Doppia udienza dinanzi ai giudici amministrativi per il Parco della Giustizia. Il ricorso cautelare contro l’aggiudicazione della gara approderà il 18 settembre al Tar e nello stesso giorno a Palazzo Spada, davanti al Consiglio di Stato, si discuterà il ricorso di merito proposto da un gruppo di cittadini e ambientalisti sulla legittimità stessa dell’opera. La gara da oltre 300 milioni di euro prevede la costruzione entro il 2027 dei nuovi uffici giudiziari in quattro edifici disposti a quadrifoglio e immersi in un grande parco urbano all’interno dell’area delle ex caserme militari dismesse Milano e Capozzi nel quartiere Carrassi.
Il ricorso al Tribunale amministrativo, con contestuale istanza cautelare di sospensiva, è stato depositato dal Rti con capogruppo Manelli Impresa spa insieme a Debar Costruzioni, Guastamacchia, Consorzio Itm e Coebo, che contesta l’aggiudicazione al raggruppamento che ha come società mandataria la Costruzioni Barozzi spa. Il ricorso evidenzia un presunto errore materiale nella valutazione delle offerte e, di conseguenza, chiede la rimodulazione della classifica.
Il principale motivo riguarda proprio la valutazione dell’offerta tecnica da parte della commissione, con particolare riferimento al punteggio attribuito in base al protocollo «leed», che definisce la sostenibilità energetica degli edifici. Nel ricorso del raggruppamento di Manelli, che ha ottenuto tutti gli 11 punti, è spiegato che Barozzi avrebbe ottenuto «per errore» gli stessi 11 punti anziché i 6 che le sarebbero spettati. Se venisse accertato questo presunto «errore materiale» fatto dalla commissione nella attribuzione dei punteggi, Barozzi otterrebbe cinque punti in meno, diventando seconda.
Ci sono poi altri motivi di ricorso relativi, per esempio, ai tempi e ai costi di realizzazione del nuovo polo giudiziario e anche ai costi della manodopera. L’offerta del raggruppamento di imprese che ha vinto prevede, evidenzia il ricorso al Tar, tempi più lunghi e costi più alti dell’offerta dei secondi classificati: Cobar ha offerto il 5% ribasso sui tempi, mentre Manelli il 20%; il ribasso sui costi, poi, ammonta per Cobar allo 0,5%, per Manelli al 3,5%. Se la classifica, quindi, venisse ribaltata, l’opera potrebbe essere realizzata ad un costo inferiore di circa 10 milioni di euro e in un quinto in meno del tempo previsto.
Il Comitato di scopo «Per un parco verde di quartiere alle ex Casermette» e una decina di residenti del quartiere, sostenuti dall’associazione ambientalista Fare Verde, si oppone alla realizzazione dei nuovi uffici giudiziari nell’area delle ex Casermette di Carrassi perché l’opera violerebbe norme edilizie e urbanistiche, oltre a rappresentare un danno ambientale, in quanto stando al piano regolatore vigente, quell’area è destinata a verde di quartiere e non sarebbe quindi possibile edificare i circa 550mila metri cubi previsti dal progetto.
«L’avvenuta aggiudicazione - si legge nell’istanza sottoposta ai giudici romani - concretizza in modo assai concreto il danno grave e irreparabile per i ricorrenti, ponendo in essere attività con effetti materialmente lesivi, posto che si darà immediato corso all’irreversibile alterazione dei luoghi, pur a fronte di un progetto illegittimo, forse illecito e comunque irrealizzabile, prima della discussione della presente causa d’appello».
Il ricorso evidenzia che «la deroga a tutti i princìpi edilizi ed urbanistici cogenti, che si attuerebbe con l’inizio dei lavori, potrebbe essere assunta come illegittima solo con l’accoglimento dell’appello, che evidenzia l’abnorme stortura che sta per porsi in essere, nel capoluogo di regione, con la costruzione di 550.000 mc in una zona ancora oggi inequivocabilmente destinata a verde di quartiere, e neanche a verde pubblico (quindi individuabile altrove)».