BITONTO - PAUR. Procedimento autorizzatorio unico regionale, ma anche lo stato emotivo (privato della «a» finale) in cui i cittadini di Bitonto sono piombati dopo la notizia. Si chiama così l’ultima mossa della Fer.live, la società intenzionata a realizzare una discarica di rifiuti speciali non pericolosi in territorio bitontino.
Incassata l’Autorizzazione integrata ambientale (AIA), ottenuta dalla Città Metropolitana a novembre scorso e per cui si dibatterà il 24 ottobre nelle aule del Tar per la Puglia, la srl barese avrebbe tentato di cambiare ancora le carte in tavola, presentando agli uffici di via Gentile la richiesta di introdurre nel progetto nuove tipologie di rifiuti da smaltire.
Oltre ai fanghi prodotti dal trattamento di acque reflue urbane, anche extraregionali, Fer.live vorrebbe conferire nella cava dismessa di via Colaianni, a meno di tre chilometri dal centro della frazione di Palombaio e dal borgo di Sovereto, anche fluff, rifiuti non compostabili, i resti delle operazioni di frantumazione di rifiuti contenenti metallo e i prodotti dal trattamento meccanico del materiale di scarto. Un tentativo di «reintrodurre codici che in fase di AIA erano stati eliminati», secondo Fare Verde Bitonto e la sezione locale di Italia Nostra, già presenti alla conferenza di servizi del giugno 2022 e intervenute ad adiuvandum del Comune di Bitonto nel giudizio pendente innanzi al Tar.
Sono state le stesse associazioni, accusando Palazzo Gentile di non aver informato i cittadini, ad accendere i riflettori sulla nuova minaccia. Che Fer.live avrebbe progettato già ad inizio 2023. È datata 4 gennaio infatti la richiesta di avvio del PAUR. Procedura su cui, un mese dopo, la Sezione autorizzazioni ambientali della Regione Puglia avrebbe richiesto il parere di tutti i soggetti interessati dal progetto. Primo ad esprimersi proprio il sindaco bitontino Francesco Paolo Ricci che avrebbe sottolineato l’inopportunità di richiedere la modifica di un’AIA, «oggetto di ricorso al TAR, per il suo annullamento, in quanto ritenuta palesemente illegittima da parte del Comune di Bitonto sotto vari profili».
Secondo Palazzo Gentile, assistito legalmente dal prof. Vincenzo Caputi Jambrenghi, la Città Metropolitana di Bari avrebbe infatti dato l’ok a quello che viene definito “ecomostro” senza tener conto che la Valutazione d’Impatto Ambientale fosse di 11 anni prima e riferita ad un progetto diverso. E ignorando persino il parere dell’Autorità di Bacino, che sottolineava i rischi idrogeologici connessi alla realizzazione della discarica in una cava individuata, già nel 2015, come vasca di laminazione in caso di alluvioni.
Aspetti, su cui si sono detti preoccupati persino il sindaco metropolitano Antonio Decaro e l’europarlamentare Rosa D’Amato, che saranno valutati dal Tribunale Amministrativo Regionale di Bari, innanzi a cui si terrà l’udienza il 24 ottobre. Entro sette giorni, invece, la Regione Puglia dovrà ricevere le osservazioni sulla richiesta di avvio del PAUR. Pur confidando nella volontà di via Gentile di attendere la sentenza del TAR, l’amministrazione bitontina, che rigetta le accuse di mancato coinvolgimento delle associazioni ambientaliste, sarebbe già pronta a far sentire la propria voce e a cercare ancora di sbarrare la strada a Fer.live.