BARI - Rischia una condanna a 2 anni di reclusione Leonardo Milella, ex primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari dove il 19 settembre 2017 morì la 12enne Zaray Tatiana Coratella Gadaleta per una ipertermia maligna dopo un intervento di riduzione di una frattura al femore, procurata da una banale caduta mentre giocava in un parco. Milella è a giudizio con l’accusa di omicidio colposo e nei suoi confronti la Procura ha chiesto nei giorni scorsi la condanna a 2 anni. Nella stessa udienza la famiglia della vittima, costituita parte civile con l’avvocato Michele Laforgia, ha chiesto un risarcimento danni di un milione di euro.
All’ex primario si contesta di non aver diagnosticato in tempo la patologia congenita di cui soffriva la bambina, somministrandole in ritardo un farmaco salvavita, che peraltro mancava in sala operatoria, quando la 12enne era stata ormai trasferita in terapia intensiva con una febbre di 43,6 gradi.
Il lungo dibattimento - stando alla ricostruzione di accusa e parte civile - avrebbe dimostrato che l’intervento chirurgico di riduzione della frattura del femore cui è stata sottoposta Zaray poteva e doveva essere differito al fine di verificare la tipologia di anestetici da inoculare alla paziente, in considerazione del valore alterato del CPK e della assenza di informazioni anamnestiche circa l’ipertermia maligna. All’arrivo del dottor Milella (intorno alle 10.50), a operazione chirurgica conclusa, tali elementi avrebbero dovuto comportare la diagnosi di ipertermia maligna, con conseguente somministrazione del Dantrium; l’imputato, invece, avrebbe indagato altre ipotesi diagnostiche sino alle 12.15 (quando fu effettuato l’ecocardiogramma), omettendo di procedere tempestivamente alla somministrazione del farmaco salvavita. In ogni caso, il Dantrium non era disponibile né in sala operatoria, né in terapia intensiva e fu richiesto d’urgenza alla farmacia dell’Ospedale pediatrico, per essere somministrato solo a partire dalle 13.00 circa. Qualora fosse stato disponibile e somministrato entro trenta/quaranta minuti dall’arrivo in sala operatoria di Milella, il farmaco avrebbe potuto salvare la vita della piccola paziente.
Sulla questione del farmaco l’ex primario è attualmente indagato in un separato fascicolo anche per il reato di falso per aver annotato nella cartella clinica che il il medicinale era stato somministrato già alle 11.30, quando invece la paziente lo avrebbe ricevuto solo alle 13. Del resto il ritardo nella somministrazione del farmaco è uno degli aspetti che vengono ritenuti causa del decesso e quindi contestati al medico. La dotazione di 48 flaconi di quel particolare antidoto è obbligatoria tanto in sala operatoria, quanto in terapia intensiva. In questo caso non solo il Dantrium non era disponibile, ma, quanto meno in sala operatoria, l’ultimo approvvigionamento risaliva a giugno 2015 e quindi sarebbe comunque risultato scaduto a giugno 2017.
Nell’ambito della stessa vicenda, per il reato di omicidio colposo, ha già patteggiato la pena a 14 mesi di reclusione l’anestesista che durante l’intervento ortopedico avrebbe somministrato per l’anestesia generale un farmaco controindicato in caso di patologie congenite come quella di cui soffriva l’adolescente.