BARI - Rumori di passi e di mobili spostati o caduti, qualcuno anche urla. È quello che alcuni vicini di Francesco Dogna, il 63enne trovato morto mercoledì mattina nella sua casa nel quartiere Santo Spirito, hanno raccontato di aver sentito la sera prima. La morte dell’uomo, impiegato e incensurato, resta un giallo. Un omicidio che non soltanto non ha ancora un sospettato, ma neppure un movente al momento ipotizzabile. Il corpo di Dogna è stato trovato dal cognato e da un vicino in una pozza di sangue. Ammazzato a coltellate in quello che sembra l’epilogo di una violenta colluttazione, dal momento che le tracce di sangue - forse del killer - arrivano fino in strada.
Il litigio di cui qualcuno ha parlato lascia intendere che la vittima abbia aperto la porta di casa all’assassino, quindi non è escluso che lo conoscesse. È per questo che si scava ora nella sua vita privata, negli ultimi contatti telefonici, nei tabulati e nei messaggi alla ricerca di indizi utili a ricostruire le ore che hanno preceduto il delitto. Neppure è escluso, però, che Dogna sia stato ucciso brutalmente in una rapina finita male: il che spiegherebbe la casa trovata in disordine e la colluttazione. Anche se sulla porta di ingresso non sono stati rilevati segni di effrazione. La mattina dell’8 gennaio la sorella del 63enne e suo marito, preoccupati perché non avevano sue notizie dal giorno prima, sono andati a casa, dove viveva solo. Avevano le chiavi della porta ma non del cancello e si sono fatti aprire da un vicino. La sorella è rimasta fuori e i due uomini sono entrati. La porta era chiusa, senza le mandate date alla serratura. Il killer, quindi, dopo aver lasciato Dogna in una pozza di sangue, forse già morto, avrebbe chiuso il portone dietro di sé per poi fuggire. Andando via - portando via presumibilmente il coltello insanguinato - avrebbe lasciato sulle scale e sull’asfalto tracce di sangue: se sia il suo o quello della vittima toccherà agli accertamenti scientifici stabilirlo. Le tracce rosse si interrompono dopo qualche decina di metri, forse dove è salito a bordo della macchina che gli ha assicurato la fuga.
Il fascicolo d’inchiesta sull’omicidio, affidato ai carabinieri e coordinato dalla pm Carla Spagnuolo, si sta muovendo quindi senza escludere alcuna pista, dalla vendetta personale al litigio culminato in tragedia alla rapina degenerata. Gli investigatori stanno sentendo dalle prime ore familiari, vicini di casa, colleghi e amici: vogliono capire non soltanto se ci sono testimonianze utili sul delitto (cioè chi può aver sentito qualcosa, urla e rumori), ma anche se dal racconto della sua vita privata emergano moventi possibili, nemici, vecchi rancori.
Su un altro piano le indagini si muovono alla ricerca di prove scientifiche: le immagini delle telecamere di videosorveglianza che potrebbero aver immortalato il killer. I carabinieri stanno acquisendo i video di tutti i dispositivi della strada, compresi quelli delle case private. Una telecamera si trova proprio sull’isolato, a pochi metri dall’ingresso del civico 14 - in cui viveva la vittima -, e potrebbe aver immortalato l’autore dell’omicidio sia al suo arrivo che nella fuga dopo il delitto. Definito da tutti un uomo tranquillo e senza problemi, Dogna non era sposato e non aveva figli. La zona, popolatissima in estate, in inverno è molto tranquilla e silenziosa, data la grande presenza di b&b e case vacanza normalmente vuote nei mesi più freddi, ma qualche testimonianza è già stata raccolta.
Ancora, si analizzeranno i tabulati telefonici e il contenuto del cellulare della vittima. Non ultima, l’autopsia. L’incarico sarà conferito oggi al dottor Davide Ferorelli, dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. Causa della morte, forse dissanguamento a causa delle ferite d’arma da taglio sul corpo, ma anche tipo di coltello, direzione e numero dei colpi, segni di colluttazione e quindi eventuali tracce del killer sulla stessa vittima. Se Dogna si è difeso, è possibile che sotto le unghie della mani ci sia il dna dell’assassino. E se il killer si ferito, oltre alle tracce ematiche per strada, potrebbe aver lasciato tracce anche nell’appartamento, in una palazzina in via Torino, a due passi dal porto. I rilievi della scientifica sono stati già fatti alla ricerca di eventuali impronte digitali altri elementi riconducibili all’omicida.