Sabato 06 Settembre 2025 | 14:16

«Bari, Amtab infiltrata dai clan», società trasporti del Comune in amministrazione giudiziaria: «Assunti parenti dei boss»

 
Isabella Maselli, Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini

Reporter:

Isabella Maselli, Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini

«Amtab infiltrata dai clan», scatta l'amministrazione giudiziaria: «Assunti parenti dei boss»

Un pentito: «Ecco come truccavano i concorsi». Il procuratore Rossi: «Ma l'amministrazione della città è sana»

Lunedì 26 Febbraio 2024, 13:43

17:12

BARI - L’Amtab di Bari sarebbe stata infiltrata da «parenti di affiliati al clan Parisi», i cui esponenti agivano «nella totale convinzione di poter disporre della società uti dominus, potendo decidere chi doveva essere assunto e in quale ordine». E’ la motivazione del provvedimento con cui il Tribunale di Bari ha posto Amtab in amministrazione controllata, nominando amministratore un avvocato romano, Luca D’Amore, che dovrà affiancare la società del Comune nell’attività ordinaria.

Nel provvedimento si legge la ricostruzione di quanto avvenuto nel 2018 quando «sono state registrate tre conversazioni intercorse tra Lovreglio Tommaso e Carrassi Luigi (fratello della moglie di Lovreglio Vito, fratello maggiore di Tommaso), a cui lo stesso Tommaso aveva promesso un posto di lavoro. I dialoghi, legati da un comune denominatore, contengono il racconto di quanto posto in essere da Lovreglio per addivenire ad ottenere, con l'imposizione, ben quattro assunzioni temporanee per gli addetti alla sosta - in occasione dello svolgimento della Fiera del Levante - che egli vuole destinare a persone in qualche modo vicine alle famiglie Parisi-Lovreglio. Tra questi, vi è anche il suo attuale interlocutore.
Amtab infatti, ha in affidamento la gestione delle aree di sosta a pagamento nella città di Bari, oltre che di alcune aree di sosta periferiche chiuse. In occasione di grandi eventi pubblici che richiamano una innumerevole presenza di partecipanti, come la Fiera del Levante, concerti, partite di calcio ecc., l'azienda, per acquisire personale, fa ricorso ad Agenzie per il Lavoro la cui attività consiste nel ricercare e selezionare risorse umane, mediante colloqui, al termine dei quali, solo alle persone considerate idonee verrà proposto un contratto di lavoro a tempo determinato».

Secondo il Tribunale di prevenzione (presidente relatore Giulia Romanazzi) «le interlocuzioni di Lovreglio sono risultate, oltre che pienamente credibili, in grado di dimostrare come costui si arroghi la facoltà di controllare alcune assunzioni all'interno dell'azienda di trasporti pubblici denominata Amtab, in cui egli stesso è impiegato, favorendo uomini e donne vicini al clan. Di qui la contestazione del reato di estorsione aggravata».

Delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’Amtab «e conseguenti assunzioni clientelari di soggetti legati e/o vicini ad ambienti criminali» ha parlato un pentito, Nicola De Santis, in un interrogatorio del gennaio 2019 in cui ha fatto anche il nome di Antonio Decaro (assolutamente estraneo all’indagine). «Parisi Massimo è stato mio amico e collega dell'AMTAB. Sono numerosi gli affiliati del quartiere Japigia assunti nella società e per citarne solo alcuni vi erano Tommaso Lovreglio, figlio di Battisti GRIMALDI Marino, LAFIRENZE Michele, LAFIRENZE Nicola, DE TULLIO Michele, FRANCO Gaetano».

Il collaboratore di giustizia ha detto in particolare che «per quanto riguarda l'assunzione di Parisi Massimo all'AMTAB, ricordo che questi si era impegnato nelle campagne elettorali di De Caro e Giorgio D'Amore (attuale consigliere comunale del centrosinistra, ndr) alla circoscrizione zona Japigia Torre a Mare tra il 2008 e il 2010; gli incontri sono avvenuti circa 7 mesi prima o al massimo un anno prima dell'assunzione successiva di PARISI Massimo all'Amtab. Comunque, si trattava di elezioni locali e Decaro era all'assessorato dei Trasporti. Alla riunione che avvenne nei pressi di un bar nella piazza di Torre a Mare, area pedonale, partecipai anche io e vi erano Decaro, il padre Giovanni, D'AMORE Giorgio, PARISI Massimo, DE TULLIO Michele ed altri. DE TULLIO Michele mi disse che dovevamo sostenere Decaro e PARISI Massimo sarebbe stato così assunto. Ricordo che avevano contatti con lo "Studio Staff" di Roma. Questa agenzia ha organizzato il concorso per autisti e questi avevano agevolato molti candidati con il trucco del cambio del codice a barra che, di fatto, ha agevolato soggetti non preparati che usufruivano dei risultati positivi di altri. Tra questi vi era PARISI Massimo che aveva avuto garanzie da LOZITO Nunzio all'epoca direttore dell'Amtab». Il pentito aveva già parlato della gestione delle aree di sosta del Palaflorio, in occasione dei grandi concerti, da parte del clan Parisi: "Tra i parcheggiatori abusivi del clan vi erano il figlio di Mames (Parisi, ndr), Cesare, il fratello di Marino Antonio e nipote dello stesso Michele [De Tullio, ndr], Parisi Nicola fratello di Savino detto "Mbccius" e altri ragazzi. Michele di fatto li copriva e diceva ai suoi sottoposti di non interferire. De Tullio garantiva comunque una entrata nelle casse comunali per non creare sospetti. Questo avviene anche nelle aree dello Stadio San Nicola, Fiera del Levante. Sono a conoscenza di questo perché io dal 1999 lavoravo in una agenzia di sicurezza dei concerti".

DECARO ESTRANEO A OGNI SOSPETTO, ROSSI: "L'AMMINISTRAZIONE DELLA CITTA' E' SANA"

Il racconto del collaboratore De Santis va però contestualizzato, premettendo che l'indagine aperta sulle sue dichiarazioni è stata archiviata diversi anni fa. Gli approfondimenti effettuati all'epoca non hanno riscontrato alcuna ingerenza dei clan sull'elezione di Decaro, all'epoca dei fatti soltanto assessore tecnico nella giunta Emiliano (primo mandato), e successivamente candidato al Parlamento e alla Regione. Anche per questo non era ipotizzabile un intervento del clan a favore di Decaro. Decaro si è candidato per la prima volta nel 2009, mentre l'incontro di cui si parla è del 2008. Lo stesso procuratore distrettuale di Bari, Roberto Rossi, ha spiegato che "l'amministrazione della città è sana" proprio per escludere qualunque sospetto sul sindaco in carica.

I RISCONTRI DELLA POLIZIA

Nel 2018 la polizia delegata dalla Procura di Bari ha accertato che tutte le persone nominate dal pentito erano effettivamente dipendenti dell'Amtab: Michele De Tullio, Gaetano Franco, Marino Grimaldi, Michele e Nicola Lafirenze, Giuseppe Magrone e Marco Manzari. Altri tre (Tommaso Lovreglio, nipote di Savinuccio, Massimo Parisi, fratello del boss, e Michele De Tullio, zio di Tommaso Lovreglio), dipendenti dell'Amtab, sono finiti in carcere nell'ambito dell'indagine sul voto di scambio politico-mafioso, per estorsione con l'aggravante della mafiosità. Altre assunzioni sarebbero state imposte anche nel 2019: tra queste quella di Tommaso Gargano, cugino di Tommaso Lovreglio. 

Anche per questo il Tribunale ha ritenuto che sussistono "sufficienti indizi" per ritenere «che il libero esercizio di determinati settori economici gestiti da AMTAB S.p.A., sia direttamente o indirettamente sottoposto alle condizioni di intimidazione o di assoggettamento previste dall'art. 416-bis c.p. (ipotesi dell'impresa vittima). La descritta impostazione risulta confermata dalla circostanza che il Del Core, (sia nel capo di incolpazione che nella valutazione del Gip), figura quale vittima del reato di estorsione. Dalla richiesta emerge l'esistenza di una relazione soggiacente tra Del Core, responsabile dell'area sosta dell'AMTAB spa e Lovreglio Tommaso, figlio di Lovreglio Battista, quest'ultimo cognato e uomo di fiducia del boss Savino Parisi, capo indiscusso dell'omonimo clan, la cui mafiosità risulta acclarata in numerosi provvedimenti giurisdizionali irrevocabili».

DECARO: “BENE INTERVENTO MAGISTRATURA. AZIENDA PRONTA A COLLABORARE”

“Da quando sono stato eletto sindaco ho fatto del contrasto alla mafia barese una battaglia quotidiana - commenta il sindaco Antonio Decaro -. Ho sempre sfidato a viso aperto e denunciato i clan. Ma è evidente che questo non è e non potrà mai essere sufficiente. Il lavoro, purtroppo, è ancora lungo e faticoso, e l’aiuto delle Forze dell’ordine e della Magistratura è determinante. Ora il consiglio di amministrazione di Amtab, affiancato dall’amministratore giudiziario con i suoi poteri straordinari, potrà fare definitivamente luce su tutte le opacità che riguardano l’azienda, facendo compiere alla città un altro passo verso la liberazione dal cancro della criminalità organizzata”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)