Ha appena 19 anni, ma la sua musica riscuote già un notevole successo internazionale: Mattia Vlad Morleo, musicista e compositore barese, sino ad oggi ha totalizzato circa due milioni di ascolti sul suo canale Spotify (circa 60mila al mese). Dopo che molti suoi brani, ispirati da uno stile musicale neoclassico e minimalista, sono stati utilizzati in film, cortometraggi, radio, coreografie, video d’arte, spot promozionali e pubblicitari, adesso è arrivata la consacrazione più prestigiosa. Sono sue le musiche del documentario Santa subito, con cui Alessandro Piva ha appena trionfato alla Festa del Cinema di Roma, vincendo il Premio del pubblico. Nel film, i brani pianistici di Morleo accompagnano la storia di Santa Scorese, la 23enne uccisa da uno stalker squilibrato, il 15 marzo del 1991, a Palo del Colle. Brani come Rugiada (da cui è tratto il tema principale), Passando, Perceptions, appartenenti alla prima produzione di Morleo (composti tra il 2016 e il 2017). E A Bird on the End (2019), un pezzo pensato non per il documentario, ma il cui titolo sembra una dedica poetica per la storia tragica di Santa. Oltre a questi, connotati da una delicatezza espressiva esemplare, Morleo ha composto per il documentario - stavolta appositamente - un altro brano, chiamato a «raccontare» alcune sequenze più descrittive.
«Quando ho saputo del premio alla Festa del Cinema di Roma - spiega Mattia - ero appena rientrato a Bari, sabato scorso. Una notizia straordinaria, che un po’ mi ha colto di sorpresa, pensando ai colossi contro cui ci scontravamo, come i film di Martin Scorsese o Edward Norton».
Come aveva risposto il pubblico alla proiezione di venerdì?
«Era stato calorosissimo e si percepiva quanto fosse stato colpito. Tra l’altro conoscevo la storia di Santa, e quando Piva mi ha proposto di utilizzare le mie musiche e di lavorare a stretto contatto con regia e montaggio, ero felice di poter dare un contributo al suo ricordo».
Cosa ha convinto la giuria secondo lei?
«Dal mio punto di vista, il connubio tra immagini e musica ha una potenza visiva e “timbrica” notevole. È un documentario che pian piano cresce, e questo ispessimento sonoro, graduale, c’è anche nella musica. In un crescendo dinamico che sottolinea la tensione e il dramma finale».
Com’è nato il suo coinvolgimento?
«A fine maggio ho partecipato a una festa a Bari in cui erano stati invitati diversi artisti ad esibirsi. E dove venivano proiettate anche alcune mie musiche. Piva era presente e mi è venuto incontro subito, dichiarandosi interessato al mio stile compositivo. Dopo qualche settimana sono iniziati i primi contatti concreti, fino a quando ho iniziato a lavorare con tutta la produzione. Una bellissima opportunità che mi ha insegnato tanto».
Prossimi progetti?
«Nel frattempo le mia musica si sta evolvendo, tra sperimentazioni e l’uso dell’elettronica, con un occhio di riguardo a una timbrica più ricercata. A gennaio 2020 uscirà il mio secondo album, per l’etichetta “1631 Recordings”, distribuzione Universal Music/Decca».