Sabato 06 Settembre 2025 | 11:39

Teatro Petruzzelli: «Gli eredi devono pagare l’Imu»

 
Giovanni Longo

Reporter:

Giovanni Longo

teatro Petruzzelli

La Corte di Giustizia tributaria dà ragione al Comune sull’imposta

Sabato 07 Gennaio 2023, 15:02

BARI - Il teatro Petruzzelli continua a riservare colpi di scena. La Corte di giustizia tributaria di primo grado ha stabilito che gli eredi Messeni Nemagna, pur non avendo il possesso dell’immobile in capo al Comune, devono versare al Comune l’Imu sul politeama. I giudici tributari di primo grado hanno invece respinto l’altra richiesta di Palazzo di Città che pretendeva dai proprietari anche le sanzioni. La cifra si aggira sui 70mila euro, circa 14mila euro per ciascuno degli ultimi cinque periodi di imposta. E già, perché indietro non si può più andare. Tutto il resto è ormai prescritto.

L’Imu «incriminata», ricordiamo, riguarda la parte dell’immobile destinata alle attività teatrali. Sugli altri locali, dal bar sul piano stradale alla sede che ospita il Circolo Unione, l’imposta viene già versata dai proprietari.

Palazzo di Città, ricordiamo, aveva inviato un avviso di accertamento agli eredi Messeni Nemagna dopo che la Corte d’Appello di Bari, nell’autunno 2021, aveva stabilito che la proprietà dell’immobile è privata e non pubblica. Il Comune ha impugnato in Cassazione quel verdetto, ma, intanto, ai fini tributari, da «non proprietario» contesta il mancato versamento del tributo a suo favore. Come fa il Comune - è la tesi opposta degli eredi - a sostenere e rivendicare di essere proprietario e al tempo stesso chiedere l’Imu? Peraltro nel giudizio tributario, gli eredi hanno fatto notare come dal punto di vista catastale, Palazzo di Città, che ha il possesso del teatro dal 2009, non avesse mai fatto accatastare l’immobile come, appunto, teatro. Il Peteruzzelli risulta infatti come «unità collabente», ovvero un rudere.

Una vicenda complicata, non c’è che dire. Proviamo a riassumere le ultime tappe. La Corte d’Appello di Bari nel 2021 stabilisce sostanzialmente due cose. La prima: il Protocollo d’Intesa del 2002, quello in base al quale soggetti pubblici e privati convenivano le modalità di finanziamento dei lavori di ristrutturazione del teatro, è da considerarsi «carta straccia». Inefficace per la precisione. I giudici stabiliscono anche altro in una sentenza della stessa data: il politeama è sempre stato di proprietà privata, non pubblica. Una vittoria costosa, per i Messeni, assistiti dall’avvocato Ascanio Amenduni, insieme a Ciro Garibaldi per Vittoria, i Messeni-Nemagna, considerando che sull’altro piatto della bilancia ci sono qualcosa come 43 milioni di euro che gli eredi devono rifondere allo Stato per la ricostruzione. Su entrambi i verdetti pende il giudizio della Cassazione.

Una battaglia infinita visto che i proprietari chiedono a Palazzo di Città di trasmettere progetti e planimetrie, nonché di potere entrare in teatro per rendersi conto dello stato dei luoghi. Chiedono anche se nel frattempo il bene sia stato incluso, oppure no, tra i beni demaniali.

In più c’è, appunto, il nodo Imu definito nei giorni scorsi con il giudizio di primo grado. Il Consiglio Comunale nel 2010 si era ritirato in autotutela dal Protocollo, autoproclamandosi proprietario del Teatro. Da allora Palazzo di Città ovviamente non ha mai chiesto l’Imu ai Messeni. Le cose cambiano dopo una delle due sentenze della Corte d’Appello. Il Comune chiede l’imposta degli ultimi cinque anni (più le sanzioni), essendo ormai prescritti gli anni precedenti. I Messeni non ci stanno e promuovono l’ennesimo contenzioso, questa volta innanzi alla Corte di giustizia tributaria provinciale, lamentando che non si può pretendere l’imposta da parte di chi, a loro dire, avrebbe usurpato il bene stesso oggetto della pretesa, senza averne titolo.

I giudici tributari sono stati di diverso avviso, dando ragione al Comune sull’imposta, non sulle sanzioni. Con le motivazioni della sentenza si saprà perché.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)