BARI - Nel primo giorno di saldi estivi il copione si è ripetuto puntuale: gente nei negozi, movimento, commessi ed esercenti ancora indaffarati nell'aggiornare le etichette con i nuovi prezzi. «Non siamo riusciti a fare tutto ieri», spiegano mentre attaccano stencil e scritte adesive sulle vetrine.
Saldi tra amore ed odio, la giostra è stata accesa, clienti alla ricerca dell'affare, negozianti che cercano di risalire una stagione commerciale che parte da una situazione precaria. Tanto che i tamburi di guerra si animano dal rione Carrassi. L'associazione La Formica lo scrive su manifesti con i quali tappezza le vetrine: «Ora basta! No ai saldi di inizio stagione. Sì ai saldi di fine stagione». Con una chiusa, «Emiliano Muvt» che diventa un mantra.
«La merce estiva che ora mi costringono a mettere in saldo a me è arrivata solo un mese fa – spiega Lello Catacchio con una esperienza nel commercio da cinquant'anni -. Un investimento che ho fatto, senza un guadagno visto il meteo che abbiamo avuto. Mi costringono a vendere a saldo un prodotto nuovo. Il danno è serio. La nostra proposta? Dobbiamo tornare ai saldi come erano intesi oltre trent'anni fa, di reale fine stagione. L'estate non finisce il 6 luglio. Inizia. Prima di Ferragosto non è pensabile avviare dei saldi che solo nominalmente si possono definire di fine estate».
Catacchio è uno degli esercenti che hanno affisso sulle loro vetrine il manifesto de La Formica. Non è il solo. Basta farsi un giro per il rione per rendersi conto che le sue dichiarazioni trovano largo plauso.
Una petizione: «Queste strade sono i commercianti che le rendono vive – spiega Mimmo Tarantini, promotore dell'azione di volantinaggio -. Da via Pasubio a corso Benedetto Croce, e oltre per il quartiere San Pasquale. Le puliamo, le illuminiamo. Per questo non ci fermeremo. Se Emiliano e la Regione non istituisce un tavolo di confronto sul commercio, siamo pronti ad avviare una raccolta firme di rilievo regionale. La nostra iniziativa si sta allargando, mi arrivano sollecitazioni anche da altre province. Qui qualcuno si deve muovere. E' impensabile continuare con il 6 luglio per i saldi estivi ed il 6 gennaio per quelli invernali. Si deve allungare la data almeno di altri 40 giorni».
«Io sono molto arrabbiata per questa situazione – sottolinea Barbara di Molfetta -. Non si può ragionare come trent'anni fa. Sono abitudini da sradicare. I saldi estivi non si possono fare prima di Ferragosto. Noi siamo un negozio di arredamento ed abbigliamento, abbiamo campionari in stallo che le persone non comprano a prezzo pieno né estate né inverno. Tanto sanno che basta aspettare poco e possono acquistare a saldo con prezzi ribassati. Senza dire che ormai in qualsiasi momento dell'anno il cliente entra e non chiede semplicemente lo sconto, lo pretende. Ormai i saldi estivi di quest'anno sono andati, ma si deve far qualcosa per l'inverno. Qui abbiamo caldi fino a novembre. Significa che i primi maglioni se si vendono, siamo già a dicembre. Giusto per qualche regalo di Natale, che tanto poi per l'Epifania arrivano i saldi invernali. Di fatto io compro per vendere sempre scontato. Una penalità gravissima».
La provocazione: aboliamo i saldi «Fosse per me i saldi li abolirei – dice provocando Giose Ferrante -. In assenza di un tavolo tecnico regionale, con decisioni prese da chi di commercio non sa niente. A questo punto liberalizziamo tutto. Come accade nel resto d'Europa. Ognuno è libero di fare quello che crede, di applicare una scontistica che vuole e la finiamo con questo stillicidio. Anche perché parliamoci chiaro, gli outlet non fanno già quello che vogliono? Loro le promozioni le fanno sempre. A questo punto datemi le armi per contro ribattere come meglio posso. Tra l'altro posso dire, quale è la narrazione che passa sempre? Che siamo delinquenti, per cui “consumatori attenti al prezzo di partenza, che sia merce buona, denunciate i saldi finti...”. Non voglio negare che nella mia categoria non ci sia qualcuno che credei di fare il furbo, ma ormai con internet, il controllo dei prezzi è facilissimo». In sintesi serve un cambio di passo e su questo tutti sono d'accordo.
basta taglie slim «Scusi – interviene una signora che ha ascoltato la discussione, mentre guardava i vestiti in esposizione -, posso lanciare una petizione anche io? Basta con queste taglie S, facciamo più capi taglie L ed oltre, che quando iniziano le svendite noi curvy ci troviamo nelle condizioni di vedere tante belle cose, ma impossibili da indossare. Non è discriminazione questa?».
La risata collettiva è quasi liberatoria. Buon shopping che è pur sempre una esperienza di emozioni.