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Intelligenza artificiale per tenere le distanze: la start-up di un ricercatore barese

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

Intelligenza artificiale per tenere le distanze

Fornisce applicazioni basate su una tecnologia utile anche per gli autistici

Domenica 03 Maggio 2020, 11:57

I mercati presi d'assalto, il lungomare gremito: a poche ore dall'inizio della fase 2 si può intuire ciò che potrebbe accadere con decine di migliaia di persone in movimento non soltanto per motivi di lavoro, di salute o per stretta necessità, ma anche per andare dai propri congiunti o per fare jogging. La prospettiva è che i controlli delle forze dell'ordine potrebbero non essere sufficienti a garantire il distanziamento sociale se non attraverso l'uso della tecnologia sia nei luoghi all'aperto sia (soprattutto) negli spazi chiusi, dove le probabilità di contagio aumentano nettamente, a maggior ragione se non si indossano i dispositivi di protezione individuale. Droni a parte, il rischio di un Grande fratello che ci monitori è reale, ma di fronte alla salute pubblica sarà necessario accettare compromessi perché, a parte le misure che potranno adottare le istituzioni, la necessità di osservare le disposizioni dettate dalle autorità costringeranno inevitabilmente anche i privati a trovare modalità di monitoraggio.

SOFTWARE - C'è un albergo di Bari già in contatto con una start up pugliese denominata Hero. La sede dell'azienda è a Martina Franca (da poco se ne è aperta una distaccata anche a Roma), ma ha un cuore barese, che ha iniziato a pulsare al Dipartimento di Informatica dell'Università di Bari. L'imprenditore interessato ha scoperto che il software HERO4Covid può mitigare i rischi di un potenziale contagio all’interno di grandi spazi condivisi (e la hall di un hotel lo è) grazie a soluzioni basate sull’intelligenza artificiale e sulla computer vision. L'applicazione, infatti, sfruttando le immagini delle telecamere di sorveglianza, consente non solo di rilevare il numero di persone presenti e la distanza fra loro, in maniera da evitare assembramenti, ma anche l'utilizzo o meno delle mascherine e dei guanti. «I nostri ricercatori - spiega Giuseppe Palestra, 37 anni, fondatore di Hero - hanno sfruttato le potenzialità dei Deep Neural Networks e della computer vision per mettere a punto algoritmi che riescono ad essere eseguiti in real-time e nel pieno rispetto della privacy».

MONITORAGGIO - Immaginate di essere in un centro commerciale, in un museo, in una stazione o in un aeroporto, ma anche in fabbrica o in un ufficio: si può assicurare un adeguato monitoraggio dell’effettivo rispetto delle misure di sicurezza da parte di clienti, utenti, lavoratori, fornitori. «Il personale di controllo - spiega Palestra - viene facilitato in quanto il software genera una differente colorazione in base ai comportamenti rilevati. Se sono idonei le persone inquadrate nel flusso video delle telecamere di videosorveglianza presentano una cornice verde, che conferma il rispetto delle indicazioni. In presenza di comportamenti potenzialmente a rischio, ad esempio camminando in senso opposto e incrociandosi per pochi istanti entro il raggio di due metri, rientrano in una cornice arancione. Quando la distanza al di sotto di un metro è prolungata la cornice diventa rossa».

ROBOT - In base alle caratteristiche della rete di videosorveglianza e delle mansioni assegnate al personale di controllo, il software emette una segnalazione, tramite alert acustico e visivo, invitando le persone, direttamente o tramite lo staff, ad attenersi alle misure di sicurezza. All’interno di strutture più avanzate è possibile prevedere anche la presenza di robot che, muovendosi negli spazi, possano rilevare o ricevano l’input della presenza di comportamenti errati in modo da intervenire. I robot possono anche essere utilizzati per regolamentare l’accesso, monitorando il rispetto delle file e l’utilizzo dei dispositivi di protezione. A integrazione, per contenere l’esposizione a potenziali rischi, è possibile installare all'ingresso, collegandole al software, anche delle termo camere con le quali rilevare la temperatura corporea. «Le rilevazioni - aggiunge Palestra - avvengono nel pieno rispetto della normativa in quanto il software non registra né archivia alcuna immagine, prendendo in esame rappresentazioni codificate degli spazi e dei parametri di controllo di interesse (appunto, distanziamento tra i corpi rilevati, presenza sul viso della mascherina, presenza sulle mani dei guanti - n.d.r.). Tali dati non sono in alcun modo riconducibili alle persone che si muovono nello spazio di osservazione».

SCOPI - Il massimo delle potenzialità si esprime in stazioni, aeroporti e centri commerciali, ma possono usufruirne anche alberghi, impianti sportivi e ristoranti . «Peraltro - continua Palestra - il nostro è un servizio che ha un costo una tantum. Fondamentalmente non c'è scopo di lucro. La nostra start up nasce con un altro obiettivo: aiutare i bambini autistici rispondendo all'esigenza di una terapia efficiente che prevede l'utilizzo di automi. La ricerca scientifica ha evidenziato l’impatto positivo dei robot nel trattamento dell’autismo al fine di migliorare l’interazione sociale e la comunicazione. Se pensiamo che ciascun piccolo paziente ha bisogno di una terapia individuale è comprensibile l’efficacia: puoi percepire, ad esempio, quante volte l'autistico ha guardato il robot».

TEAM - Laureato in Informatica e Comunicazione Digitale, Magistrale (con lode) in Informatica, master di II livello in Sviluppo e Gestione di Data Center per il Calcolo Scientifico ad Alte Prestazioni, Giuseppe Palestra nel 2017 ha ricevuto il titolo di dottore di ricerca (PhD) in Computer Science dal Dipartimento di Informatica dell'Uniba. «Ho fatto parte anche - conclude - del Team nazionale per la Trasformazione Digitale (nato per avviare la costruzione del “sistema operativo” dell'Italia, una serie di componenti fondamentali su cui costruire servizi più semplici ed efficaci per i cittadini, la Pubblica Amministrazione e le imprese, attraverso prodotti digitali innovativi - n.d.r.). Sono nato a Martina Franca e ho sempre vissuto in Puglia, tra Bari, Lecce e Taranto. A tre anni giocavo a Space Invaders su un 8088 di mio padre. A lui devo molto della mia passione per l’informatica. A sei anni già scrivevo programmi in Basic sul mio Commodore 64...».

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