«Da Roma arrivano notizie migliori di quelle dei mesi scorsi per la fabbrica Bosch della zona industriale di Bari - Modugno. C'è stato un passo in avanti: l'azienda ha comunicato ai sindacati e alla task force regionale presieduta da Leo Caroli che lo stabilimento non chiude e che Bosch è impegnata a definire un piano di diversificazione produttiva per una prospettiva di lungo termine per la fabbrica barese. Sono contento che non si parli più dei 700 esuberi: ora siamo a disposizione di tutti gli attori in campo per rafforzare questa decisione». Lo dichiara il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine dell’Incontro di questa mattina al Mise per la situazione dello stabilimento Bosch di Bari. «Ora - dichiara Leo Caroli - occorre che l’azienda formalizzi quanto annunciato in un documento che racchiuda un nuovo piano industriale che definisca gli investimenti e che individui i nuovi indirizzi produttivi che compensino la diminuzione delle attività legate ai motori diesel. La Regione è pronta a sostenere gli investimenti anche attraverso il cofinanziamento nazionale di un contratto di sviluppo. Siamo pronti a discutere anche con il ministero del Lavoro il ricorso a nuovi ammortizzatori sociali per mettere in sicurezza i lavoratori. La Regione infine potrà agevolare un piano formativo dei lavoratori che dovranno essere addestrati alle nuove mansioni. «L'azienda - conclude Emiliano - venga ora a presentare il piano definitivo al tavolo regionale, per trovare un’intesa con le organizzazioni sindacali»
Sullo stabilimento Bosch di Bari "vogliamo un accordo per un piano di transizione che garantisca l'occupazione». Lo chiedono in una nota congiunta i sindacati Fim, Fiom, Uilm, Uglm, al termine dell’incontro che si è tenuto oggi al Ministero dello Sviluppo economico sul futuro della fabbrica barese, dove nei mesi scorsi sono stati annunciati 700 esuberi nei prossimi 5 anni. «La direzione aziendale ha ripetuto che Bosch non ha intenzione di chiudere - dicono i sindacati - , ma da una parte non ha chiarito quale possa essere la futura missione industriale e dall’altra ha rimarcato la necessità di guadagnare competitività, sia abbattendo i costi, in particolare quelli della energia e dei trasporti, sia mantenendo la massima flessibilità. Inoltre ha sottolineato che perfino a parità di volumi produttivi di per sé l’elettrificazione comporta una forte riduzione dell’occupazione per ragioni tecniche di processo». «A loro detta - proseguono i sindacati - il diesel deve restare uno dei due pilastri del futuro, ma il processo di diversificazione deve proseguire. Più in particolare nel programma esposto oggi il diesel nel 2027 dovrebbe passare dal 80% del portafoglio dello stabilimento al 67%, mentre le produzioni non legate al diesel dal 20% al 33%». Come sindacato - continuano - abbiamo espresso forte preoccupazione perché il processo di diversificazione non sta compensando le perdite del diesel e soprattutto manca una chiara visione del futuro al di là delle dichiarazioni di principio». "Alla multinazionale - concludono i sindacati - chiediamo una nuova missione produttiva e al Governo di stanziare le risorse del Pnrr per favorire una riconversione connessa alla transizione energetica. Il tavolo al Mise deve trovare soluzioni concrete in un accordo quadro che preveda strumenti di tutela dell’occupazione. Chiediamo ammortizzatori sociali straordinari di settore e politiche di investimento specifiche»
Avvio di un percorso industriale per individuare e mettere in campo tutti gli strumenti necessari a garantire la salvaguardia dei lavoratori dello stabilimento Bosch di Bari coinvolti nel processo di riorganizzazione annunciato dall’azienda. E’ quanto condiviso oggi nel corso del primo incontro del tavolo convocato al Ministero dello sviluppo economico, presieduto dal coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa Luca Annibaletti, a cui hanno preso parte i vertici di Bosch Italia, i rappresentanti della regione Puglia, gli enti locali e i sindacati. Il governo, si legge in una nota, «è impegnato ad accompagnare il processo di trasformazione della filiera automotive verso l'elettrico mettendo a disposizione di imprese e lavoratori sostegni dedicati alla riconversione industriale». La Struttura per le crisi d’impresa del Mise, in sinergia con il Ministero del lavoro, svolgerà nei prossimi mesi degli incontri tecnici per l’individuazione di «possibili strumenti in grado di favorire investimenti sul sito di Bari e a tutela dell’occupazione. Il confronto tra le parti proseguirà anche in sede regionale con incontri operativi finalizzati a individuare percorsi di riqualificazione professionale».
IL MISE: SALVAGUARDIA LAVORO - «Oggi al primo incontro al Mise sulla vertenza Bosch Bari si è discusso dell’avvio di un percorso industriale per individuare e mettere in campo tutti gli strumenti necessari a garantire la salvaguardia dei 1200 lavoratori dello stabilimento di Bari». Lo dichiara la vice ministra al Mise, Alessandra Todde, in una nota. «Le parti al tavolo hanno concordato con l’azienda che entro la fine di agosto 2022 si dovrà definire in dettaglio il Piano di Transizione. Il Mise - aggiunge Todde - si è reso disponibile ad intervenire con tutti gli strumenti a disposizione, e a convocare dei tavoli periodici fino alla presentazione del nuovo piano industriale. Inoltre, verranno svolti degli incontri tecnici in sede regionale per la gestione tecnica del percorso. L'obiettivo è la salvaguardia del perimetro occupazionale, compresi gli ulteriori 500 lavoratori dell’indotto, e la tutela produttiva di un territorio strategico non solo per la Regione Puglia, ma anche per tutto il sistema Paese».