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Bari, il bando delle beffe divide gli Oss: «Posto svanito»

 
G.Flavio Campanella

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G.Flavio Campanella

Infermieri licenziati al San Carlo di Potenza: reparti «svuotati»

E intanto al Policlinico ne servono altri 70

Mercoledì 18 Novembre 2020, 10:35

BARI - In tre giorni dalle stelle (si fa per dire) alle stalle (colme di disoccupati). Al Policlinico l’impellenza di reclutare 70 operatori socio-sanitari ha finito per scontentare tutti. Viste infatti le necessità sanitarie e assistenziali per il trattamento dei pazienti Covid, la direzione generale ha prima firmato (giovedì scorso) e pubblicato l’avviso (che scade il 25) per l'ingaggio urgente dei lavoratori disponibili (della durata non indicata, ma «stabilita in relazione alle esigenze aziendali») e poi, dopo aver precisato che «il candidato deve assumere servizio entro e non oltre tre giorni dalla data di ricezione (da parte dell'azienda - n.d.r.) della domanda di partecipazione» ha interrotto la procedura in men che non si dica spiazzando i partecipanti.

«Ho saputo del bando venerdì sera scorso - afferma Lucia Vallarelli -. Immediatamente ho guardato i contenuti e le modalità prima di inviare la documentazione. Sono stata tra le prime a mandarla, come certificato dall'elenco poi diffuso sul sito. Sicura di ottenere un posto, perché era scritto a chiare lettere che il conferimento degli incarichi sarebbe stato offerto secondo l’ordine di arrivo delle domande e su disponibilità immediata, sono stata quindi convocata. Immaginavo di poter iniziare quanto prima dopo visita medica e tampone. Domenica, però, è inaspettatamente apparsa una comunicazione con la quale si annullava l’iter. Insieme con qualche collega sono comunque andata al Policlinico lunedì, nel giorno già fissato per l’appuntamento, per chiedere conto di questa incredibile ingiustizia. Siamo andati in direzione per avere spiegazioni fino a quando non siamo stati ricevuti».

CONTRORDINE - Il contrordine è giunto perché, mentre decine di operatori socio sanitari, convinti di prendere servizio, stavano giungendo dal capoluogo, dalla provincia e anche da fuori regione, come nel caso di una persona partita da Torino, si è scatenata la guerra tra poveri capeggiata da coloro i quali, avendo partecipato a un concorso, sono inseriti nell'unica graduatoria attualmente disponibile in Puglia (quella di Foggia) e aspettano da tempo l’agognata assunzione. «Siamo i 12.000 idonei del concorso. Ringraziando Dio - è il contenuto di un messaggio inviato da più parti con un copia e incolla a Michele Emiliano - nessuno di noi è affetto da patologie neurodegenerative, quindi i neuroni della memoria funzionano perfettamente. Chiediamo delle risposte alla promessa che si sarebbe attinto solo dalla nostra graduatoria. Invece si continuano a mettere in atto bandi pubblici come quello di Bari».

La fretta, dunque, ha fatto i figli ciechi. Solo che nella Daunia, a quanto pare, ci vedono benissimo anche da lontano («e siamo ancora in attesa - aggiungono altri Oss - del fabbisogno che avrebbe dovuto garantirci una occupazione stabile, quindi non certo per quei quattro mesi che forse serviranno per l’emergenza») tanto da aver sostanzialmente bloccato l’opportunità di altri colleghi, sia disoccupati sia con altri impieghi, pronti a cogliere al volo la possibilità di operare nel nosocomio barese. Resta in piedi anche la richiesta, rimasta senza risposta, della Cigl Funzione pubblica Bari (a firma del segretario generale Luigi Lonigro) di revocare l’avviso, con la minaccia di una mobilitazione e di una istanza alla Corte dei Conti. «Io non ho alcuna intenzione - conclude Vallarelli - di togliere il posto di lavoro a nessuno, ma mi sembra inspiegabile quello che è accaduto. Sono davvero amareggiata per come siamo stati trattati. Il direttore generale Giovanni Migliore si è detto dispiaciuto, ma questo non cambia i termini. Prima di fare bandi come quello in questione è il caso di riflettere bene, di pensare che non siamo dei pacchi postali. Adesso voglio proprio vedere cosa succede. L’avviso tra l'altro è ancora aperto. Trovo assurdo che ora sia tutto fermo in un momento di emergenza con una evidente penuria di personale ». 

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