BARI - Le presunte infiltrazioni del clan Parisi nell’Amtab, circostanza che ha portato il Tribunale di Bari, sezione misure di prevenzione, a disporre l’amministrazione giudiziaria della società che gestisce il trasporto pubblico a Bari, avrebbero avuto vita facile in azienda. “La gravità e la pericolosità del fenomeno investigato - si legge infatti nelle carte giudiziarie - appare ancor più rilevante se si considera che l’infiltrazione all’interno della più grande azienda municipalizzata della Regione Puglia ha beneficiato di una tolleranza di fatto da parte dei suoi amministratori”.
Da un lato, dunque, le manovre di Tommaso Lovreglio, Massimo Parisi e Michele De Tullio, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall’avere agevolato il clan Parisi avendo imposto assunzioni, e che si sarebbero relazionati con facilità ai vertici e dirigenti dell’azienda nel periodo compreso tra agosto 2018 e agosto 2020. Dall’altro, qualcosa che non ha funzionato nelle policy interne dell'azienda (ribadiamo vittima delle condotte contestate), se la magistratura inquirente barese punta il dito contro quelle che appaiono omissioni degli amministratori che “avrebbero dovuto predisporre un effettivo sistema di controlli piuttosto che assecondare, gli interessi di una delle più potenti consorterie criminali della provincia di Bari”.
Un fattore che, stando alle indagini condotte dagli agenti della Squadra mobile di Bari e dello Sco di Roma, “oltre a rappresentare un personale tornaconto economico per gli esponenti del clan, si è rivelato un utile strumento per affermare prestigio e potere del clan, estrinsecatosi nell’offerta di posti di lavoro”. Un passo dopo l’altro, l’azienda pubblica sarebbe diventata così “un vero e proprio “ufficio di collocamento” per uomini e donne che in qualche modo - per parentela o amicizia - sono vicini al sodalizio criminale”.
Al punto che, sempre stando alle indagini, persino i locali dell’Amtab vengono utilizzati "come luogo sicuro in cui gli uomini del clan Parisi discorrono liberamente di vicende di mafia, svelano gravi e reiterate condotte e delineano il vero e proprio sistema illegale di assunzioni”. In questo modo il clan era “sempre in grado di dare risposte, anche quando si trattava “di una mera lite tra colleghi di lavoro”, ritiene sempre la Direzione distrettuale antimafia. Un esempio? “Il dipendente punito o che ha avuto una discussione con il proprio collega o referente lavorativo, ricorre, per sistemare la questione, ad un esponente dei Parisi che, ovviamente, la sistema”.