BITONTO - Un milione di euro per risarcire il Comune di Bitonto del danno di immagine causato alla città del clan Conte, che stando alle indagini della Dda di Bari per anni avrebbe trasformato un intero quartiere, la zona 167, in un covo di spaccio e malaffare, tanto da essere paragonato a «Scampia». È la richiesta di risarcimento danni depositata dal Comune nel processo in corso nell’aula bunker nei confronti di decine di presunti affiliati al gruppo mafioso capeggiato dal boss Domenico Conte.
In 49, tra capi, vedette e spacciatori del clan, compresso il boss, saranno processati con rito abbreviato. Il pm Ettore Cardinali discuterà le loro posizioni nell’udienza del 1 dicembre. Per altri cinque è stato disposto il rinvio a giudizio (il processo con rito ordinario inizierà il 16 febbraio 2023). Agli imputati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla illecita commercializzazione di sostanza stupefacente, aggravata dal metodo mafioso.
L’inchiesta condotta dalla Squadra mobile ha documentato l’attività delle vedette in strada, delle donne che custodivano la droga e il denaro, i pusher - anche minorenni - nelle due piazze controllate dal clan, il centro storico e la periferica zona 167, base logistica dell’organizzazione criminale, con le guardie armate sui tetti, i portoni blindati e la videosorveglianza. «Una enclave fortificata come Scampia» la definirono gli investigatori quando a febbraio furono arrestati 43 affiliati.
Così - hanno rivelato le indagini - era organizzato il gruppo mafioso bitontino che collaboratori di giustizia e sodali hanno definito una vera e propria «azienda» del traffico di droga. E come in ogni azienda, i lavoratori percepivano stipendi, dai 500 euro settimanali per le vedette ai 1.500 euro per i responsabili per le piazze di spaccio, ai quali spettava anche un premio di produzione, un bonus mensile di cinquemila euro calcolato su determinate soglie di fatturato. Il giro d’affari era di 30 mila euro al giorno per circa 40 kg di stupefacenti smerciati tra cocaina, hashish, marijuana e amnesia.
I fatti contestati risalgono al periodo 2013-2018. Le indagini della Squadra mobile sono partite nel periodo più caldo dello scontro armato tra i clan Conte e Cipriano, legato proprio alla gestione delle piazze di spaccio, che culminò, il 30 dicembre 2017, con l’omicidio di Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore durante una sparatoria nella città vecchia. Su quest’ultima pende ancora il processo nei confronti del boss, ritenuto il mandante del delitto.