CREMONA - Il caso è diventato ormai virale. Circola sulle principali testate nazionali, alimenta i dibattiti televisivi e muove anche la politica. Il sindaco Antonio Decaro monitora la vicenda non escludendo nelle prossime ore l’invio di una lettera ufficiale con la quale manifestare solidarietà e vicinanza a nome di tutta la città. Non si spengono i riflettori sulla famiglia pugliese (moglie barese, marito tarantino e figlia 21enne) emigrata 22 anni fa a Cremona e da un anno oggetto di atti persecutori e di stalking da parte di una vicina di casa 82enne, che non sopporta più gli inquilini perché «meridionali», invitandoli più volte in modo sprezzante a tornarsene nella loro «Beri».
Una vicenda raccontata in esclusiva e in anteprima dalla Gazzetta del Mezzogiorno lo scorso 12 maggio all’indomani della lettera che la 55enne Vera, nata e vissuta per anni al quartiere Libertà sino al trasferimento in Lombardia, ha inviato nei giorni di San Nicola al sindaco Decaro per manifestare tutto il suo dolore «devastante» nel sentire «sfregiare la mia amata e incantevole città in modo sprezzante da chi non la conosce e al solo scopo di ferirci».
Atti persecutori, aggressioni e insulti iniziati nel marzo di un anno fa, messi a verbale in numerose denunce e che il prossimo 7 luglio apriranno l’udienza preliminare del processo a carico dell’anziana cremonese che dovrà rispondere di lesioni personali, violazione di domicilio e atti persecutori. Un anno insomma di vessazioni, contatti fisici e frasi sprezzanti del tipo «andatevene al Sud che magari con i vostri simili vi capite», «meridionali di m…», «meglio affittare ai cinesi, ai romeni o regalarlo, che non a voi» (la signora è infatti la proprietaria di casa dell’appartamento in cui vive questa famiglia) e che hanno costretto Vera a inviare una mail a Decaro per chiedere giustizia e rispetto per l’immagine di Bari.
«Quando per l’ennesima volta ho sentito dire “Beri” non ci ho visto più. Ho pianto e ho deciso di scrivere al sindaco Decaro, sperando in una sua risposta. E non smetteremo mai di ringraziare la Gazzetta del Mezzogiorno per aver fatto luce sulla nostra storia. Qui al Nord nessuno ci ha dato ascolto», dice Vera assieme al marito Renato in una delle tante telefonate intercorse in questi giorni. La famiglia, perfettamente integrata in una «Cremona che per noi resta accogliente e meravigliosa perché qui c’è tantissima brava gente», ha inviato nelle scorse ore una seconda lettera al primo cittadino di Bari con «l’auspicio – si legge – che questa battaglia contro il becero razzismo non passi in secondo piano, ma serva per tutte le vittime di questo atavico pregiudizio, coinvolgendo gran parte dei cremonesi che non si riconoscono nelle azioni reiterate della signora (la vicina 80enne, ndr)».
Vera e il marito Renato confidano anche in un atto istituzionale di Decaro nei confronti del sindaco di Cremona Galimberti che possa, si legge ancora nella lettera, «fungere da collante tra due città che hanno comunque valori e tradizioni di accoglienza». E anche nella costituzione di parte civile del Comune nei confronti di chi ha leso l’immagine della città visto che nelle carte processuali ci sono numerosi passaggi nei quali si fa riferimento a «Beri».
Intanto ieri pomeriggio la storia è approdata sugli schermi Rai de La Vita in diretta condotta da Alberto Matano. L’inviata del programma ha cercato di parlare con l’anziana 82enne ma è stata presa a ombrellate. Toccante l’intervista a Virginia, la figlia 21enne di questa famiglia. Davanti alle telecamere e tra le lacrime ha raccontato le sue paure quotidiane, le vessazioni subite dai suoi genitori e ha ribadito l’orgoglio per le sue origini meridionali e baresi.