BARI - Puntuali alle ore 9 hanno abbassato le serrande. In serata invece luci delle insegne rigorosamente spente. «Perché se chiudiamo anche noi, questa gloriosa strada diventa un definitivo deserto».
Pacifica ma simbolicamente assordante la protesta messa in scena nella giornata di ieri da parte dei commercianti di viale Japigia, i titolari delle circa 50 attività che da due mesi devono fare i conti con la pista ciclabile light. Il percorso bidirezionale per i ciclisti ricavato con una gettata di segnaletica su un lato della carreggiata, inevitabilmente ridottasi per il passaggio di auto, furgoni e bus. «Non ne possiamo più. Questa pista sta ammazzando i nostri incassi» hanno ripetuto i negozianti ottenendo anche il sostegno dei residenti, quelli che dai palazzoni di questa centralissima strada del quartiere Japigia - porta di ingresso verso il cuore della città per chi arriva da sud - hanno esposto dai balconi lenzuola bianche in segno di solidarietà.
«Mai vista una simile situazione in tanti anni che lavoro qui» spiega il fioraio della strada, Saverio Veronico, uno dei rappresentanti del comitato spontaneo nato per dire «no» alla pista anche attraverso una petizione popolare. «Qui ho investito dei risparmi per la mia tabaccheria» spiega il titolare della rivendita non escludendo possibili azioni legali contro l’amministrazione comunale. «Ci accusano di non volere la pista perché vogliamo la doppia fila delle auto. Tutto falso. Questa pista scoraggia la sosta, anche regolare, delle auto e fa scappare i clienti» rilanciano i commercianti respingendo al mittente (cioè il Comune) la tesi che questo percorso light sia osteggiato perché debella, anzi azzera, la doppia fila.
E i conti sono presto fatti: da quando c’è la pista - «ma di ciclisti non ne vediamo» - i negozianti calcolano un meno 40-50 per cento degli scontrini, con i clienti emigrati verso altri porti più sicuri, come la grande distribuzione e la sua ampia disponibilità di posti auto. E a sostenere le ragioni di questa mobilitazione anche alcuni rappresentanti istituzionali di centrosinistra, il consigliere comunale Francesco Giannuzzi e i municipali Cosimo Boccasile e Giuseppe Corcelli, pronti a presentare nel Consiglio del Municipio 1 un ordine del giorno per chiedere al Comune di cancellare o quantomeno di rivedere questa pista della discordia e i suoi 600 metri di percorso. «Che ostacolano anche i pedoni e che mettono anche a rischio gli stessi ciclisti per la presenza delle auto in sosta» spiegano ancora dal fronte del «no».
Immediata la replica dell’assessore ai Lavori Pubblici Giuseppe Galasso: «La corsia di marcia a senso unico di viale Japigia ha larghezza pari a 3,5 metri, la massima prevista dalla normativa in ambito urbano su cui possono transitare agevolmente anche tutti i mezzi pesanti, incluso bus e mezzi di soccorso. Se poi, come accade anche altrove, qualcuno irregolarmente si ferma in sosta su una corsia larga 3,5 metri, è chiaro che blocca deliberatamente il transito di altri veicoli e crea intasamenti, gli stessi che sono stati documentati da foto e video riferiti a episodi accaduti nei giorni scorsi». E l’assessore rilancia i posti auto creati nella zona, dai 120 attorno al mercato di Santa Chiara e sui suoli di via Pitagora, e quelli chiesti dagli stessi commercianti di viale Japigia, i 24 posti a rotazione, di cui 18 per la sosta breve di 15 minuti e 6 per carico e scarico. «Ma proprio nelle ultime ore - avverte l’assessore - sono state elevate tre multe dalla polizia locale per l’uso improprio di questi posti per la sosta breve».
E sulle possibili soluzioni Galasso ipotizza strisce blu sul lato destro (seguendo il senso di marcia) della strada - «a tariffa ridotta e per favorire la rotazione delle auto dei clienti» - e la possibilità di rivedere la pista incorporandola nel marciapiede allargato. Agli uffici tecnici invece è stato già dato mandato di progettare rampe e attraversamenti pedonali lungo il percorso. Ma su viale Japigia la protesta delle serrande non finirà qui.
DAI PERCORSI «LIGHT» AI VIALI RIALZATI, LA MAPPA PER LE BICI
In principio furono corso Vittorio Emanuele, il lungomare Nazario Sauro e il litorale di San Cataldo. «Light», cioè leggere nella progettazione ma abbastanza «pesanti» per automobilisti, commercianti e pedoni. Le nuove piste ciclabili a Bari - quelle progettate in epoca post Covid per facilitare la mobilità sostenibile e distanziata - sono nate tra le polemiche.
Le stesse che in queste ore stanno travolgendo viale Japigia, tra commercianti e residenti che proprio non ci stanno a convivere con questi percorsi che si snodano a ridosso delle auto in sosta e praticamente davanti a vetrine e abitazioni. Polemiche che entro la prossima primavera potrebbero caratterizzare due strade nevralgiche del quadrilatero Murattiano, via De Rossi e via Quintino Sella, dove il Comune progetta due piste ciclabili gemelle ma con opposto senso di marcia. E sulle quali già soffiano venti di guerra da parte dei commercianti, specie lungo via De Rossi.
Due itinerari «murattiani» che permetterebbero di collegare la pista di corso Vittorio Emanuele a quella futura di corso Italia (quindi le due estremità del centro) e superare anche il fascio della ferrovia utilizzando il sottovia Quintino Sella e da qui proseguire su via Capruzzi e infine verso viale Unità d’Italia e della Repubblica. Le ultime due strade dove oltre 15 anni fa ebbe tutto inizio - c’era il giovane assessore alla Mobilità Antonio Decaro - con il primo percorso cittadino riservato ai ciclisti e che proprio in queste settimane si sta rifacendo il look con la nuova la pavimentazione che rispetto a quella precedente sarà più alta di circa dieci centimetri e messa in sicurezza da sollevamenti o da altre circostanze pericolose per un numero significativi di anni, almeno 6-8.
Al momento il cantiere è arrivato sino all’altezza di piazzale Locchi con la previsione di concludere tutta la pista entro l’Immacolata o comunque prima della pausa natalizia. Una pista che nel futuro sarà la porta d’accesso verso il Nodo Verde, la piastra che sorgerà su Bari Centrale consentendo a pedoni e di ciclisti di poter scavalcare i binari lungo percorsi dedicati. Cantieri in corso anche nella zona dal Quartierino nell’ambito del corposo progetto delle Fal, Strade Nuove. Tra via Solarino, via Generale Bellomo e via Sangiorgi si sta creando una rete di ciclabili che si snoda sia in direzione Poggiofranco-Facoltà di Economia, unendosi al percorso di via Mazzitelli, sia in direzione Libertà-mare utilizzando il percorso ciclabile del ponte Adriatico. Mai aperto e attivato a distanza di sette anni dall’inaugurazione con l’allora premier Renzi. Ma sul quale l’assessore ai Lavori Pubblici Giuseppe Galasso assicura «l’imminente definizione da parte degli uffici della fornitura delle protezioni in materiale plastico delle barriere guardrail in modo tale da poterla finalmente aprire alla fruizione da parte dei ciclisti».
Anche su questa pista (in attesa del battesimo) non sono mancate anni fa le polemiche da parte degli addetti del settore perché allora concepita in un percorso slegato. Ma che ora pare ricucirsi grazie alle opere a monte progettate dalle Ferrovie Appulo Lucane. Almeno qui polemiche rientrate.