BARI - Abbandono di minore seguito da morte. È l’ipotesi di reato attorno alla quale ruota l’indagine della Procura sul bimbo trovato senza vita ieri mattina nella culletta termica della chiesa di San Giovanni Battista a Poggiofranco. L’inchiesta della Polizia, coordinata dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e al momento a carico di ignoti, dovrà accertare tempi e cause della morte del neonato, ma anche se - come gli inquirenti sospettano - la culla non abbia funzionato. Sono dunque due i binari su cui si muoveranno le verifiche. Da un lato l’autopsia e dall’altro una consulenza sul dispositivo termico.
L’AUTOPSIA - L’incarico per l’autopsia sarà conferito oggi al professor Biagio Solarino dell’istituto di Medicina legale del Policlinico e molto probabilmente anche ad un neonatologo. Gli accertamenti proveranno ad accertare l’età del neonato (potrebbe aver avuto un paio di settimane di vita), il momento della morte e le cause: se cioè dovuta a patologie o al freddo. Sul corpicino non ci sono chiari ed evidenti segni di violenza. La pelle del piccolo, abbandonato presumibilmente tra la tarda serata del 1 gennaio e l’alba di ieri, era livida ma questo non indica automaticamente un decesso per ipotermia. Nella culla, comunque, non sono stati trovati né biglietti né effetti personali del piccolo.
GLI ACCERTAMENTI SULLA CULLA - Parallelamente si procederà alle verifiche sulla culla termica. Accanto agli aspetti sanitari e medico legali, infatti, la Procura vuole capire se qualcosa non abbia funzionato. La Scientifica ha fatto i primi rilievi e poi il dispositivo è stato sottoposto a sequestro per svolgere accertamenti sul corretto funzionamento del sistema di allarme collegato alla culla: se infatti un peso viene inserito al suo interno, in automatico scattano la ventilazione e la chiamata al cellulare del parroco, don Antonio Ruccia e al 118. Il telefono, però, ieri non ha squillato. Non solo: l’incubatrice non si è attivata, cioè era spenta, fredda, mentre invece avrebbe dovuto riscaldarsi una volta che il neonato fosse stato adagiato al suo interno. A tal fine già ieri mattina, subito dopo la tragica scoperta, è stato sentito il tecnico che si occupa del dispositivo. Gli inquirenti vogliono capire anche chi avesse la responsabilità della sua manutenzione e attivazione, ammesso che si accerti un guasto o un errore nel sistema di allarme.
LE INDAGINI DELLA POLIZIA - Le indagini della Polizia, quindi, dovranno ricostruire quanto accaduto cerando di definire cosa non ha funzionato nel sistema di soccorso. A partire dalla acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. La «culla della vita» garantisce l’anonimato a chi scelga di affidarle un bambino. La ricerca dei video, quindi, non è finalizzata ad identificare la persona che ha abbandonato il neonato (tranne se l’autopsia dovesse accertare che il piccolo era già morto quando è stato lasciato nella culla), ma a ricostruire i tempi di quella che, al di là delle eventuali responsabilità, resta una tragedia.
IL NEONATOLOGO - «Sono triste perché è morto un bambino. Dietro ci sarà un dramma inimmaginabile» sono le parole di Nicola Laforgia, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bari, che nelle due precedenti occasioni - nel 2020 e nel 2023 - si era preso cura in reparto dei neonati trovati nella stessa culla termica. «Andrebbe rimarcata la possibilità per chiunque di partorire nel più completo anonimato in ospedale - aggiunge il professor Laforgia - assicurandosi le cure per la gestante e per il neonato».
Già in passato un malfunzionamento della culla: il racconto del portiere
Il portiere di un condominio signorile passeggiava avanti e indietro, è addolorato e infuriato: «Anche l’altra volta non funzionò (il sistema della culla; ndr). Fu una donna delle pulizie che fumava qui giù, a sentire i pianti e a dare l’allarme». Come si ricorderà, quella culla termica altre volte ha salvato i bambini: nel 2020 un maschietto, Luigi, e durante l’antivigilia del Natale 2023 una femminuccia, Maria Grazia.
Saranno gli accertamenti della Scientifica e quelli autoptici a stabilire cosa è accaduto a questo piccolo angelo bruno che non diverrà mai grande.
Il prete: una settimana fa un black out
«Una settimana fa siamo stati senza corrente. L’Enel ha cercato di rimediare, di riparare il guasto in quel momento perché arrivavano le festività natalizie. Ci hanno detto che sarebbero ritornati e so che stanno facendo lavori da qualche giorno». È quanto riferisce don Marco Simone che in questi giorni è al lavoro nella chiesa di San Giovanni Battista a Bari accanto alla quale c'è la culla termica in cui ieri è stato trovato un neonato senza vita.
Il sacerdote era in parrocchia al momento del ritrovamento. "Avevo finito di celebrare un rito funebre e ho notato il trambusto - racconta - mi sono avvicinato e ho visto il bimbo avvolto in una coperta e portato via». «Sono dispiaciuto perché altre volte quella culla ha salvato bambini. Non è stato così ieri e questo ci lascia perplessi e addolorati», continua. «Non avremmo mai voluto che si verificasse una tragedia del genere», conclude. Il parroco della chiesa, don Antonio Ruccia, ieri era a Roma e ha spiegato che il suo cellulare, collegato a un dispositivo che lo avverte quando un bimbo viene lasciato nella culla, non ha squillato.
Saranno gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Bari a chiarire cosa non ha funzionato ieri nella culla termica. L'autopsia sul corpicino del neonato, prevista per oggi, è stata rinviata. Intanto fonti vicine all'Enel dicono che l'erogazione dell'energia è stata regolare. Riemergono dubbi quindi sull'ipotesi blackout.