BARI - Oggi è teoricamente possibile andare in treno da Bari a Napoli in 3 ore e 38 minuti, sfruttando una Freccia fino a Caserta e poi proseguendo con un regionale. Dal 10 luglio il treno diretto annunciato dal ministro Matteo Salvini dopo il pressing dei sindaci dei due capoluoghi impiegherà di più: 4 ore e 10 minuti. Il paradosso degli orari ha una spiegazione tecnica: il diretto non è un diretto.
È chiaro che la coincidenza tra il Frecciargento delle 6,10 da Bari e il regionale delle 9,07 da Caserta, con un cambio di 13 minuti, è una scommessa: si rischia di non farcela, e dunque le 3 ore e 38 odierne sono del tutto teoriche. Quindi il «diretto», che non è ancora disponibile nei sistemi Trenitalia (verrà messo in vendita da sabato), ha almeno un vantaggio. L’Intercity del mattino (Ic 716) tra i due capoluoghi principali del Sud partirà da Bari alle 7 e arriverà alle 11,10: 4 ore e 10 minuti. Il ritorno da Napoli (Ic 715) è alle 18,55 con arrivo a Bari Centrale alle 23: più breve di 5 minuti. Dopo l’incontro tra i sindaci Antonio Decaro e Gaetano Manfredi e il ministro Salvini era stato detto che ci sarebbero state due coppie giornaliere di treni, ma al momento la seconda coppia non c’è e non è detto che ci sarà.
L’ipotesi di treno diretto messa a punto nel 2019 (che non partì per via del Covid) prevedeva un tempo di percorrenza di 3 ore e 30 minuti. Ora serviranno 40 minuti in più. Perché? Perché questo non è un diretto: da Bari ferma a Barletta, Foggia, Benevento, Caserta e Aversa, al ritorno Acerra al posto di Aversa. Le fermate «costano» mezz’ora in più.
Senza la seconda coppia, il treno avrà senso solo per chi da Bari vuole andare a passare una giornata a Napoli (e non viceversa). E soprattutto dovrà fare i conti con la concorrenza del bus: diversi operatori con una decina di corse giornaliere che impiegano intorno alle 3 ore, a prezzi competitivi. Perché, dunque, lanciare un treno diretto che non è diretto, lento e con orari discutibili? Per poter dire, tra qualche mese, che non ha funzionato?