Un coordinamento con l’Asl per pianificare «mirati servizi nei confronti di obiettivi che presentano maggiore criticità», per dirla con le parole della Prefettura che sintetizza così i lavori dell’ultimo Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Antonella Bellomo. Il nemico si chiama Covid 19. Dalle linee guida alle azioni concrete il passo è breve.
E il questore Giuseppe Bisogno coordinerà specifici tavoli tecnici. Del resto, le forze dell’ordine saranno coinvolte «nell’attività di contact tracing dei residenti in isolamento o in quarantena fiduciaria perché risultati positivi al virus o entrati in contatto stretto con i contagiati», spiega sempre la Prefettura in una nota.
Signor questore, in cosa consisterà la vostra attività?
«Collaboriamo insieme al dipartimento di prevenzione dell’Asl, innanzitutto per venire incontro alle sue esigenze».
Sarà una “caccia agli untori”?
«Direi di no. Stamattina (ieri, per chi legge, ndr), solo per fare un esempio banale, ci hanno chiamato dall’ex Cto: c’erano molte persone in attesa di effettuare i tamponi, un numero importante che poteva determinare inconvenienti. È intervenuta una nostra pattuglia per contribuire a far sì che tutto si svolgesse nel modo più sereno possibile».
Immaginiamo che la vostra attività non si limiti a questo.
«Certo. Con il tavolo tecnico scenderemo più nel dettaglio, individuando gli obiettivi sensibili da monitorare con maggiore attenzione».
Un esempio?
«Penso agli alberghi, alle case di cura, lì dove ci sono soggetti positivi in isolamento e persone in quarantena fiduciaria. Bisogna fare in modo che chi si trovi in queste condizioni non vada in giro. Tra un po’ riapriranno le scuole e si andrà a votare, il lavoro non manca. Come Questura, spetta a noi coordinare in modo razionale le forze dell’ordine in campo».
Sul fronte dei controlli, come sta andando?
«È del tutto evidente che è necessario far rispettare l’obbligo di indossare la mascherina dalle 18 alle sei del mattino nei luoghi dove non è possibile il distanziamento come da ordinanza del ministro della Salute; nonché verificare l’osservanza delle prescrizioni da parte dei pubblici esercenti, in particolare i titolari di pub, bar e ristoranti».
Cosa rischia chi sa di essere positivo, deve restare a casa e invece se ne va in giro e contagia qualcuno?
«Chi in queste condizioni si allontana arbitrariamente commette un grave reato, diffusione di epidemia. Se viene scoperto, scatta la denuncia all’autorità giudiziaria».
Come si stanno comportando i baresi?
«Devo dire che sino ad oggi, a seguito delle nuove prescrizioni disposte a far data dal 16 agosto, non ci sono state denunce in tal senso. Cosa diversa, ma parliamo di poche unità, con un picco nella serata del 1° settembre, sono le sanzioni comminate nei confronti di chi non indossava la mascherina quando avrebbe dovuto. Penso in particolare al quartiere Umbertino e alle zone della movida barese, lì dove gli assembramenti non mancano di certo e possono essere pericolosi. La sanzione, ricordo, in questo caso è di 400 euro che può essere estinta in misura ridotta se si paga entro cinque giorni».
Ci sono rischi particolari al Cara o nel Cpr di Palese?
«Sul fronte dell’immigrazione ci sono già protocolli a tutela della salute pubblica che prescindono dal Covid. La macchina è certamente più rodata. E comunque, al momento, non si registrano casi positivi. Se dovessero emergere criticità, scatterebbero ulteriori protocolli».
Sanzioni e monitoraggio delle situazioni più a rischio parte, c’è anche un problema “culturale”, di comportamenti dei cittadini?
«Lavoriamo anche sul fronte della “persuasione”. Se in tanti violano l’obbligo della mascherina, è davvero complicato elevare sanzioni a raffica. Diventa piuttosto un problema di senso civico da parte di ognuno di noi. Del resto, in ballo c’è un bene supremo come la salute pubblica. È un po’ come quando è entrato in vigore l’obbligo di indossare il casco o la cintura di sicurezza. All’inizio è stata dura, poi i cittadini si sono abituati. Per questo ne approfitto per inoltrare un appello».
Prego.
«Indossate la mascherina, è necessario rispettare le regole indipendentemente dalle sanzioni, anche se mi rendo conto che alcune norme non aiutano».
In che senso?
«Alcuni obblighi, ad esempio, scattano in determinati luoghi in prossimità o in pertinenze di esercizi pubblici, ma l’asticella oltre la quale scattano gli assembramenti a volte non è semplice da fissare e individuare».
Il fine settimana, ancora di più.
«Per questo nei week end, e non da oggi, predisponiamo dispositivi più robusti anche per evitare che un poliziotto da solo possa essere esposto a dei rischi quando magari chiede un documenti e la persona da controllare fa storie o inizia a dare in escandescenza».
C’è il rischio che energie della Polizia di Stato possano essere sottratte alla sua fondamentale attività istituzionale, soprattutto in una città difficile come Bari?
«No, ma la popolazione ci deve aiutare anche perché la verifica del rispetto delle regole anti Covid va di pari passo con i nostri compiti istituzionali, dai servizi antirapina all’antiscippo; dal contrasto alla criminalità agli assalti a bancomat e portavolaori; sino al contrasto al traffico, spaccio e consumo di droga».
Durante il lockdown che sembra davvero lontanissimo nel tempo, i reati erano diminuiti. Cosa dicono i dati adesso?
«C’era stato un calo netto anche perché molte attività erano chiuse e in giro non c’era nessuno. Quanto alla criminalità, ormai siamo tornati ai numeri del pre lockdown, chi delinque è tornato a farlo a pieno ritmo. Ma tutte le forze di polizia a Bari hanno le competenze, gli strumenti e le professionalità per contrastare e combattere il crimine».