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Bari, neonata lasciata nella culla termica e trovata da Don Antonio, parroco di S.Giovanni Battista: «Dopo un anno non ho sue notizie»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Bari, neonata lasciata nella culla termica e trovata da Don Antonio, parroco di S.Giovanni Battista: «Dopo un anno non ho sue notizie»

«La sua storia è un simbolo del momento: la crisi delle nascite è preoccupante. Non so nemmeno se sia stata battezzata. Prego per lei ogni giorno, così come per tutti i bambini»

Giovedì 02 Gennaio 2025, 10:19

BARI - La sua storia aveva commosso un’intera comunità nel Natale 2023. Ora, a distanza di un anno, la persona che l’ha accolta salvandole la vita non ha più sue notizie.

LA VICENDA DI MARIA GRAZIA Il 23 dicembre 2023, una bambina era stata lasciata sull’uscio della Chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco. Era in una culla termica, dotata di un sensore che, al movimento del neonato, allerta il cellulare di Don Antonio Ruccia, parroco di San Giovanni. «Dissi all’epoca che è stato il mio grande dono natalizio e lo ribadisco oggi con convinzione ancora maggiore», afferma Don Antonio che, peraltro, già nel 2020 aveva trovato un altro bambino, Luigi, in condizioni analoghe. «Non può esserci giudizio in queste vicende: nessuno può immaginare il dolore alla base del prendere atto di non potersi prendere cura del proprio piccolo». La bimba fu chiamata Maria Grazia: era in buone condizioni di salute, ma precauzionalmente fu ricoverata in terapia intensiva nel reparto di neonatologia del Policlinico, seguita dal primario Nicola Laforgia. In pochi giorni giunsero decine di richieste di adozioni per lei. «Fino al 6 febbraio, sono andato tutti i giorni a trovarla», racconta ancora Don Antonio. «Poi la sua situazione è stata presa in carico dal tribunale dei minori e per motivi di privacy non ho più ricevuto informazioni. Non so nemmeno se sia stata battezzata. Prego per lei ogni giorno, così come per tutti i bambini perché viviamo un momento storico davvero unico e preoccupante».

CRISI DI NASCITE E VALORI Il capoluogo, in effetti, sta attraversando, come molte altre grandi città italiane, una forte contrazione della natalità. La tendenza dell’ultimo lustro è evidente: si registra circa un 30% in meno di nuovi nati ad anno, le culle sono sempre più vuote e non arrivano a coprire i decessi. Non a caso, la previsione per il 2030 certificherebbe un evidente calo demografico.

«La città si sta inesorabilmente impoverendo», denuncia Don Antonio. «E il problema non si riduce soltanto all’occupazione o alle difficoltà economiche. Vedo proprio una crisi evidente dei valori morali, della fiducia nella vita. Le famiglie non pensano ai figli, piuttosto ambiscono alle carriere, hanno altri obiettivi. È come se le ultime generazioni di adulti fossero dominate dall’ansia e dalle preoccupazioni, ma ancora più allarmante è la mentalità degli adolescenti e dei giovani: salvo le dovute eccezioni, mi sembrano tutti rapiti dalla tecnologia, dai social. Dove sono finiti sogni e obiettivi? E poi vedo poca voglia di credere nel territorio: chi ha la possibilità, scappa via subito, magari scegliendo percorsi di studi che, invece, a Bari vantano grandi professionalità. Mi rendo conto che si tratta di un problema troppo complesso da affrontare con poche riflessioni, ma se non cominciamo a porci seriamente il problema, arriveremo al punto che sarà tardi per risolverlo».

A Poggiofranco una sola classe di nuova catechiesi Le Parole di Don Antonio Ruccia trovano puntuale conferma nei numeri. La chiesa di San Giovanni Battista è un assoluto riferimento per il quartiere Poggiofranco, eppure i bambini neo iscritti al catechismo sono davvero pochi. «I bimbi di terza elementare che hanno cominciato il percorso in comunità sono soltanto 22 in un rione di quasi novemila abitanti. In altri tempi, si formavano più classi, ora a stento ne abbiamo composta una. Nel nostro piccolo proviamo ad essere vicini alle famiglie, ma la problematica psicologica è generale e profonda. Non conosco le radici della storia di Maria Grazia, ma sono certo che tante situazioni sono simili o addirittura più delicate. La sua vicenda, in ogni caso, aveva generato una catena di solidarietà così forte da doverci ricordare che la vita resta il dono più prezioso».

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