BARI - Le comunali di Bari? Da trent’anni sono una partita politica alimentata e orientata (anche) dalle associazioni culturali, che svolgono un ruolo centrale nelle dinamiche delle comunità cittadine. Domani, alle 17 nel PalaMartino di Via Napoli si terrà l’evento promosso dal sodalizio «Orbita», guidato dall’imprenditore Luigi De Santis. Il tema è suggestivo quanto gli invitati: si discuterà di «Quello che i baresi (non) dicono» sulla propria città, con una relazione del sociologo Giandomenico Amendola, mentre in platea ci saranno il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, leader di Fdi in Puglia, il senatore meloniano Filippo Melchiorre, come esponenti della maggioranza comunale che sostiene il sindaco Antonio Decaro; non mancherà il consigliere regionale delegato al’Urbanistica, Stefano Lacatena, tra i leader della lista «Con», nonché il coordinatore regionale della sigla emilianista, l’ex senatore Michele Boccardi. Luigi De Santis presenterà uno studio, poi analizzato da Amendola, sulle possibilità di crescita e sviluppo della città capoluogo regionale, «offrendo al dibattito - spiega alla Gazzetta - strumenti e approfondimenti al fine di amministrare Bari in nome del bene comune».
L’esperienza di Orbita, che si caratterizza per una vocazione al trasversalismo politico e al rinnovamento generazionale, e ha già promosso nei mesi scorsi incontri di levatura nazionale con esponenti politici locali e nazionali, ha dei precedenti storici che si connettono alla stagione dell’elezione diretta dei sindaci, ovvero alla stagione post 1993. Dopo la crisi di Tangentopoli e quella conseguente dei partiti, a Bari si svilupparono iniziative culturali soprattutto a destra, affiancando il nascente polo del «buon governo» formato dal Msi (che si stava trasformando in An), dalla nascente Forza Italia, e dalle sigle centriste che scelsero il capo conservatore (Ccd e qui anche il Cdl di Raffaele Fitto). In questa stagione di rinnovato impegno civile, si distinsero nell’affiancare l’opera riformatrice di Pinuccio Tatarella, allora vicepresidente del Consiglio e Richelieu della Puglia, alcune attivissime associazioni culturali: Alleanza per Bari di Gianni Poliseno e Mimmo Massimeo, Puglia Tradizione di Franco Pannarale e Tommy Attanasio, Terzo Millennio di Aldo Pecorella, Civiltà europea di Peppino Di Canosa (il sodalizio che affiancò nei primi passi il «giovane» Melchiorre), Ambiente club di Enrico Balducci, Azienda Bari di Giuggi Giua, il Borgo degli hobbit di Michele Mirizzi, il Fuan-Azione universitaria di Marcello Gemmato. Da questo straordinario attivismo extrapartiti nacque anche l’energia che si materializzò poi nel lancio della candidatura di Simone Di Cagno Abbrescia, sindaco dal 1995 al 2004 con le coalizioni di centrodestra (ex Pri fu eletto a Palazzo di Città, mentre il liberale Franco Sorrentino conquistò la Provincia e il moderato Ninni Distaso la Regione Puglia con le bandiere delle destre).
Lo stesso schema, questa volta a sinistra, fu alla base della sorprendente «onda» che sostenne Michele Emiliano nel passaggio dalla toga di magistrato alla fascia tricolore nel 2003-2004. Il lievito di questa svolta arrivò da «Città plurale», associazione per la cittadinanza attiva che - declinando gli insegnamenti del sociologo Franco Cassano - risvegliò partecipazione e passione nel campo progressista dopo un decennio di sconfitte in Puglia. Da questi forum, spesso tenuti nella Libreria Laterza o nelle piazze, con una dialettica a volte accesa con i partiti strutturati del tempo (ci furono scintille sia con Raffaele Fitto che con Massimo D’Alema), si animò una discussione pubblica sul futuro di Bari a più voci: dallo storico Luciano Canfora all’economista Gianfranco Viesti, dall’urbanista Nicola Martinelli al penalista Michele Laforgia, agli intellettuali Mariolina e Alessandro Laterza con l’ecologista Maria Maugeri, senza dimenticare l’accademico Franco Chiarello.
La storia recente cittadina registra infine l’attivismo de «La giusta causa», associazione politica guidata da Laforgia, che ha fatto propria l’esperienza di «Città Plurale», ora in prima linea nella convenzione democratica Bari 2024 in vista delle prossime comunali: di fatto svolge il ruolo di pungolo rispetto agli schemi partitici e del civismo. Spesso accusate di avere molte idee e non altrettanti consensi elettorali, le associazioni culturali - di destra e di sinistra - forniscono al dibattito pubblico, in una stagione di aridità dei partiti (salvo lodevoli eccezioni), visioni e orizzonti non conformisti per dare un sogno al governo delle città. Che non è solo «buona amministrazione».