BARI - «L’unità è la chiave per la libertà e per la pace sull’intero territorio del Vecchio Continente. Ma l’Europa deve decidere da che parte stare. Non lasciateci soli». L’appello del sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, arriva dritto al cuore. Il tono della voce è pacato, ma le richieste rivolte ai governanti dell’Unione europea sono ben definite e risuonano come una preghiera: «Se l’Europa è contro la guerra deve cessare ogni rapporto con la Russia. Ogni centesimo mandato a Mosca oppure ricevuto dal Cremlino è denaro sporco di sangue».
Il pubblico che affolla il teatro Kursaal Santalucia di Bari - che anche oggi fa da palcoscenico al «Live In» di Sky Tg24, l’evento che porta i temi d'attualità nelle piazze italiane - trattiene il fiato. Sui maxischermi scorrono le immagini delle città ucraine dilaniate dalle bombe: gli scheletri dei palazzi, le automobili incendiate, le macerie lungo le strade, l’esodo dei profughi ma soprattutto i morti e le fosse comuni di Bucha sono immagini che da giorni rimbalzano in televisione e sui social ma a cui è impossibile restare indifferenti. Klitschko ribadisce: «Ho invitato il papa. La sua visita verrebbe letta come un segnale molto potente. Dopo la Seconda guerra mondiale, questo è il conflitto più drammatico che sta mettendo in ginocchio l’Europa».
A chiedere l’embargo su petrolio e gas russo è pure la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, intervistata dai giornalisti di Sky: «Tutti piangono vedendo le foto dei civili torturati e uccisi, ma noi abbiamo bisogno di un sostegno reale. Per noi è importante ottenere il ritiro della Russia, anche attraverso una trattativa con Putin. Sappiamo che lui non si fermerà, per questo è fondamentale che l’Italia e gli altri Paesi democratici ci stiano accanto. Quello che pensa Putin non è importante, lui deve sentire la forza della nostra unione. Stop dunque al petrolio e al gas dalla Russia».
Il sindaco di Kiev non si concentra solo sul massacro di Bucha: «Quello che è accaduto fa orrore, eppure non si tratta purtroppo di un caso isolato. Non abbiamo contezza dei morti e dei dispersi. Stiamo cercando di capire in quale maniera poter rintracciare le persone scomparse. Pensare in questa fase a come ricostruire le infrastrutture è inimmaginabile».
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, incalzato dal direttore di Sky Tg24, il barese (è originario di Castellana Grotte) e padrone di casa Giuseppe De Bellis, fa autocritica: «Assieme a tre papi, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, avevamo intuito che il lato debole dell'Europa sarebbe stata la relazione con la Federazione russa. Abbiamo fatto un lavoro di ricucitura, a partire dal vertice italo-russo qui a Bari nel 2007 con il Governo Prodi, e promosso altri avvenimenti. Per questo l’azzeramento del dialogo con la Federazione russa e la trasformazione del popolo russo sono stati colpi molto duri, però siamo abituati a resistere e a combattere per la pace, perché questa è anche la terra di don Tonino Bello che definiva la Puglia “arca di pace”. Non rinunciamo a questo obiettivo, siamo costruttori di pace e siamo molto vicini al popolo ucraino. Da quando è scoppiata la guerra - dice Emiliano - sono arrivati in Puglia migliaia di ucraini, più di mille sono bambini: i più piccoli rappresentano la nostra speranza e la nostra principale preoccupazione».
Il governatore pone l’accento sui sistemi di difesa: «Nella nostra regione c’è quasi il 40% delle forze armate italiane dislocate tra aria, terra e mare, quindi siamo vicinissimi al teatro della battaglia. Ma siamo, innanzitutto, la città di San Nicola, il santo del dialogo e dell’ecumenismo».
Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, è categorica: «Dobbiamo valutare tutti gli embarghi possibili. Dobbiamo valutare se sanzionare i membri del partito di Putin. Dobbiamo mettere più pressione sulla Russia: abbiamo fatto molto ma possiamo fare di più. Zelensky mi ha ringraziata per essere andata a Kiev. Il Paese è stato bombardato inutilmente, stanno uccidendo un popolo resiliente e con uno spirito che non avevo mai visto. Negli occhi di tutti i deputati del parlamento dell’Ucraina ho visto la voglia di combattere per la democrazia».