«In questi giorni a Bari stanno convergendo tanti fedeli ortodossi che si ritrovano per la festa del Natale. Come spesso accade anche in altre confessioni, a Natale e Pasqua si sente di più la necessità di stringersi attorno alle proprie tradizioni religiose». Sergio è un esponente della comunità ortodossa barese e racconta lo svolgimento di queste due giornate scandite secondo rituali differenti dai nostri, in rispetto di un diverso calendario liturgico.
(video Donato Fasano)
«L'Epifania dei cattolici equivale alla nostra Vigilia di Natale, mentre il 7 gennaio per noi è Natale. Ci sono tutta una serie di tradizioni religiose che sono molto seguite. Si inizia nel pomeriggio della Vigilia alla Chiesa russa con la preghiera del tramonto, che si conclude con la benedizione del pane e del vino. A Mezzanotte inizia invece la liturgia notturna più specifica natalizia. Solo che quest'anno si è deciso anche di fare un'altra cerimonia: la mattina del 7 gennaio alle 9. Ci sono tanti fedeli che arrivano a Bari da altre regioni, Molise, Basilicata, Calabria, l'anno scorso anche dalla Sicilia, e magari non hanno la possibilità di fermarsi a dormire, così la cerimonia mattutina permette di mettersi in viaggio la notte, arrivare, seguire la cerimonia e ritornare a casa».
Un bel viaggio che è un momento di unità attorno a valori condivisi, un modo per ritrovarsi e sentirsi comunità.
«Per gli ortodossi si arriva al Natale con alle spalle 40 giorni di una sorta di digiuno che di fatto è l'astinenza dai cibi grassi: formaggi e carni – spiega Sergio -. Anche questa è una tradizione antica che non tutti più seguono, ma che dettava il senso dell'attesa: il pranzo di Natale diventava di conseguenza il momento in cui si tornavano a mangiare una serie di alimenti che per un mese e mezzo non si erano mangiati. E si iniziava dalla carne più leggera: pollo, anatra, coniglio, per riabituare lo stomaco a certi cibi. Difficile cercare di venire a capo delle singole tradizioni culinarie legate al Natale ortodosso, ogni Paese ha le sue e anche ogni singola famiglia. Io sono di origine Biellorussa e per noi il pranzo di Natale era l'anatra con le arance, per non parlare di mia nonna che a prescindere da quanti eravamo doveva preparare una tavola con 12 piatti. Il numero degli apostoli, dei mesi, delle costellazioni».
Per gli ortodossi (e non tutti) e parte delle chiese cattoliche orientali, festeggiare il Natale il 7 gennaio non è legato ad alcun scisma religioso, ma è semplicemente per seguire un differente calendario.
Nel 1582 papa Gregorio XIII decise di modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare (il Giuliano) per correggere alcune distorsioni nella datazione che si erano create nei secoli. Per questo motivo i giorni tra il 5 ed il 14 ottobre 1582 furono cancellati, passando direttamente dal 4 ottobre al 15 e facendo sì che il Natale si spostasse dal 7 gennaio al 25 dicembre. La data del 7 gennaio non è dovuta quindi ad una volontà «scismatica» come ancora alcuni ritengono, ma per un mero motivo di calendario. Gli ortodossi greci, ad esempio, hanno adottato il calendario gregoriano e festeggiano il Natale il 25 dicembre.