BARI - Gli ultimi punti da limare. Si lavora ad esempio sulla semplificazione degli adempimenti per i gestori delle strutture ricettive, ma anche su ulteriori specificazioni. Tra cui quella legata al “pernottamento”, chiarendo che l’importo non sarà dovuto per coloro che utilizzano gli alloggi solo per un determinato numero di ore, cioè senza trascorrervi la notte. Va in via di definizione a Bari l’imposta di soggiorno, il balzello per visitatori e turisti che decidono di soggiornare in città. Ieri la commissione consiliare Bilancio, convocando in audizione l’assessora al Turismo Ines Pierucci e i dirigenti comunali Giuseppe Ninni (Ragioneria) e Rosalba Cirillo (Tributi), ha affrontato gli ultimi aspetti, quelli che in queste ore stanno dividendo le forze politiche in vista del Consiglio comunale che entro fine mese dovrebbe approvare il regolamento. Ma i tempi sono strettissimi: oggi scadono i termini per il parere della commissione Bilancio per consentire di iscrivere l’imposta di soggiorno già nella prima seduta utile di Consiglio convocata per il 26 giugno sul rendiconto di gestione. La commissione consiliare avrebbe potuto tecnicamente già votare il parere, ma il centrosinistra si è presentato senza i numeri. Con il solo presidente Nicola Loprieno (civica di Decaro) a fronteggiare il fuoco e fiamme dei componenti di opposizione, Pino Monaco (Lega), Michele Picaro (Fratelli d’Italia) e Italo Carelli (M5S). E se da un lato il centrodestra già preannuncia voto contrario «sull’ennesimo balzello della giunta Decaro», dall’altro i grillini stanno lavorando a una serie di emendamenti che rischiano di appesantire l’iter in Aula.
Come funzionerà l’imposta Diverse le tariffe previste. Si partirà da 1, 50 euro per i due stelle, 2 euro per i tre stelle e i bed and breakfast, 3 euro per i quattro stelle e 4 euro per i cinque stelle. L’imposta sarà applicata fino a un massimo di quattro pernottamenti consecutivi nel corso dell’anno solare. Saranno soggette all’imposta una serie di soluzioni ricettive «anche all’aria aperta - si legge nella delibera - quali campeggi, agriturismi, strutture di turismo rurale, aree attrezzate per la sosta temporanea, bed & breakfast, case vacanze, case ed appartamenti per vacanze, esercizi di affittacamere, case per ferie, residenze turistico-alberghiere, alberghi, villaggi turistici, ostelli, alloggi vacanze, immobili occasionalmente usati a fini ricettivi, alberghi diffusi e gli immobili destinati alla locazione breve». Non pagheranno gli ospiti under 14 e diverse categorie come i pendolari di trattamenti sanitari e accompagnatori, volontari di protezione civile, studenti fuorisede, concorsuali, disabili, agenti di polizia e vigili del fuoco che pernottano per ragioni di servizio, autisti e accompagnatori turistici.
I nodi da sciogliere Il presidente Loprieno ha chiesto semplificazioni specie per i gestori più piccoli e su incombenze tipo la conservazione dei dati degli ospiti («auspichiamo la via telematica») e la necessità di allineare ai parametri della Regione Puglia il termine per la comunicazione dei dati, «cioè entro il giorno 10 del mese successivo e non a cadenza settimanale, altrimenti si appesantisce il lavoro delle piccole strutture». Altro punto la previsione di non obbligare i gestori ai pagamenti elettronici degli importi dell’imposta, «perché altrimenti - ha proseguito Loprieno - sarebbero costretti a sostenere costi di commissione per incamerare fondi che non vanno a loro ma al Comune». E lo scoglio è rappresentato soprattutto dalla composizione del comitato di indirizzo, l’organo che potrà dare pareri consultivi per la destinazione delle risorse incassate dall’imposta di soggiorno e che, per legge, devono essere obbligatoriamente utilizzate per il miglioramento dell’offerta turistica (servizi, eventi, valorizzazione del patrimonio artistico e culturale). Diverse forze di opposizione, tra cui l’M5S, spingono per inserire nel comitato i rappresentanti dei 5 Municipi - «per evitare disparità territoriali nell’allocazione delle risorse» rilancia il grillo Carelli – mentre l’assessora Pierucci apre alla previsione di inserire i presidenti comunali delle commissioni Cultura, Bilancio e Qualità dei Servizi. Divergenze sulle quali non è mancato un acceso dibattito nel corso dell’audizione.