Bimbo morto a Bari, autopsia conferma: soffocato da una cordicella
NEWS DALLA SEZIONE
i più visti della sezione
NEWS DALLE PROVINCE
Brindisi, solaio crollato in un capannone: 4 indagati per omicidio colposo
i più letti
La storia
Giuseppe Cantatore
20 Novembre 2020
«Mamma, spediscimi qualunque cosa qui in carcere. Perché quello in cui apro il tuo pacco è l’unico momento in cui mi sento a casa». Si è chiusa così l’ultima telefonata tra Michael e Daniela. Lui ha 27 anni ed è in carcere da quasi un anno e mezzo, gli ultimi otto mesi trascorsi nel penitenziario di Siracusa. Lei è sua madre e vive a Corato insieme al bambino di Michael, che ha solo due anni e mezzo. La loro storia aveva fatto il giro dei giornali e dei programmi tv poco più di tre anni fa, quando mamma Daniela fece arrestare suo figlio latitante e poi scrisse una lettera struggente per spiegare il suo gesto e finanche un libro, intitolato «Oh, mà!».
Mike, come lo chiama la mamma, finì subito in carcere, poi ottenne il trasferimento nella comunità «Exodus» di don Mazzi che si occupa di recuperare ragazzi difficili e tossicodipendenti. «Lì si stava rimettendo a posto, poi me l’hanno strappato di nuovo per un fatto di tre anni prima, tutto da dimostrare» racconta Daniela. Nel giugno 2018 Michael venne infatti arrestato di nuovo, stavolta con la pesante accusa di associazione di tipo mafioso. Finì in cella a Melfi e nel gennaio scorso venne condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi. Poi è arrivato il Covid e le cose, se possibile, sono peggiorate.
«All’improvviso, un pomeriggio di marzo, è scattata una rivolta in carcere e molti detenuti sono stati trasferiti in altri penitenziari, in maniera così brutale e in condizioni talmente pietose che ho dovuto denunciare tutto in Procura» ricorda Daniela. «Mio figlio è finito a Siracusa, ma io per due angoscianti settimane non ho avuto sue notizie. Non sapevo neppure dove si trovasse e come stesse. Ho scoperto da una sua telefonata, fatta grazie a due euro donati a Mike dal cappellano del carcere, che era in Sicilia».
I chilometri e il Covid hanno subito messo una distanza incolmabile tra il giovane e la sua famiglia. «Io l’ho visto l’ultima volta a febbraio, quando era ancora a Melfi. Poi i colloqui sono stati sospesi per la pandemia, ma anche quando sono ripresi non sono stata in grado di andare a trovarlo a Siracusa perché costa troppo. Un mese fa ci è andata solo la compagna con il loro bimbo». Ora che le visite sono state nuovamente bloccate, la vita scorre attraverso le videochiamate. «Ci vediamo per una ventina di minuti una volta alla settimana. Ma non può essere sufficiente. Noi siamo preoccupati per lui e lui per noi. Là dentro, dove tutto è amplificato, l’unica fonte d’informazione è la tv e non si parla d’altro che di Covid. Speriamo nell’appello, ma la verità è che in tutto questo caos non ci si ricorda più che abbiamo figli, mariti e fratelli in carcere. Loro invisibili e abbandonati in cella, mentre le famiglie a casa con difficoltà e costi enormi devono provvedere a tutto», sottolinea Daniela, che ha scritto una lettera indirizzata al figlio per rappresentare i sentimenti e le angosce di molte madri come lei. «Amatissimo figlio, è da febbraio che non ho più un tuo abbraccio, che non leggo più la speranza nei tuoi occhi. Sei diventato uno dei tanti invisibili di cui la società può fare a meno. Ma io faccio parte di quella società e di te, non posso fare a meno. Il terrore si sta impadronendo di me, ma non è il virus che temo, temo piuttosto l’indifferenza di chi continua a non vedervi e a non occuparsi di voi. Temo che in caso di necessità non possa essere al tuo fianco per aiutarti. Temo che in caso di necessità tu non possa essere al nostro fianco e so quanto soffriresti. Tutto si è bloccato - prosegue la lettera - le vite si sono bloccate, la quotidianità si è bloccata, ma per fermare gli affetti non basta un dpcm, non bastano le promesse di qualcuno che non ha la minima idea di cosa si provi ad avere un figlio oltre le sbarre. Un figlio che si mantiene in vita con una videochiamata in cui deve concentrare amore, rabbia, pazienza, affetto e rimpianti. Non so quando potrò rivederti e abbracciarti, il virus non è l’unico impedimento, ma sta sicuro che per me non sarai mai un invisibile».
LE RUBRICHE
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su