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Bari, quegli accordi fra i clan per la droga a basso costo

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Bari, quegli accordi fra i clan per la droga a basso costo

Gli affari tra Strisciuglio e Parisi dal processo «Vortice Maestrale»

Lunedì 31 Luglio 2023, 13:04

BARI - Il clan Strisciuglio negli ultimi anni aveva fatto accordi per il rifornimento di droga con un ex affiliato del clan Parisi. Quell’Antonio Busco che la Dda ha poi ritenuto il perno attorno al quale è esplosa la guerra di mafia, con una lunga scia di morti e agguati nella primavera 2017 a Japigia, roccaforte del clan di Savinuccio.

I dettagli di questa «alleanza» sono contenuti nelle motivazioni della sentenza «Vortice Maestrale», il processo agli Strisciuglio che nel gennaio scorso si è concluso in primo grado con 121 condanne, decapitando i vertici del gruppo mafioso che ha il suo quartier generale al Libertà (ma i tentacoli su altri sette rioni della città).

Busco, non propriamente uno Strisciuglio, fu coinvolto nel blitz perché la Squadra Mobile documentò «l’esistenza di uno stabile accordo per le forniture di stupefacente, in funzione – si legge in un passaggio della quasi 3mila pagine di motivazioni – di alimentare il mercato dello spaccio nei quartieri della città sottoposti al controllo del clan Strisciuglio». E tutto questo gli è costato una nuova condanna a 9 anni di reclusione.

Da lui i pusher acquistavano eroina, ma anche cocaina e hashish, «secondo un protocollo operativo ben definito». «A volte andavamo noi, noi dovevamo lasciare anche i soldi, e prendevamo il materiale, e a volte veniva lui vicino al biliardo e veniva a lasciare, a via Trevisani, i pacchi della bianca e del fumo» ha rivelato un collaboratore di giustizia.

Di lui i pentiti hanno raccontato «la progressiva ascesa criminale, nei ranghi del clan Parisi, affiliato di Savino, fino a diventare un “pezzo grosso” del quartiere Japigia», un grossista di droga («acquista e vende droga all’ingrosso, ha diversi spacciatori che lavorano per lui» le parole di un collaboratore) ed «era solito girare armato, per scopi di difesa personale».

Un ruolo di primo piano che si era guadagnato perché riusciva a vendere grosse forniture di stupefacenti «a prezzi si assoluta convenienza» («dodicimila euro al chilo, rispetto ai 60, 70 al chilo del mercato della cocaina» ha spiegato un «pentito»).

Una ricostruzione confermata dalle attività investigative che portarono al sequestro di un manoscritto contenente rudimentali annotazioni contabili, un «libro mastro», che documentava le intense movimentazioni di stupefacente curate da Busco.

Nell’operazione «Vortice Maestrale» gli investigatori hanno documentato anche altri «accordi strategici» fatti dal clan Strisciuglio con persone esterno al gruppo mafioso e, addirittura, apparentemente estranee ai contesti criminali. È il caso di Baldassarre D’Ambrogio, imprenditore nel settore delle slot machine, risultato «colluso» con i clan con i quali aveva stretto un accordo per assicurarsi – grazie al loro intervento intimidatorio – l’installazione di slot machine fino ad assumere una posizione di «sostanziale monopolio” nel settore. Già processato per illecita concorrenza, la ulteriore accusa nei suoi confronti è ora di concorso esterno in associazione mafiosa (condannato a 5 anni di reclusione).

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