Il Tribunale di Bari ha assolto la professoressa universitaria barese Marina Calamo Specchia, docente di diritto comparato alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari, imputata con le accuse di peculato, falso e abuso d’ufficio con altre tre persone, il marito Marco Terzi e due ex ricercatrici dell’Ateneo barese, Laura Fabiano e Pamela Martino, anche loro assolti. L’accusa era di avere utilizzato fondi pubblici per scopi privati. Al termine di un procedimento durato circa cinque anni, nell’ambito del quale la professoressa ha subito anche alcuni mesi di interdizione, i giudici baresi hanno ritenuto la insussistenza dei reati contestati, relativi a due distinte vicende.
La docente rispondeva di peculato e falso in concorso con le due ricercatrici per l’utilizzo, secondo l’accusa per scopi privati, di fondi pubblici stanziati nel 2007 nell’ambito di Prin, Progetti di rilevante interesse nazionale, destinandoli indebitamente a missioni a Milano e a Edimburgo. Con riferimento a questa accusa Calamo Specchia, difesa dall’avvocato Alessandro Dello Russo, e le due ricercatrici, difese da Danilo Penna, sono state assolte «perché il fatto non sussiste» e «perché il fatto non costituisce reato». In concorso con il marito, difeso da Antonio Falagario, la docente era accusata di abuso d’ufficio per l’affidamento di un incarico per l’aggiornamento di un sito internet alla ditta del marito. Entrambi sono stati assolti "perché il fatto non sussiste». Le motivazioni si conosceranno tra 90 giorni.
«Come dichiarato in sede cautelare, - ha commentato l'avvocato Dello Russo - eravamo fiduciosi di poter dimostrare in sede di merito la insussistenza dei fatti. Il tempo e l'attenzione del Tribunale ci hanno dato ragione»