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Scende a 35 centesimi il prezzo del latte, allevatori pugliesi stremati

 
Valentino Sgaramella

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Valentino Sgaramella

latte

Impossibile farcela: l'appello di Coldiretti Puglia, «Si deve aggiungere il premio Qualità»

Lunedì 12 Ottobre 2020, 11:53

Un conflitto che non finisce mai. La guerra tra Op, organizzazioni di produttori di latte, gli allevatori per intenderci, e le grandi aziende che raccolgono il prodotto per trasformarlo in mozzarelle, burro, formaggi, registra un’altra puntata. La notizia è di pochi giorni fa. Accade che Coldiretti Lombardia e Italatte, società di proprietà della multinazionale francese Lactalis e che in Italia raggruppa marchi storici del settore lattiero-caseario come Galbani, Invernizzi, Parmalat, Cademartori, stipulano un accordo per la fornitura di latte che prevede una riduzione graduale del prezzo alla stalla fino a 35 centesimi al litro entro la fine dell’anno.

Ma questo non è tutto. Il 1° aprile 2015, l’Unione europea poneva la parola fine alle «quote latte», ossia un limite alla produzione di latte per ciascun allevatore. In pratica, ogni Stato membro dell’Ue doveva produrre una quantità di latte prefissata e concordata. L’allevatore che, fino al 2015, produceva una quantità di latte oltre un valore soglia andava incontro a una tassazione. Questo regime ha termine il 1º aprile 2015. Con l’accordo raggiunto tra Coldiretti lombarda e Lactalis, a parere delle organizzazioni di produttori, si introdurrebbe in modo surrettizio il regime delle quote latte. L’accordo introduce un sistema di penali in caso di eccedenze di produzione nel periodo invernale, proprio quando le stalle producono tanto latte. In sostanza, una tassa pari a 6 centesimi al litro. Va detto, e gli stessi attori principali lo riconoscono, che la crisi economica legata al covid ha determinato una contrazione del consumo di latte e derivati per cui le imprese corrono ai ripari. Ovviamente la notizia sta facendo il giro del web e impazza sui gruppi social degli allevatori di terra di Bari. Le Op Produttori agricoli di Noci, Op Produttori Laterza, Op Produttori delle Murge Pugliesi e Op Parco Murgia latte sono sul piede di guerra. Ascoltiamo tutti i protagonisti della vicenda, un allevatore di Noci, un docente universitario e un agronomo, un componente del Cda di Granarolo Spa che risiede a Casamassima, Coldiretti Puglia.

«Si tenga conto che produrre un litro di latte in azienda costa già 40 centesimi tra foraggio, consumi di energia elettrica e altre spese vive. Mi devono spiegare come faccio a vendere un litro di latte a 35,5 centesimi. Non è immaginabile. Viene da pensare che qualcuno stia puntando a farci chiudere le aziende per impossessarsene a pochi spiccioli per trasformarle in filiere produttive su scala industriale come accaduto a grandi marchi». Enzo Roberto è un imprenditore agricolo di Noci, ha 50 ettari di terreno al confine tra Gioia e Laterza e circa 180 bovini da latte. In un gruppo whattsapp chiuso e ristretto agli allevatori esterna tutta la sua indignazione e parla senza mezzi termini di «dittatura nel settore lattiero-caseario». «Attualmente noi vendiamo un litro di latte a 40 centesimi al litro più la qualità ossia chi produce un latte di buona qualità riesce a vendere a 44 centesimi. Questi prezzi rivenienti dall’accordo sono dettati dal nulla. Non c’è nulla che abbia potuto provocare una riduzione. Lactalis si è accordata con Coldiretti Lombardia», sbotta. La sua organizzazione di produttori conta circa 60 aderenti. <<Questi squilibri non riguardano solo il settore lattiero-caseario ma anche il mercato del grano, tutto l’agro-alimentare>>. In concreto i suoi timori: <<entro il 15 ottobre, tutte le aziende compresa Granarolo, sono convinto che prenderanno spunto da Lactalis. Faccio presente che Granarolo è la seconda azienda italiana per volume di latte ritirato dagli allevatori. Vedrete che prenderà spunto da questa decisione e ridurrà il prezzo. In automatico, le strutture casearie più piccole del circondario vorranno pagare meno».

La sua rabbia: «Il produttore è quello che prende schiaffi, parliamoci chiaro. Alla fine il proprietario della stalla diventerà un dipendente di una multinazionale. Un grande imprenditore di Noci ha già acquistato due intere aziende più piccole che non ce l’hanno fatta a sopravvivere. Hanno venduto». Poi sulle quote latte: «Le hanno eliminate ma con questo accordo si impongono i quantitativi. Se nel 2020, faccio un esempio, un allevatore ha prodotto mille litri, nel 2021 non può produrne 1200 perché i 200 litri in surplus ce li pagano a un prezzo simbolico. Non sta né in cielo né in terra».

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