BARI - Il fatto storico è che da 110 anni a Bari non si consacrava una chiesa ortodossa: avviene di nuovo oggi, in pieno centro, tra i palazzi, i negozi e gli alberi di piazza Garibaldi. Al numero 60, è da tempo che il profumo d'incenso e il chiarore delle candele sorprendono chi passi da quelle parti. Ma ora è arrivato il momento della consacrazione di questo luogo tutto da visitare, con una bellissima iconostasi, un grande lampadario, le icone e i banchi posizionati dopo i lavori di restauro. E, guarda caso, questa chiesa nasce laddove si trovava un antico teatro privato di Bari, il «Cammarano», spazio in cui finirono lampade a olio e sedie del vicino teatro Piccinni.
E così, per la metamorfosi dei luoghi, il teatrino ottocentesco, poi magazzino, diventa la casa dei tanti ortodossi che ormai vivono a Bari. A oltre un secolo di distanza da quel 1913, in cui fu consacrata la chiesa Russa, con la grande cupola verde smeraldo, una importante cerimonia si terrà a partire da questa mattina, per la nascita del Centro Pastorale Ortodosso Romeno di Bari. A fare gli onori di casa, il parroco, padre Mihai Driga, che vive a Bari da quarant'anni e che è stato per tanto tempo l'unico sacerdote ortodosso dalle nostre parti. Per la consacrazione, arriveranno mons. Siluan, vescovo della Diocesi Ortodossa Romena d'Italia insieme ad altri religiosi, anche dalla Romania.
Una comunità ampia, quella dei romeni a Bari e provincia, attende questo evento. Il rito è tutto da vedere. Se alle 10 del mattino di sabato si terrà la consacrazione, dalle 12 fino al primo pomeriggio saranno i fedeli romeni a passare dietro l'iconostasi (unico momento in cui donne ed uomini possono entrare e prostrarsi nell'altare). Bigliettini e preghiere per le anime dei familiari scomparsi, canti e candele faranno parte del rito, che poi si trasferirà – come spiega Driga – alla tomba di San Nicola in Basilica per l'Inno Akathisto, previsto a partire dalle 16.
La chiesa è al centro di una vasta comunità di badanti e osservare la fila di donne, scialli e foulard, tra i tanti segni della croce, le icone, la grande iconostasi in legno, le immagini dei santi, è sempre un'emozione. Tutti sono rivolti a Oriente, come vediamo in tante chiese ortodosse: quel «ponte» con un mondo che alla fine è così vicino a noi si rafforza sempre più. Un po' come avviene nella cripta di San Nicola, con quella «condivisione» che vale molto più di tante parole.
Curiosa poi è la storia del teatro. Pochi sanno che funzionò in questo palazzo Cammarano per circa una ventina d'anni: pare avesse ben 229 posti e che sia stato costruito tra il 1867 e il 1870 dall'avvocato Francesco Saverio Cammarano. Notizie non sempre precise, ma interessanti: il «padre» e gestore di questo teatrino alla base del Palazzo Cammarano-Dell'Aquila, aveva i noti parenti artisti e attori in quel di Napoli. E gli spettacoli serali dovevano comprendere pièce di prosa ma anche qualche concerto, tra una platea ampia e alcuni palchi e probabilmente pure con il giardinetto-cortile. E poi l'acquisto di alcune suppellettili del Piccinni, i sedili e le antiche lampade: un universo da scoprire, uno spazio che oggi vive una seconda, terza, quarta vita.