamo riportarlo a nuova vita conservando, però, l’aspetto della tradizione e continuando la panificazione e la produzione della focaccia. Ma proveremo ad abbinare una veste innovativa con ulteriori introduzioni sullo stile dell’home restaurant cucinando piatti tipici baresi. Sono felice di annunciare che Nicola Violante ci accompagnerà in questo percorso: il forno rotativo è un’unicità con un funzionamento particolare ed è giusto affidarsi alla sua guida. Perciò, lresterà un volto fondamentale ed il panettiere di Santa Teresa».
«Il mio appello è stato raccolto, non potevo sperare di meglio», aggiunge Violante. «Il Panificio Santa Teresa continuerà a vivere ed è il più grande conforto. Ora potrò riprendere a passarci davanti con speranza: quando ho chiuso, non ci riuscivo, mi sentivo male nel vedere la zona completamente svuotata. È vero: resterò vicino a Tommaso Pepe almeno nella fase iniziale del progetto. I macchinari sono complessi per chi non li conosce, ma occorre che funzionino a pieno regime. Avevo detto di essere stanco, ma ora l’attività sarà gestita da un manager preparato con tante idee e dedicarmi per un po' soltanto all’attività di panettiere mi farà sentire più vivo».
Verso la riapertura Scatta ora il conto alla rovescia per la riapertura. «Il bene è sotto la tutela della Sovrintendenza, pertanto le tempistiche dell’apertura seguono un complesso iter burocratico», svela Pepe. «Però, avrei un sogno: inaugurare il 15 ottobre, proprio nel giorno di Santa Teresa che rappresenta un’occasione di grande partecipazione per l’intera comunità della Città Vecchia».