BARI - Un altro fallimento di una società dell’imprenditore Vito Fusillo costa un nuovo processo a Marco e Gianluca Jacobini, ex vertici della Banca Popolare di Bari già a giudizio per falsi in bilancio e reati societari. Stavolta si tratta di Immobil Icon e Logistica Sud, due controllate della Maiora di Fusillo fallite con un «buco» di 25 milioni. Una indagine che ha portato il procuratore di Bari, Roberto Rossi e il pm Lanfranco Marazia fin dentro le stanze del Vaticano: grazie alle rogatorie hanno infatti collegato l’acquisto dell’hotel Delle Nazioni di Bari ai soldi dell’Obolo di San Pietro, le offerte raccolte per le opere di carità e finite invece a finanziare per 200 milioni una spericolata operazione sull’asse Bari-Lussemburgo.
Le accuse riguardano 10 persone, che rispondono a vario titolo di concorso in bancarotta fraudolenta e riciclaggio: l’udienza preliminare è fissata al 19 aprile davanti al gup Giuseppe De Salvatore. Oltre agli Jacobini e Fusillo ci sono gli ex amministratori Nicola Valerio Lamanna e Vincenzo Trono, l’ex vicedirettore generale Gregorio Monachino e l’ex dirigente Nicola Loperfido di PopBari, i finanzieri Massimo Catizone, e Raffaele Mincione e Girolamo Stabile.
Il fulcro di tutta la vicenda è il fondo lussemburghese Athena Capital Commodities, ritenuto riconducibile a Mincione, in cui ha investito anche il Vaticano. Nel dicembre 2014 Athena ha acquistato per 9,1 milioni 26 quote del Fondo Tiziano - comparto San Nicola rilevandole da Immobil Icon e Imco. Il Fondo Tiziano, costituito nel 2011, aveva comprato l’hotel delle Nazioni grazie a un finanziamento da 33 milioni della PopBari. A vendere l’albergo era stata la Maiora, che a sua volta lo aveva comprato (per 19 milioni) e ristrutturato con un mutuo della stessa Popolare.
La Procura di Bari ritiene che questo sia un esempio di quelle «operazioni circolari» con cui la Popolare spostava i rischi dalle società di Fusillo agli immobili. È stato lo stesso Fusillo a spiegarne il contesto. «Le Nazioni fu comprato a 19 e rotti milioni, che non li valeva proprio, però il Comune (di Bari, ndr) per sanare il suo bilancio aveva bisogno di 19 milioni e rotti. Jacobini (Marco, ndr) mi disse che quell’operazione dovevamo farla noi. Io la feci... Dopo la ristrutturazione, che ci vollero altri 12 milioni, l’immobile valeva 30 milioni, 30-33 milioni di costi, l’affitto non reggeva». E così entra in campo Athena. Solo che i soldi arrivati dal Lussemburgo vengono usati da Maiora per rimborsare PopBari, svuotando Icon e Imco che falliscono: per la Procura si tratta di un’operazione in frode ai creditori.