Sabato 06 Settembre 2025 | 11:39

Bari, carabinieri sequestrano collezione archeologica custodita in BpB: 4 indagati

 
Luca Natile

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Luca Natile

Bari, carabinieri sequestrano collezione archeologica custodita in BpB: 4 indagati

Si tratta di 103 reperti di ceramica risalenti al periodo compreso tra il V sec. a.C. e il I sec. d.C. di dubbia provenienza. Totalmente estranea alla vicenda la nuova dirigenza della banca

Venerdì 25 Novembre 2022, 12:38

16:32

BARI - Quel tesoro di inestimabile valore storico e culturale che era sotto gli occhi di tutti, nella sala riunioni di una delle banche più importanti del Sud, comprato 13 anni orsono per 100mila euro (oggi il valore supera i 300mila euro) da collezionisti privati che ora si è scoperto lo possedeva senza averne titolo. Un’altra ombra sui beni della Banca Popolare di Bari e sulla reputazione di quattro persone, (Jacobini, all’epoca amministratore delegato dell’istituto e i tre eredi dei primi proprietari) indagate a vario titolo per ricettazione e violazioni in materia di alienazione di beni culturali. Si sottolinea che la nuova dirigenza Bpb è estranea alla cosa e ha collaborato con i carabinieri.

Proprio questa mattina i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale al comando del tenente colonnello Giovanni Di Bella hanno sequestrato una collezione composta da 103 reperti archeologici, vasi, brocche, olle, coppe, crateri, anfore, mortai, più alcuni reperti in bronzo messi in bella mostra nella sala riunioni della sede centrale della Banca Popolare di Bari ma la cui provenienza è illecita.

Le indagini condotte dagli specialisti dell’Arma, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Bari,  hanno consentito di fare chiarezza sulla provenienza del reperti in ceramica proveniente dalla antica Daunia e dalla Peucetia risalenti al periodo compreso tra il V avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo, spiegano gli investigatori “di inestimabile valore storico culturale e importantissimi valore economico” custodite all’interno della sede centrale della BPB.

Tornando indietro nel tempo i carabinieri hanno scoperto che la Banca è entrata in possesso dei reperti archeologici dopo averli acquistati da un collezionista privato nel 2009. L’operazione era stata perfezionata dall’allora amministratore delegato dell’istituto di credito che aveva fatto approvare al consiglio di amministrazione la proposta di acquisto per un controvalore di 100mila euro.

La collezione era stata denunciata alla Soprintendenza dalla originale proprietaria ma non aveva mai ottenuto la dichiarazione di legittimità di possesso. I carabinieri del Tpc sono riusciti a scoprire la provenienza illecita di quel tesoro composto inizialmente solo da 41 reperti (denunciati nel lontano 1993 agli organi competenti che non ne vidimarono la legittimità del ritrovamento non essendo chiare le origini) ma che con il tempo si è arricchita di nuovi pezzi, sbucati dal nulla, fino ad arrivare al numero sequestrato 103 “formalmente e fisicamente ceduti dal collezionista privato alla BPB”

Dalla sala riunioni di Corso Cavour, piatti, anfore, terrine sono finite direttamente nel patrimonio dello Stato Italiano “non essendo mai stata dimostrata la legittima detenzione in data antecedente – spiegano i carabinieri -  al 1909 epoca della legge 364 che stabilisce e fissa norme per l’inalienabilità delle antichità e delle belle arti. Ieri mattina il tenente colonnello Giovanni Di Bella ed i suoi uomini hanno notificato alla nuova dirigenza della Popolare, assolutamente estranea a tutta la vicenda, il decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale. 

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