BARI - «Nel bilanciamento tra i due opposti interessi occorre dare prevalenza all’interesse pubblico diretto ad evitare ulteriori ingenti esborsi di pubblico denaro (tuttora necessario per il pagamento dei canoni di locazione relativi agli stabili attualmente adibiti ad uffici giudiziari)». È la motivazione secca con la quale il Consiglio di Stato ha definitivamente respinto in fase cautelare il ricorso del Consorzio Stabile Impero di Roma sulla gara per l’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dei lavori di realizzazione del Parco della Giustizia nelle ex caserme Milano e Capozzi di Bari.
La battaglia sull’opera per il momento quindi è chiusa con l’ordinanza della quinta sezione di Palazzo Spada (presidente Francesco Caringella) che ha respinto l’appello contro la precedente decisione dei colleghi baresi del Tar. Al centro della contesa c’erano i tempi, ritenuti troppo stretti, che l’Agenzia del Demanio - stazione appaltante del progetto - ha previsto per la presentazione delle domande di partecipazione. Inizialmente la gara (pubblicata il 16 settembre) da circa 400 milioni di euro - stanziati quasi interamente dal Ministero della Giustizia - per la futura sede degli uffici giudiziari baresi che sorgeranno nelle ex Casermette di Carrassi - aveva come scadenza il 16 ottobre, poi prorogata al 4 novembre. A seguito di un primo ricorso del Consorzio romano, il Tar Puglia aveva poi fissato una udienza il 20 novembre per discutere la questione, ordinando una ulteriore proroga di venti giorni, con nuova scadenza, quindi, il 26 novembre. All’esito dell’udienza collegiale - poi - i giudici hanno ritenuto di non accogliere la richiesta della società di bloccare la procedura, che dunque è andata avanti.
Il Consorzio il 3 dicembre, quindi sette giorni dopo la data di scadenza del bando, ha impugnato la decisione del Tribunale amministrativo barese ma il Consiglio di Stato ha respinto dieci giorni fa l’istanza d’urgenza - perché ormai la «deadline indicata in appello» era «già spirata» - rinviando la decisione di una settimana. All’esito dell’udienza, che si è celebrata il 17 dicembre, i giudici hanno respinto la pretesa del Consorzio romano, assistito dall’avvocato Federico Tedeschini, considerando anche «che il ricorso di primo grado potrebbe rivelarsi tardivamente proposto». Ma la vera ragione del rigetto sembra risiedere nell’interesse a realizzare quanto prima l’opera, dal momento che Procura e Tribunale penale sono al momento allocati nelle due ex torri Telecom in via Dioguardi, a Poggiofranco, di proprietà privata e quindi in fitto per diversi milioni di euro ogni anno.
Nell’attesa che la questione si definisse una volta per tutte nelle aule di giustizia, il Demanio stava comunque andando avanti con le procedure. Dopo la scadenza del bando, il 26 novembre, si attende a giorni la nomina della commissione che valuterà le offerte pervenute (che non si conosceranno ufficialmente fino all’apertura delle buste, forse - a questo punto - dopo l’esito del ricorso).
Il progetto prevede la realizzazione di un grande parco pubblico destinato a ospitare tutti gli uffici giudiziari di Bari trasformando un’area inutilizzata da anni in uno spazio riqualificato per il quartiere e in relazione con la città. I quattro palazzi di giustizia sorgeranno tutti sul lato sud (a nord ci sarà il parco verde da 77mila mq con 900 alberi e percorsi ciclabili). Avranno una disposizione a corte, come a comporre un quadrifoglio, e dal livello interrato, in cui saranno collocati i parcheggi riservati agli addetti ai lavori, i depositi, gli archivi e gli ambienti di servizio, si eleveranno fino a tre o quattro piani. Uno sarà dedicato a Tribunale penale e Procura; il secondo al Tribunale civile; il terzo a Corte d’Appello e Procura generale; il quarto a Tribunale di Sorveglianza, Tribunale dei Minorenni e Giudice di Pace.